In Sardegna nell’ottobre 2022 il volume complessivo del credito è sceso da 8,8 a 8,4 miliardi di euro rispetto al mese precedente: un calo del 15%, a sua volta in calo rispetto ai livelli di agosto. Oltre a questa netta contrazione, che risente dei recenti rialzi del tasso ufficiale decisi dalla BCE, il mercato del credito isolano si presenta inoltre particolarmente “rischioso”: l’isola registra infatti un costo tra i più alti rispetto alle altre regioni italiane, sia a breve che a medio-lungo termine.

È quanto si evince dall’ultimo report sul credito in Sardegna elaborato dal Centro Studi della Cna Sardegna, che colloca la nostra regione alle prime posizioni in Italia per rischiosità, soprattutto per quanto riguarda le attività industriali.

A settembre 2022 il costo dell’indebitamento a breve termine (ovvero per esigenze di liquidità) è stato in generale più elevato nelle regioni meridionali, ma tra queste la Sardegna si è distinta in negativo: nell’isola le imprese hanno dovuto pagare il 4,9% di interesse annuo, contro una media nazionale del 3,3%, tasso che sale al 5,3% nel settore delle costruzioni e dei servizi.

L’analisi della Cna

“In un contesto economico che delinea un imminente peggioramento dei fattori di crescita, preoccupano i primi dati che riguardano il mercato del credito. commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -. Con il cambio di rotta della politica monetaria intrapreso e concordato dalle principali autorità monetarie internazionali, si possono osservare i primi effetti sulla capacità di spesa e investimento di soggetti imprenditoriali che stentavano a riprendersi o faticavano a mantenere margini di profitto tra la crisi pandemica e la situazione attuale caratterizzata da inflazione, tensioni globali e crisi energetica. I dati disponibili sul mercato del credito, ci dicono che il costo dell’indebitamento a breve termine per le piccole imprese sarde ha toccato il 9,3% contro una media nazionale del 6,32; sono tassi – continuano Tomasi e Porcu che annunciano una restrizione del credito e che accentueranno la difficoltà per le piccole imprese di investire e disporre del circolante e della liquidità necessaria per gestire le aziende; Per questo CNA – affermano i vertici di CNA – ha presentato alla regione la proposta di istituire un Fondo Rotativo di Piccolo Credito per il settore dell’artigianato: con una dotazione iniziale (il fondo verrebbe alimentato con le restituzioni da parte delle imprese) di 10 milioni di euro si potrebbero finanziare a tasso zero piccoli investimenti e/o il reintegro della liquidità aziendale a circa 800 imprese artigiane”.

La dinamica del credito in Sardegna

Guardando alla dinamica dei prestiti complessivi concessi alle imprese sarde, è evidente una sensibile riduzione registrata a ottobre. Considerando sia il breve che il medio-lungo termine, a ottobre 2022 il volume complessivo del credito, ovvero delle consistenze totali alla fine del periodo, è sceso a 8,4 miliardi di euro rispetto agli 8,8 miliardi del mese precedente, a sua volta in calo rispetto ai livelli di agosto. Il calo riguarda tutti i comparti di attività economica, ma l’intensità della riduzione registrata dalle consistenze dei prestiti alle imprese che svolgono attività industriali è senza dubbio molto importante. Considerando lo stock al netto delle sofferenze e dei PCT, per questa attività economica la flessione tra ottobre e settembre è dell’ordine del -15%, contro il -4% complessivo. Un calo di poco superiore all’1% per le costruzioni e anche più modesto per i servizi. In base ai primi dati, a registrare la riduzione più importante della consistenza di prestiti tra settembre e ottobre sarebbero le imprese più grandi (con un calo circa del 5% dello stock di prestiti) a fronte di una maggiore stabilità osservabile per quelle più piccole (società di persone, semplici, di fatto e ditte individuali con meno di 20 addetti).

La tendenza alla riduzione delle consistenze dei prestiti complessivi alle imprese, che è il risultato del saldo tra nuove erogazioni e crediti estinti nel periodo, è un fenomeno riscontrabile in molti territori ma l’entità del calo che riguarda la Sardegna risulta ben più importante: per il totale delle attività economiche, solo nel Lazio si osserva una riduzione maggiore (prossima al -6%) e fatta eccezione per l’Umbria, dove il calo supera il 2%, nelle altre regioni i cali sono più modesti.

In generale il settore delle attività industriali è quello caratterizzato da una flessione più importante, pari al -15% in Sardegna, al 12% nel Lazio e prossima al 5% in Umbria. Pur nella limitata significatività di un dato mensile, la tendenza in atto potrebbe rivelarsi anticipatrice di un fenomeno destinato a assumere tratti più evidenti nei prossimi mesi, quando anche l’ultimo incremento del tasso di riferimento si trasmetterà all’economia reale impattando sulla domanda di credito.
I tassi di interesse: Sardegna tra le regioni più costose

Oltre a caratterizzarsi per una contrazione importante a ottobre 2022, il mercato del credito si presenta particolarmente “rischioso”, come indica un costo del credito tra i più alti nel confronto con le altre regioni italiane, sia a breve che a medio-lungo termine. A settembre 2022 il costo dell’indebitamento a breve termine (ovvero per esigenze di liquidità) è più elevato in generale nelle regioni meridionali, e tra queste la Sardegna si colloca tra le prime posizioni per rischiosità, soprattutto per quanto riguarda le attività industriali. Nell’isola le imprese hanno dovuto pagare il 4,9% di interesse annuo, contro una media nazionale del 3,3%, un tasso che sale al 5,3% nel settore delle costruzioni e dei servizi. Per quanto riguarda le attività manifatturiere, per le quali sui osserva usualmente un tasso di interesse più contenuto (2,9 la media nazionale), quello medio registrato in regione alla fine di settembre (3,9%) è più basso solo di quello praticato in Calabria. Similmente, il tasso sui prestiti connessi ad esigenze di investimento delle imprese sarde a settembre 2022 è pari a 3,28%, inferiore solo a quello praticato in media in Basilicata, Molise e Calabria, e superiore alla media nazionale attestata sul 2,08%.

A giugno 2022 (ultimo mese per il quale si dispone di tale informazione) il costo dell’indebitamento a breve termine si mostrava particolarmente elevato soprattutto per le piccole imprese, che hanno dovuto pagare, in media, il 9,3% di interesse annuo, contro una media nazionale del 6,32%, e con la sola Calabria a mostrare un livello più elevato.

La qualità del credito in Sardegna

Il quadro di possibile peggioramento delle condizioni per la concessione di credito al settore imprenditoriale regionale risente anche della qualità del credito, misurata dall’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei crediti concessi alle imprese.

Allo stato attuale, e in base ai dati disponibili, la qualità del credito in Sardegna, così come in gran parte del paese, rimane su un percorso di netto miglioramento intrapreso nel corso degli ultimi anni: il tasso di deterioramento dei prestiti alle imprese, ossia il flusso dei nuovi prestiti deteriorati sul totale dei finanziamenti, a giugno 2022 era attestato su 1,63% in Sardegna, un livello inferiore alla media nazionale. Alla flessione dei nuovi crediti deteriorati hanno contribuito l’entità contenuta dei flussi in ingresso e le significative operazioni di smobilizzo degli attivi (a livello nazionale nel 2021 le banche hanno ceduto o cartolarizzato più del 30% delle esposizioni che risultavano in sofferenza alla fine del 2020, un tasso che sale al 37% nelle regioni settentrionali, mentre risultava pari al 31% nel Mezzogiorno), considerando che le operazioni di cessione o cartolarizzazione sono proseguite con intensità simile del corso del primo semestre 2022. In tale situazione, il tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti alle imprese aveva raggiunto il livello minimo nel corso del 2021 per salire poi lievemente, soprattutto nel sud e le isole, per effetto, almeno in parte, della progressiva scadenza degli interventi varati dal Governo per sostenere l’accesso al credito, soprattutto delle sospensioni dei pagamenti. Considerando il dato di giugno 2022, il sistema del credito regionale registra un indice di ingresso in sofferenza tra i più bassi, anche per quanto riguarda le imprese più piccole.

Lo scenario cambia guardando lo stock complessivo dei crediti in bonis. In Sardegna, infatti, pur in un contesto di miglioramento della qualità del credito, rimane elevata la quota dei finanziamenti per i quali si è osservato un incremento del rischio di credito percepito dagli intermediari (a seguito del quale si verifica il passaggio dallo stadio 1 allo stadio 2 della classificazione prevista dai principi contabili internazionali). In base alle informazioni contenute in AnaCredit riferite alle imprese, nella prima parte del 2022 in Sardegna la percentuale dei prestiti in bonis classificati in stadio 2, pur se in lieve diminuzione, è rimasta al di sopra del 25%, ovvero 10 punti percentuali oltre il dato medio nazionale.

È evidente che il rialzo dei tassi di interesse, il deciso aumento dell’inflazione e i riflessi economici delle tensioni internazionali rappresentano importanti fattori di rischio, specie in un territorio dove sono già tangibili i primi effetti del nuovo orientamento della politica monetaria e che mostra un carattere strutturale di rischiosità, specialmente per il tessuto delle medio-piccole imprese, molto più elevato rispetto ad altri contesti nazionali.