Dopo un notevole successo di critica e di pubblico e cinque ristampe, ritorna in libreria – con una seconda edizione che amplia e aggiorna quella del 2013 – “Colpi di scure e sensi di colpa” (Carlo Delfino Editore), di Fiorenzo Caterini, premio Siro Vannelli per la
divulgazione ambientale. Il libro ha ispirato il premiato docufilm Arbores di Francesco Bussalai.
Dagli antichi greci fino ai viaggiatori dell’800, la Sardegna è sempre stata considerata un’isola mitica, florida, una sorta di terra promessa ricca di boschi, di acqua e di risorse naturali.
Improvvisamente, verso la fine dell’800 e i primi del ‘900, l’immagine dell’isola cambia, e si trasforma: la Sardegna diventa una terra brulla, inospitale, priva di risorse naturali, con una foresta “mediocre” e senza storia. Elemento geografico e umano finiscono per mescolarsi in una sorta di impietoso determinismo: la Sardegna altro non poteva forgiare che uomini rudi e vendicativi, dediti alla pastorizia e al banditismo.
L’isola mitica del passato è cancellata: la Sardegna è sempre stata così, arida e povera. Uno sguardo esterno che finisce per essere interiorizzato anche dai sardi al punto che, nel dopoguerra, con la petrolchimica e le servitù militari che premevano alle porte, nasce una concezione di Sardegna funzionale alle politiche economiche e statali dell’epoca. Una terra vuota, priva di storia, di cultura, di risorse naturali, pronta ad accogliere un ingombrante modello di sviluppo di importazione.
Per paradosso, esattamente il contrario di ciò che la Sardegna è in realtà.
Ma cos’era successo in quegli anni in Sardegna?
Questo libro racconta i mutamenti che, a partire dai primi dell’800 e dal famigerato Editto delle Chiudende, hanno trasformato non solo l’ecologia dell’isola, ma nel profondo anche il rapporto dei sardi con la loro terra e con le risorse naturali.
E’ stato calcolato che, in quel periodo, i boschi della Sardegna si siano ridotti di almeno quattro quinti. È un disboscamento di mera speculazione, industriale, mercantile, che non va confuso con la normale, fisiologica dialettica tra attività tradizionali e bosco. Il bosco, fino ad allora organismo portatore di vita e di una complessa carica simbolica, viene abbattuto, e ridotto a mero giacimento di legname. Con la radicale trasformazione ecologica si perde un intero mondo; è uno stravolgimento antropologico, che spezza il legame simbolico e funzionale tra gli esseri umani e la terra e li rende sempre più simili ad oggetti, a della merce da comprare e vendere come forza lavoro.
La Sardegna entra così nella modernità, nell’economia di mercato. A quel punto, con le vaste distese lasciate libere dal disboscamento, la monocoltura ovina si impadronisce di lei, rendendola ancora di più dipendente dal mercato estero. Una dipendenza che permane e che rende la Sardegna, ancora oggi, vulnerabile a varie forme di speculazione, in triste continuità con il passato.
Fiorenzo Caterini, laureato con il massimo dei voti in Scienze dei Beni Culturali con specializzazione in Antropologia Culturale, è Ispettore del Corpo Forestale della Regione Sarda. Nel 2017 ha scritto La Mano Destra della Storia, sempre per Carlo Delfino Editore, sul problema
storiografico sardo e sui processi di nazionalizzazione della storia, premiato con il Premio Letterario Osilo per la saggistica nel 2018.
Nel dicembre del 2021 esce il suo primo romanzo, La Notte in Fondo al Mare (Carlo Delfino Editore), che tratta temi intimisti e sociali da una prospettiva neuroscientifica, da cui è stato liberamente tratto lo spettacolo teatrale Del Mare in Tempesta, di Antonio Marras.
Impegnato in campo ambientale, cultore della storia e della tradizioni della Sardegna, utilizza gli strumenti dell’antropologia culturale per i suoi studi. Escursionista e amante degli sport all’aria aperta, con un passato di atleta di buon livello, scrive per numerose testate giornalistiche online.