di Pier Luigi Rubattu
Sassari. Accucciata sui blocchi c’è una ragazza che parla poco e sa ascoltare, e auscultarsi nel silenzio che precede la partenza. La gara è un soffio, una folata di passi musicali. Otto secondi e 97 centesimi. Federica Nieddu, quindicenne sassarese della Shardana, ha battuto il primato sardo dei 60 ostacoli cadette. Il tempo ottenuto domenica 26 gennaio nell’impianto coperto di Iglesias è, al momento, la migliore prestazione italiana under 16 dell’anno.
Essendo una ragazza timidissima (almeno davanti al cronista) Federica non rivela che cosa pensa prima dello sparo. Parla per lei l’allenatore Gavino Rassu, 46 anni, ex velocista di buon livello: “È una che in gara non si spaventa, anzi riesce a tirare fuori qualcosa in più. Quello che mi piace è che ascolta, impara subito, fa sempre con convinzione quello che chiedo, tranne quando le infliggo prove più lunghe, dai 200 metri in su, allora impallidisce… Ma è un vizio dei velocisti”.
Nieddu, un metro e 62 per 52 chili, studentessa al liceo scientifico Spano, tifosissima della Juventus e di Marcell Jacobs, fa atletica da quando aveva 8 anni: “Non è lo sport di famiglia, babbo è stato calciatore, io ho provato la ginnastica artistica e poi il nuoto che mi piaceva molto. Sono venuta al campo per seguire una compagna di scuola, mi sono appassionata e ho continuato”.
Quando hai avuto la percezione di andare forte? “A 12 anni, con le prime gare nella categoria ragazze”. Crescendo, Federica si è segnalata come veloce ed esplosiva, ma la vocazione vera si è manifestata alla prima stagione tra le cadette, quando Gavino Rassu è entrato nello staff della Shardana. “Ho trovato una velocista con potenzialità, bravina anche nei salti (che adora), ma avevo difficoltà a insegnarle alcuni passaggi nell’azione di corsa– dice Rassu -. Per migliorare ho proposto a Federica gli esercizi sugli ostacoli”. Con un risultato inatteso: “Le sono piaciuti immediatamente. Ho visto che le capacità c’erano e le ho detto: diamoci due anni di tempo e vedrai che andrai forte. I risultati stanno già arrivando, senza forzare”.
Il 2024 è stato un anno di crescita naturale e di apprendimento, con un discreto 12”70 negli 80 ostacoli all’aperto e la partecipazione ai campionati italiani a Caorle, sfiorando la finale. Quest’inverno la conferma che il binomio Rassu-Nieddu ha scelto la strada giusta: l’8”97 di Federica a Iglesias – che abbassa di 18 centesimi il precedente record sardo di Giulia Mannu – nel 2024 sarebbe stato il secondo tempo in Italia sui 60 ostacoli indoor.
A quindici anni appena compiuti (il 22 gennaio) il percorso atletico di Federica Nieddu è apertissimo. Gli ostacoli sono alti 76 centimetri e resteranno così anche per i due anni tra le allieve (under 18), mentre saliranno a 84 nel 2028, al passaggio tra le juniores. Nel frattempo la ragazza della Shardana avrà messo su qualche centimetro? Sarebbe un bel vantaggio, ma è un fattore imprevedibile. Inoltre, ci sarà da collaudare la freddezza agonistica di Federica quando le sfide con le ostacoliste del continente si faranno più frequenti. “Il primo riscontro lo avremo in una gara a Bergamo a febbraio – dice Rassu -. Poi spero che si faccia il confronto fra rappresentative regionali ad Ancona a marzo e che la Sardegna partecipi: Federica ci sarebbe sicuramente”.
I programmi di allenamento per il 2025 sono chiari. “Continueremo a lavorare sulla multilateralità – dice Gavino Rassu -. Non abbandoniamo la velocità pura e neppure i salti”. Sperimenterete le prove multiple? “Possibile, in futuro”. Federica, ti ci vedi nell’eptathlon, da grande? “Perché no”. Aggiunge il coach: “Le qualità ci sono e lei si presta a fare un po’ di tutto. L’unico problema potrebbe essere il lancio del peso, ma per le donne è di 4 chili e non serve una grossa stazza”.
Federica, è vero che vorresti allenarti di più e che il coach ti deve frenare? “Sì. Per ora faccio solo quattro sedute alla settimana, tre allo stadio e una in palestra, ma verrei volentieri al campo una volta in più”. Rassu: “Si lamenta che non la faccio caricare con i pesi, io le spiego che è già esplosiva di natura, che prima deve imparare bene i gesti tecnici, le girate al bilanciere, lo squat. Dobbiamo assecondare le fasi della crescita e lavorare soprattutto sul sistema nervoso”.
Si torna sempre lì: la differenza tra un atleta normale e un vincente, a parità di talento, sta nella testa. “Gli allenatori che la seguono ai raduni regionali mi dicono sempre che è un piacere lavorare con Federica. Lei ha la dote fondamentale: tanta voglia di fare”.