di Pier Luigi Rubattu
Sassari. “Mamma, me le compri le ali?”
“Certo bambina mia, eccole qua”.
“Ma non funzionano. Io voglio volare!”
“Proviamo con la ginnastica artistica?”
Se vi piacciono le favole, il lieto fine è già scritto. Il salto dal negozio di giocattoli alla palestra di ginnastica, a soli tre anni e mezzo, ha cambiato la vita di Gioia Mura e della sua famiglia. A 9 anni un altro salto, stavolta gigantesco, da Sassari a Civitavecchia. Il talento di Gioia incanta gli allenatori di una delle società più forti in Italia: qui, per esempio, è cresciuta Manila Esposito, medaglia di bronzo alla trave e d’argento a squadre alle Olimpiadi di Parigi.
La bambina di Sassari viene selezionata: la ginnastica sarà per lei ancora un gioco, ma diventerà anche un lavoro. Per starle accanto – d’accordo con il padre – la mamma chiude la sua agenzia di assicurazioni e parte pure lei.
Un sogno che nel 2021 poteva sembrare spericolato. Ma oggi Gioia Mura, 13 anni, un metro e 56 per 40 chili, è un’atleta a tempo pieno e ha fatto il suo esordio nelle gare internazionali di ginnastica artistica, uno sport dove l’Italia è fortissima tra le donne.
Nella Gymnova Cup a Keerbergen (Belgio) Gioia si è piazzata quarta tra le allieve alla trave, la sua specialità preferita, e nona nell’all-around, la prova generale che comprende anche il corpo libero, il volteggio e le parallele asimmetriche. “Ero emozionata, un po’ ansiosa, ma la squadra mi ha sostenuto”, dice Gioia, che gareggia per la Ginnastica Civitavecchia, società campione d’Italia 2024, ed è seguita dai tecnici Camilla Ugolini, Marco Massara, Ryan Doherty e Ambra Buglioni. Per lei il prossimo appuntamento sono le finali nazionali di categoria a Fermo.
“Abbiamo deciso di inseguire tutti insieme il sogno di nostra figlia”, spiega Giuseppe Mura, 50 anni. Lui è rimasto a Usini, dove insegna alle scuole medie e dove la famiglia risiede da qualche anno, mentre la moglie Stefanella Sini, 46 anni, originaria di Ploaghe, ha mollato il lavoro, ha chiuso la partita Iva ed è partita insieme a Gioia all’inizio del 2021. Puntando a grandi soddisfazioni economiche? Certamente no. Nella ginnastica, se non si è Simone Biles, di soldi ne girano pochi. “Quelli che spendiamo noi…” scherza mamma Stefanella. “Non è mai stato un punto focale, l’importante è vederla felice”, aggiunge babbo Giuseppe.
Ma nel coraggio dei genitori, che a qualcuno potrà sembrare incoscienza, c’è molta saggezza: hanno deciso di raccontare la storia di Gioia solo dopo i primi veri risultati e il debutto in una gara internazionale. “Nessuno ne sapeva niente, a parte i parenti e gli amici stretti”, dicono Giuseppe e Stefanella.
Torniamo ai primi anni, quando Gioia si allenava con la Sportsardinia a Sassari. “Vedevo in tv le ginnaste che facevano certi salti… volevo volare anch’io. La prima gara l’ho vinta a 5 anni a Ittiri”. La madre ricorda: “Si allenava tre volte alla settimana per due ore. Un giorno ci ha detto: voglio diventare brava. E purtroppo a quel punto è necessario uscire dalla Sardegna”.
“Ci hanno consigliato l’accademia di Civitavecchia – è il padre a proseguire il racconto -. Camilla Ugolini, la referente tecnica, ci ha detto: ‘Portatela, sta con noi una settimana e vi diciamo se ne vale la pena’. Dopo tre giorni ci ha chiamato: ‘Potete lasciarla qua dalla quinta elementare’. Gioia stava facendo la quarta. Noi abbiamo proposto: ‘E se la mamma viene a stare con lei?’. ‘Allora può rimanere’. Sono passati quattro anni”.
Le giornate di Gioia Mura a Civitavecchia: “Siamo una ventina di bambine e ragazze dai 9 ai 18 anni. Il lunedì e il mercoledì scuola privata all’Istituto San Francesco dalle 8.30 alle 12.40; pranzo a base di carboidrati; palestra dalle 13.30 alle 17.45; cena con proteine, frutta e verdura; studio. Martedì, giovedì e venerdì palestra dalle 8.10 alle 12.40; pranzo; ancora palestra dalle 13.30 alle 16; scuola dalle 17 alle 20. Sabato allenamento dalle 8.30 alle 12.30. Se non dobbiamo gareggiare, il sabato sera e la domenica sono liberi”.
La ginnasta che ti ispira di più? “Rebecca Andrade, la brasiliana che ha vinto il corpo libero alle Olimpiadi di Parigi”.
Negli esercizi quale livello di complicazione hai raggiunto? “Sono arrivata ai doppi salti al corpo libero e agli avvitamenti. Per la mia età non mi ritengo tanto scarsa… C’è una grande preparazione dietro ogni elemento, in questi giorni stiamo lavorando sul doppio carpio”.
Che bello, mamma, le ali funzionano! Ogni giorno un battito in più, per la gioia di volare di Gioia.