di Pier Luigi Rubattu
Sassari. Inizia l’incontro. Hai trenta secondi, massimo un minuto per capire come ragiona l’avversaria, se è più solida nelle braccia o nelle gambe, come puoi avvinghiarla e provare a stenderla senza rischiare troppo. Lei sta facendo lo stesso con te. Magari l’hai già incontrata cento volte o l’hai vista e rivista nei video, ma è questione di attimi. “Sei sul filo del rasoio”, ti avverte sempre papà Mario, che è anche il tuo allenatore e sostiene – tu sei perfettamente d’accordo – che la qualificazione alle Olimpiadi di Los Angeles 2028 è un sogno realizzabile.
Inizia l’incontro. Sai che probabilmente lo vincerai, ma non ti puoi distrarre, “sento la mia ansia e quella di mio padre che mi guarda”, dice Denise Piroddu, 18 anni, sassarese, un metro e 58 per 63 chili, vicecampionessa italiana di lotta. La sua vita è scandita dalle tre/quattro ore al giorno passate in pedana e in palestra, per sei giorni alla settimana. Più naturalmente la scuola, il liceo delle scienze umane all’Istituto Petrarca.
Prima dei tornei importanti, per un mese, Denise fa ancora di più. Rimodella sé stessa. Affina la dieta – riso pollo eccetera – e dimentica la sua passione di sfornare torte (“Se non mi fossi concentrata sullo sport mi sarei iscritta all’Alberghiero per diventare cuoca, anzi pasticciera”). In allenamento si mette addosso una felpa per sudare di più. Finalmente scende sotto i 59 kg – la sua categoria di peso -, lucida i muscoli, sente il richiamo della battaglia che è cruenta solo per quei sei minuti in pedana, due tempi da tre.
Sport di combattimento, ma non di rancori. “Nel mondo della lotta siamo quasi tutte amiche, restiamo in contatto sui social, ci ospitiamo a vicenda per allenarci insieme”, dice Denise, che gareggia per l’Athlon, la società di famiglia. Il secondo tempo, in realtà, Denise non lo disputa spesso. Pochi giorni fa in Coppa Italia ha dominato tutti gli incontri già nel primo. Ma come si vince nella lotta? “Immobilizzando a terra le spalle dell’avversaria, oppure quando si arriva a 10 punti tecnici di differenza”, spiega il padre.
A Sassari il cognome Piroddu è sinonimo di lotta. Mario, 42 anni, che allena la figlia nella palestra Piroddu Extreme a Predda Niedda, ha vinto titoli italiani da atleta e adesso è tra i tecnici della nazionale femminile; il fratello Simone veste abitualmente la maglia azzurra; la mamma Barbara Arca è arbitra di lotta.
Questa storia dei genitori che allenano i figli fa discutere: se l’atleta vince, stare in famiglia è la formula magica; appena le cose girano male la colpa è di babbo o mamma… “Quando alleno Denise io sono soltanto l’allenatore di Denise – dice Mario Piroddu -. In gara sente l’ansia? Non è un problema, anzi l’aiuta a stare concentrata, a limitare gli errori. E se perde? Mi dispiace, ovvio, ma a volte si progredisce di più con una sconfitta che con una vittoria facile”.
Come hai convinto tua figlia a praticare lo sport in cui eccellevi? “Io ho smesso di gareggiare presto perché avevo vent’anni quando è nato Simone: dovevo pensare alla famiglia e ho cominciato a fare l’istruttore. Sono sempre rimasto nel mondo della lotta, ma a Denise volevo far provare altri sport”.
“Li ho provati – conferma lei -, nuoto, ginnastica, ballo, boxe. Ma non mi divertivo. A otto anni ho scelto la lotta. Papà mi ha detto: sarà dura. Ho risposto: la affronto”. Quando hai capito di essere forte? “Nel 2019. C’era una ragazzina che mi batteva sempre, poi per un po’ non ci siamo incrociate. Quando l’ho incontrata di nuovo ho vinto io, nettamente”.
A guardare un allenamento si resta impressionati dal suono che fanno i corpi dei lottatori quando vengono ribaltati a terra. Sembrano botte terrificanti. “No, non fa male”, assicura Denise. “Nella lotta si lavora tantissimo sull’acrobatica – aggiunge Mario -, è fondamentale cascare bene, sapere come mettere la testa, le braccia e le mani per evitare infortuni. L’altro elemento decisivo è la coordinazione”. E la forza? Logicamente serve. “I miei record con i pesi, per ora: cento chili di stacchi e 75 di panca”, dice Denise.
“Mia figlia ha una struttura muscolare molto importante – spiega Mario Piroddu -. Ai campionati italiani juniores abbiamo provato a scendere di categoria, sotto i 57 chili: Denise ha raggiunto il peso, ma non stava per niente bene e ha perso. I campionati italiani assoluti e la Coppa Italia hanno dimostrato che la sua categoria è nei 59 kg”.
Per migliorare si guarda anche oltre l’Italia: “Quest’anno siamo stati una ventina di giorni ad allenarci in Giappone, uno dei paesi di élite per la lotta femminile. Denise ha cominciato a capire quanto è potente ed esplosiva e qual è il momento giusto per usare le sue doti in pedana”. Lei ricorda che “dopo i combattimenti mi chiedevano: ma davvero hai solo 18 anni?”.
Obiettivi nel 2025? “Il titolo italiano assoluto – risponde il babbo-coach -. E il campionato italiano juniores: se Denise vince andrà ai Mondiali e agli Europei under 20”. E più avanti? “Punteremo all’ingresso in un gruppo sportivo militare. Denise vorrà giustamente la sua indipendenza economica e farà il concorso. Non è facile, è richiesta l’eccellenza”.
Infine il 2028, Olimpiadi di Los Angeles. Denise avrà 22 anni. “Stiamo lavorando per questo – dice Mario Piroddu -, non è una fantasia. L’anno prossimo Denise avrà un programma molto impegnativo, anche dal punto di vista economico. Devo dire grazie agli sponsor che ci sostengono (Ristorante Piazza Garibaldi di Porto Torres, Apex, Officina carrozzeria Puggioni, Officina Cabizza). Spero che altri se ne aggiungano. Ricordiamoci che chi riesce a partecipare alle Olimpiadi è una leggenda. La selezione è spietata”.
Denise non commenta. Ma state certi che prima di ogni incontro, in una frazione di secondo, le scorrono davanti agli occhi la cerimonia d’apertura, il villaggio olimpico e tutto il resto. Poi guarda dritto davanti a sé. E per l’avversaria, in linea di massima, sono guai.