di Pier Luigi Rubattu
Sassari. Non è facile essere una predestinata. Jasmin correva velocissima. A Sassari si parlava tanto di quella ragazzina che suonava divinamente la tromba e bruciava le tappe. I concerti, le borse di studio, il diploma al Conservatorio Canepa a soli 16 anni con il massimo dei voti e la lode.
Aveva talento, tanto talento, e fiato, tanto fiato, la vedevi correre nelle campagne vicino a Cappuccini “perché essere una trombettista è come essere un’atleta”, spiega al telefono da Losanna, dove vive, studia e fa base per concerti e tournée.
Jasmin Ghera a 23 anni convive felicemente con la sua predestinazione. Forse non molti sassaresi – a parte gli appassionati di musica classica – sanno quello che ha fatto dopo aver lasciato l’isola nel 2020, una volta presa la maturità.
E allora raccontiamolo, il momento d’oro di Jasmin. Dopo due anni a Londra, alla Royal Academy of Music, ha registrato il suo primo disco, “Mendelssohn, Bach, Mozart”, con la Linn Records.
Lei lo definisce “un viaggio attraverso capolavori senza tempo reimmaginati per tromba e pianoforte, con la pianista Junyan Chen”. Sarà su tutte le piattaforme il 22 novembre, ma è già possibile ascoltare il primo brano, il “Fassoon Concerto in B-Flat Major, K. 191/186e: II. Andante ma adagio”.
Non solo: Jasmin Ghera sabato 9 novembre ha conquistato il secondo posto – tra 66 musicisti di tutto il mondo – al prestigioso concorso “Città di Porcia” (Pordenone) per trombettisti sotto i 30 anni. L’ha battuta il coetaneo francese Raphael Horrach, di Ajaccio. Corsica e Sardegna sul podio, più la Cina con Yidan Chang, seconda a pari merito. “Per me era la prima volta che facevo un concorso veramente importante, mentre Raphael ha già partecipato a diverse finali. Ha meritato sicuramente di vincere”, dice Jasmin.
Il premio – oltre 4mila euro – sarà un bell’aiuto per l’acquisto del nuovo strumento che la trombettista sassarese ha deciso di regalarsi:
“Quando sono venuta in Svizzera a studiare mi hanno dato una tromba nuova. Ed è quella che ho usato in questi anni. Ora ne comprerò una mia”.
– Meglio uno strumento nuovo di zecca o uno che ha già una sua storia?
“Non è come un violino, che più è datato meglio è. Per la tromba forse è meglio il contrario”.
– Chi ha visto il film di Tornatore su Ennio Morricone ha sentito il compositore (che aveva iniziato suonando la tromba) parlare sempre di “trombisti”. Ma si dice trombettista o trombista?
“Me l’hanno chiesto un sacco di volte. Trombettista”.
– Prendo nota. Ricordiamo allora la tua storia di trombettista.
“Mi sono diplomata al Conservatorio di Sassari nel 2017 con il maestro Antonello Mura. Sono rimasta in città fino a quando non ho finito le superiori, poi sono partita per la Svizzera, dove ho frequentato l’Alta Scuola Musicale di Losanna (Hemu) con il maestro Eric Aubier. Ho preso il Master con il massimo dei voti e nel 2022 sono andata a Londra a fare l’audizione alla Royal Academy of Music. Mi hanno selezionato subito e mi hanno dato la borsa di studio. Durante i due anni a Londra con il maestro Mark David ho vinto la Bicentenary Scholarship che mi ha dato l’opportunità di registrare l’album da solista”.
– E ora?
“A Londra ho finito a luglio. Poi sono stata un mese in Giappone per una tournée. Ora ho deciso di stabilirmi in Svizzera perché per il mio lavoro è un punto strategico, posso spostarmi un po’ ovunque con facilità. La settimana prossima torno a Londra per alcuni concerti da solista”.
– Parliamo dell’album che sta per uscire. Come è nato?
“Non so bene come spiegarlo, perché a Londra funziona tutto diversamente. La scuola è privata ed è ricca di sponsor che ai concerti vengono a sentire gli allievi: siccome alla Royal Academy sono sempre stata scelta fra i trombettisti per suonare in rappresentanza di tutti gli studenti, ho avuto la possibilità di incidere il cd. Non ci sono brani originali, sono tutte trascrizioni per tromba: è già disponibile online una sonata di Mendelssohn”.
– A Sassari si sapeva che eri un talento enorme, una predestinata. La tua crescita sta confermando le attese. Ma come hai convissuto e convivi con le aspettative su di te?
“Non mi definirei umile, ma anche facendo l’ultimo concorso ho capito che a volte non mi rendo conto delle potenzialità che ho: è tutto un po’ strano. Diciamo che ha avuto ragione chi sin dall’inizio ha creduto in me”.
– Il tuoi maestri?
“Il mio primo docente è stato Francesco Mureddu: ho iniziato a suonare la tromba con lui alle elementari. Ed è stato lui a portarmi al Conservatorio, dove mi sono diplomata con il maestro Antonello Mura. Ci tengo anche a ringraziare i professori Stefano Melis e Stefano Garau. Tutti loro mi hanno sostenuto sin da bambina e non hanno mai smesso di credere nel mio percorso”.
– Musicista internazionale e, immagino, poliglotta.
“Il francese è la mia seconda lingua. Parlo bene anche inglese e spagnolo e ora sto lavorando sul tedesco”.
– Ambisci a entrare in una grande orchestra?
“Sì, ma per ora questo è il mio secondo obiettivo”.
– Il primo è la carriera da solista.
“Esatto. Se col tempo capirò di avere necessità di un posto più stabile, farò le audizioni per le orchestre. Ma nei miei piani di vita questa fase è più avanti”.
– Quant’è difficile l’obiettivo che ti sei posta?
“Non basta padroneggiare lo strumento, servono tante altre cose per crearsi un’immagine”.
– Hai un agente?
“No. Questo è uno degli aspetti più complicati. L’agente non sei tu che lo cerchi, è lui che ti trova”.
– Quando ti sei riascoltata nel disco, che impressione hai avuto?
“L’album è stato inciso in due giorni, un tempo ridottissimo per registrare, anche perché con la tromba non puoi suonare tante ore di seguito. Registrare è più semplice che suonare in concerto, perché dopo puoi fare un po’ quello che vuoi lavorando insieme al produttore e all’ingegnere del suono. Ma in questo caso il disco era un premio e mi era concessa una sola modifica: l’ho chiesta a livello di suono perché secondo me il microfono non era stato messo ai livelli giusti”.
– Hai accennato ai limiti che il fiato impone al trombettista. Quante ore ti eserciti al giorno?
“Io mi sento un po’ come un’atleta e lo sport è sempre stato parte della mia vita. Ci sono giorni in cui sei in formissima e riesci a fare una maratona, altri in cui ti devi fermare spesso. Si va a feeling. Se prepari un concorso devi giocarti bene le carte, non si può arrivare stanchi”.
– In giro per il mondo ci sono altri talenti del Conservatorio di Sassari.
“Sì, siamo in tanti. Purtroppo a un certo punto diventa quasi inevitabile andare via”.
– Torni spesso in Sardegna?
“Dipendesse da me ci vivrei, è il posto più bello del mondo: dopo aver viaggiato tanto posso dirlo tranquillamente. Con altri trombettisti abbiamo creato un’associazione e speriamo di organizzare nell’isola qualcosa di internazionale. L’anno scorso c’è stata una masterclass all’Argentiera ed è andata strabene”.
– Il/la trombettista più bravo/a in circolazione?
“Wynton Marsalis. Ha fatto tutto, è il più completo”.
– Con Paolo Fresu hai mai suonato?
“No, ma ci siamo incrociati più volte”.
– Nemmeno uno scambio di note al volo?
“Mai capitato”.
– Bisogna organizzare qualcosa.
“Speriamo, sarebbe bello”.
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Per saperne di più:
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