Sardegna. «I progetti di conservazione sono un modello di governo del territorio, una best practice cui ispirarsi in tema di tutela della natura, educazione ambientale, sicurezza sanitaria, sviluppo turistico, transizione ecologica, collaborazione tra pubblico e privato, coinvolgimento delle comunità, utilizzo dei mezzi di comunicazione e divulgazione, promozione culturale e valorizzazione di un’autentica identità ecologica collettiva». Il tributo allo sforzo fatto in Sardegna da associazioni ambientaliste, mondo della ricerca e sistema istituzionale arriva da Molentargius. Il Parco naturale regionale ha ospitato di recente l’evento con cui LIFE safe for Vultures ha celebrato i cinquant’anni di conservazione del grifone nell’isola.
Alla tavola rotonda – ospitata nella sala intitolata non a caso a Helmar Schenk, lo studioso tedesco che scelse la Sardegna e dedicò la sua vita a promuovere e valorizzare la cultura della conservazione e la tutela della natura – ha partecipato un pubblico di varia estrazione: associazioni, volontari, operatori del settore pubblico, fotografi naturalisti e appassionati di attività all’aria aperta, dal birdwatching al trekking. Sono stati rievocati gli sforzi pioneristici condotti a partire dal 1974, quando il Wwf promosse il progetto Rapaci della Sardegna per monitorare la popolazione, creare nuove aree protette, sensibilizzare l’opinione pubblica e attivare stazioni di alimentazione supplementare a Bosa, Alghero e Oliena.
Il moderatore è stato una memoria storica dell’ornitologia sarda, Mauro Aresu, attivo protagonista delle iniziative di tutela faunistica in Sardegna, presente sin dai primi progetti e attivo ancora oggi. Sono state ripercorse le fasi con protagoniste Lipu, Legambiente e altre associazioni ambientaliste. Un excursus possibile grazie alla presenza di alcuni protagonisti di quanto fatto in dieci lustri: Enea Beccu dell’allora Azienda Foreste Demaniali e poi del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, Francesco Guillot di Lipu Sardegna, Alfonso Campus di L’altra Bosa, Giovanni Sechi di Forestas, Giovanni Paulis di Wwf Italia e Domenico Ruiu, noto e longevo fotografo e divulgatore.
Ma è stata la significativa e autorevole rappresentanza della Regione Sardegna a sancire l’attenzione con cui il governo isolano e il sistema istituzionale sardo guardano al percorso fatto con LIFE Under Griffon Wings e LIFE Safe for Vultures, finanziati dall’Ue col programma LIFE per l’ambiente e per il clima. Assieme a Guido Portoghese, capo di gabinetto dell’assessore regionale dell’Industria, Emanuele Cani, a Riccardo Laconi, del gabinetto dell’assessore regionale del turismo, Franco Cuccureddu, e a Sergio Deiana, direttore del Servizio Tutela della Natura dell’Assessorato regionale dell’Ambiente, intervenuto a nome dell’assessora Rosanna Laconi e della presidente della Regione, Alessandra Todde, si sono valorizzati soprattutto gli effetti indotti del progetto portato avanti da Dipartimento di Medicina veterinaria dell’Università di Sassari, Agenzia Forestas, Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, E-Distribuzione e Vulture Conservation Foundation.
«Aree idonee, efficienza energetica, transizione ecologica, turismo rurale, valorizzazione delle aree interne, lotta allo spopolamento e salubrità degli allevamenti: sono temi rispetto ai quali il progetto gioca un ruolo attivo e mette in campo azioni concrete», hanno rimarcato la professoressa Fiammetta Berlinguer dell’Università di Sassari, Dionigi Secci di Forestas, Giovanni Tesei del Corpo Forestale, Alessandro Trebbi di Enel Italia e Josè Tavares della Vcf. A confermarlo è Leonardo Usai, sindaco di Villasalto, epicentro del piano di ripopolamento del grifone nel sud Sardegna. A Cea Romana, cantiere boschivo in territorio comunale di Villasalto, i partner hanno realizzato la voliera di ambientamento e il carnaio centralizzato gestiti da Forestas. «Questi progetti hanno un ruolo prezioso per le piccole comunità, la loro immagine e la loro promozione», ha detto Usai, rimarcando «l’importanza del diretto coinvolgimento degli allevatori» e il ruolo dei servizi veterinari delle Asl come autorità competenti nel processo di autorizzazione dei carnai aziendali.
Durante Il ritorno del grifone nel sud Sardegna, cinquant’anni di progetti di conservazione si è fatto il punto sull’azione cardine del progetto: l’ampliamento dell’areale di distribuzione del grifone. È stato proiettato in anteprima il reportage realizzato dai documentaristi tedeschi Susan e Olav Koenig, che il 9 aprile hanno assistito al rilascio di 22 grifoni. Nella folta platea (circa 200 partecipanti) spiccavano Evelyn ed Heinz Watzka, coppia austriaca da otto anni nell’isola. La passione per la Sardegna e la natura è tale che hanno deciso di sostenere concretamente il progetto, donando uno dei trasmettitori satellitari di cui sono dotati i grifoni. In loro onore, l’individuo che lo indossa è stato ribattezzato Enzo.