Nuoro. Quelle di oggi e di domani saranno le ultime due giornate di programmazione per aver poi in serata, intorno alle 19, la rosa dei vincitori del concorso internazionale. Ma a prescindere dalle posizioni sul podio anche questa settima edizione ha dimostrato quanto bene possa fare alla città e all’Isola una rassegna di questo tipo dedicata ai documentari e al cosiddetto cinema del reale. Non un autoincensarsi ma parole espresse chiaramente da registi, spettatori, tecnici, esperti e semplici appassionati arrivati da ogni latitudine per godere i vari momenti di un festival di grande impatto e pathos. Un momento in cui ognuno vuole dare qualcosa non solo con la propria arte che porta al proprio territorio di origine. E’ il caso della regista vietnamita Hà Lé Diem, autrice di un film Children of the Mist molto coraggioso che racconta la storia di uno scontro tra le antiche consuetudini patriarcali e le aspirazioni moderne di una giovane donna nel Vietnam rurale. L’autrice è arrivata a Nuoro con un carico di entusiasmo ed energia ma anche di frutti esotici dal sud est asiatico che ha dispensato con grande gentilezza nei giorni della rassegna. “Ci prepariamo a vivere in maniera intensa questo fine settimana forti di un patrimonio importante già acquisito in questi giorni che ci lascia una sensazione molto piacevole e la convinzione che il lavoro svolto in questi mesi dal team di professionisti dell’Isre e della direzione artistica abbia colto nel segno”, ha detto il direttore generale dell’Isre Marcello Mele.
Una soddisfazione non da poco per l’Istituto superiore regionale etnografico, che festeggia proprio quest’anno i 50 anni di attività, mezzo secolo davvero denso di attività ed iniziative e tra queste – proprio secondo mission – il cinema etnografico, documentario legato a narrare la realtà con una corretta ed attento focus. Un orizzonte descritto dall’Isre con i suoi festival, prima con il Sieff e ora – da ben sette stagioni – con IsReal che di fatto ha ereditato quel patrimonio attualizzandolo e connettendolo sempre di più ai nuovi scenari.
E anche il focus dedicato a Michelangelo Frammartino uno dei registi più radicali e rilevanti emersi nel panorama internazionale negli ultimi 10 anni presente ieri all’auditorium G. Lilliu di Nuoro conferma che i circoli virtuosi esistono. Di origini calabresi come l’illustre Vittorio De Seta molto legato a questo territorio ha proposto il suo cinema che torna alle origini e guarda al sud del Paese.
Venerdì per la proiezione de Il buco, che ha acclamato Frammartino a Venezia (vincitore del premio speciale della giuria), l’auditorium è stato ancora una volta colmo di spettatori tra loro anche gli speleologi del Gruppo Grotte nuoresi (ennesima testimonianza di quanto il festival con i suoi lavori si rivolga al territorio e quanto questo ogni volta risponda) dato il tema del film che racconta l’avventura, o meglio l’impresa datata 1961 di un gruppo di speleologi che si è addentrato all’interno dell’Abisso di Bifurto, un buco lungo 683 metri nel Parco del Pollino.
L’anno prima, al Nord, si completava la costruzione avveniristica del grattacielo Pirelli di Milano, vista dagli abitanti del sud raggruppati davanti allo schermo dell’unico televisore del paese. A quel movimento verticale e ambizioso verso l’alto, poi simbolo del boom economico anni Sessanta, è corrisposto il movimento speculare e contrario verso le viscere della terra compiuto dal gruppo degli speleologi, la cui impresa ha avuto un’eco anch’essa speculare e contraria a quella dei costruttori milanesi: ovvero quasi nulla.
Uno stile personalisissimo dai tempi rarefatti che conquista e fa riflettere. Sicuramente capace di fare breccia sul popolo di Isreal presente alle proiezioni non stop, così come sono stati e sono i dibattiti partecipati e ricchi di confronto. Momenti che sono gli ingredienti fondamentali di un festival maturo e IsReal non si sottrae a questo avvincente percorso da seguire in presa diretta.
Ultime sequenze oggi in una giornata davvero intensa (5 film in programma) che inizia alle 11 per il film – evento (per quanto fu innovativo e di impatto) fuori concorso del 1962 Mondo cane di Gualtiero Jacopetti, Paolo Cavara, Franco Prosperi, spazio poi alle 16 per Haulaut di Evgenia Arbugaeva, Maxim Arbugaev e a seguire The Last One di Fariz Ahmedov (Azerbaijan 2021, 37’). Alle 18 Cantos que inondan el rio di Germán Arango Rendón (Colombia 2021, 72’) e alle 21 ultimo appuntamento con il focus su Michelangelo Frammartino con Le quattro volte. Domani (domenica) si riparte alle 17 con il film Fuori concorso della neo premio nobel Annie Ernaux – I miei anni Super 8 di Annie Ernaux, David Ernaux-Briot. Alle 19 cerimonia di premiazione e a seguire fuori concorso Badabò di Stefano Cau.