Sassari. L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti di Sassari, alla presenza dell’Arcivescovo Gian Franco Saba, delle autorità politiche e militari, ha avviato ufficialmente il progetto Centro Oculistico Sociale nella sede cittadina di via Quarto. Si tratta di un intervento promosso dalla Presidenza Nazionale dell’associazione e che dal 25 settembre offrirà un servizio medico a persone in condizioni di disagio sociale e che spesso si vedono costretto a porre in secondo piano la salute, in questo caso quella dei propri occhi.

Il Centro Oculistico Sociale, in collaborazione con l’Ambulatorio Mobile Oftalmico e grazie al volontariato di un team di oculisti e della Clinica Oculistica Universitaria di Sassari, si propone di eseguire screening e visite gratuite. Questo progetto è stato fortemente sostenuto dalla Caritas diocesana, che ha riconosciuto l’importanza di garantire una tutela primaria della salute visiva, in particolare per chi ha difficoltà ad accedere al sistema sanitario pubblico.
Le prime date e visite già stabilite sono il 25, 27 e 30 settembre.
Le visite si terranno esclusivamente su prenotazione, chiamando il numero 079.233.711 o inviando un’email all’indirizzo sassaribraille3@outlook.it.
L’iniziativa rappresenta un passo importante verso l’inclusione e l’accesso equo ai servizi di salute, con particolare attenzione alle fasce più fragili della popolazione.

In merito, il presidente della Sezione UICI Francesco Santoro commenta: «Con il Centro Oculistico Sociale e l’Ambulatorio Mobile Oftalmico abbiamo reso concreto il progetto di prevenzione e tutela della salute visiva, tutto ciò grazie a oculiste e oculisti che, a titolo totalmente gratuito, hanno messo a disposizione la loro alta professionalità e la loro generosa carica umana in favore della collettività».

Nel suo intervento, il Vescovo ha commentato: «La parola speranza è quella più significativa. Poter rivedere la speranza, ancor più quando si ha bisogno di vedere la luce, quando si ha bisogno di ritornare a vedere. Ecco, il fatto che ci si possa insieme adoperare, ciascuno per quello che può, in un progetto diretto a favorire la prevenzione, si tratta di una possibilità. Noi siamo a disposizione, mettiamo in campo anche altri strumenti della diocesi, qualora fosse possibile. Ogni qualvolta che ci si prende cura delle situazioni al limite, credo, questo sia un segno di civiltà. Nel frattempo, gli esiti delle ricerche scientifiche raggiungono livelli più alti, e questo fa sempre ben sperare. Il mio augurio è che i grandi esiti dell’ingegno umano possano essere messi a servizio per una vita buona e dignitosa di ogni persona. Il mondo della Chiesa diventi un sistema in rete che ci permette di avvicinarci ancora di più a ciò che noi possiamo fare nel nostro piccolo».