Valledoria. La foce del Coghinas si è trasformata, ieri sera, in un immenso falò attorno al quale intonare le canzoni più popolari di Lucio Battisti. L’occasione è stata offerta dal concerto dei Medit Voices, talentuoso gruppo vocale di recente formazione invitato, nel 2016, a prendere parte alla trasmissione di RAI 1 “Viva Mogol”. Occasione in cui è nata una proficua collaborazione con uno dei più grandi autori italiani: Giulio Rapetti Mogol o, semplicemente, Mogol. Il concerto, diretto da Angelo Valori, ha visto sul palco il paroliere in una veste insolita e informale. L’emozione del pubblico, nel trovarsi davanti a una pietra miliare della canzone italiana, è stata ricambiata dall’artista che si è mostrato senza veli di circostanza: come uomo fallibile e a tratti impopolare.
Diversi gli aneddoti narrati: tra i più curiosi, quello riguardante Eppur mi son scordato di te, brano che racconta la storia di un tradimento. “Ma di un tradimento di poco conto, come sono quelli che fanno gli uomini – ha detto Mogol, tra un lieve brusio di contestazione, specie femminile –. L’uomo tradisce a causa di fattori naturali, legati all’esigenza di riprodursi…”

Il tema del tradimento torna spesso, nei brani scritti per e insieme a Lucio Battisti, ad esempio in 29 settembre o in Innocenti evasioni (non eseguiti ieri). Viene da pensare che forse, canticchiando quei brani così orecchiabili, spesso non ci si è soffermati sul tema di fondo, perché Mogol canta l’amore reale, non solo quello idilliaco. E l’amore torna anche in altri brani, eseguiti a rotazione dalle diverse voci soliste dei Medit Voices. Si va dalla famosissima Fiori rosa, fiori di pesco alla malinconica Amarsi un po’, “Perché amare sul serio è un’altra cosa”, precisa l’autore.

Mogol appare al pubblico come solo un artista del suo calibro può fare: senza nessun filtro, senza alcun bisogno di generare consensi. Ha l’età e la fama per dire ciò che vuole: per citare un altro brano eseguito ieri, Una donna per amico, pare sottointesa la sua consapevolezza: “Lo so divento antipatico/ma sempre meglio che ipocrita”.
Molto toccante è stata la spiegazione di come sia nato il testo de Il mio canto libero: “Voi avete sempre pensato di conoscerne il senso, ma non è così, perché non potevate saperlo, fino ad oggi”. Mogol si riferisce al fatto che il brano, scritto negli anni Settanta del secolo scorso, si è prestato a diverse interpretazioni, tra cui quella politica, che ha visto nel rigetto del mondo subito dai protagonisti un accostamento all’ideologia fascista e di chi, ancora, se ne faceva promotore. Ma il mondo che “non li vuole più”, in realtà, tratta ancora il mondo dei sentimenti.
Il testo racconta la storia d’amore clandestina tra Mogol e la donna (una rossa) che è stata la causa dirompente della rottura del suo matrimonio. “Ero molto giovane, e non ero pronto, ma ancora oggi mi spiace per il dolore che ho provocato a quella ragazza”.

La serata va avanti, costellata da un successo dopo l’altro. Nessun dolore, Una giornata uggiosa, I giardini di marzo. Mogol invita il pubblico a cantare insieme all’orchestra, e intona, sottovoce, le parole. È evidentemente commosso del fatto che quei brani, scritti cinquant’anni fa, siano ancora così amati oggi.
Si parla di amicizia, di amore, di valori. Prima del bis, salgono sul palco il direttore artistico di “Musica sulle Bocche”, Enzo Favata, insieme al sindaco di Valledoria, Marco Muretti. Insieme, consegnano una targa ricordo della serata a Mogol. “Ci tengo a ringraziare tutta l’orchestra ed Enzo Favata per aver concretizzato un sogno dell’amministrazione comunale: quello di portare qui Mogol.” Il paroliere ringrazia e con ironia invita il sindaco a intonare il brano più conosciuto in assoluto, portato alla ribalta da Battisti: La canzone del sole.
Proseguono i bis con Sì, viaggiare, Emozioni e Amore mio di provincia.

In chiusura, l’appello di Enzo Favata, porta a riflettere sul senso del festival da lui ideato: “Da ventiquattro anni Musica sulle Bocche riunisce la musica del mondo. E la unisce sotto un paesaggio spettacolare, quello sardo. Non è possibile che questa meraviglia debba essere violentata da pale eoliche di oltre 200 metri di altezza. Qualcosa si può fare, e la dobbiamo fare tutti insieme, grazie alla legge urbanistica”. Il riferimento è implicito, ed è quello che invita a sostenere la Proposta di Legge di iniziativa Popolare di Pratobello, per la quale si può firmare in tutti i Comuni dell’Isola fino al 16 settembre. Dopo aver sentito cantare la bellezza di “Fiumi azzurri e colline e praterie”, non poteva esserci chiusura più logica.

L’estate di Valledoria continua con il Musical Festival Dance, fino al 10 agosto. L’11 agosto, invece, è in programma il concerto del Trio Nappi/Fernandez/Medda, presso la Parrocchia Nostra signora di Fatima, in località La Muddizza. Tutti gli eventi sono consultabili sul sito: https://valledoriaturismo.it/home.

Daniela Piras