Servizi sanitari inadeguati, assistenza domiciliare scadente, pensioni fra le più basse d’Italia e un numero sempre più preoccupante di pensionate e pensionati che si rivolgono alla Caritas: “Sta diventando sempre più complicata la vita degli over 65 in Sardegna”, denuncia il segretario dello Spi Sardegna Giacomo Migheli sollecitando “una attenzione straordinaria da parte della Giunta regionale verso questa fascia di popolazione che rappresenta una parte decisamente cospicua della società sarda e che, però, ha bisogno di interventi urgenti e misure dedicate”
A sostegno di questa richiesta straordinaria lo Spi Cgil fornisce i dati analizzati dal Centro Studi della Cgil regionale che restituisce un quadro davvero allarmante della quotidianità dei pensionati: “L’invecchiamento della popolazione – sottolinea Migheli – porta con sé il tema della tenuta del sistema socio-economico e la necessità di definire politiche che rispondano ai bisogni, soprattutto di salute, specifici dell’età che avanza, ad esempio l’aumento delle cronicità”. Infatti, secondo Istat, gli over 65, al 1 gennaio 2024, sono il 26,8% mentre la quota di giovani under 14 pesa appena il 10,1%. Già nel 2022, secondo dati della Regione, la Sardegna registrava un sensibile incremento delle persone con almeno una malattia cronica: il 44,6% (l’anno prima era 42,9%) a fronte di una media nazionale del 40,4% e del 40,1% nel Mezzogiorno.
Come si vede dai numeri è urgente prima di tutto dare una risposta di tipo socio-sanitario: “Lunghe liste d’attesa, carenza di organici, strutture ospedaliere e organizzazione inefficace, assenza di integrazione socio-sanitaria e rete territoriale” sono i fattori negativi ai quali, secondo lo Spi Cgil occorre mettere mano al più presto. “Sono criticità subite quotidianamente da cittadini e pensionati – aggiunge Giacomo Migheli – ai quali la salute è sostanzialmente negata, come è palese dai lunghissimi e inaccettabili tempi di attesa per una visita specialistica o un esame di controllo”.
Intanto, la sanità sarda, nonostante l’incremento della spesa pubblica e di quella pro-capite, fatica a uscire dall’emergenza. Già nel 2022, secondo il Crenos, la spesa pubblica, con 3,7 miliardi di euro, era salita di 3,8 punti percentuali e la spesa pro-capite era passata da 2.247 euro a 2.341, senza che a questo sia conseguito un miglioramento della qualità offerta. Alcuni esempi: “Siamo indietro nell’assistenza domiciliare integrata rivolta agli over 65 con fortissime disuguaglianze rispetto alla media italiana”, denuncia il segretario Spi Cgil. Infatti, la percentuale di anziani trattata in assistenza domiciliata arriva solo a 1,7% a fronte di una media nazionale del 3,3%, peggio dell’Isola solo la Calabria (Bes Istat). E ancora, secondo un report della Cgil nazionale le visite specialistiche sono ancora ben lontane rispetto al periodo pre-pandemia: in Italia -9,6%, in Sardegna -21,3% con tempi di attesa per molte prestazioni, anche con carattere di urgenza, mediamente molto più lunghi nell’Isola.
In questo quadro, la nostra regione registra il primato negativo di cittadini che rinunciano alle cure, ben il con il 12,3%. “Chi può permetterselo si rivolge a strutture fuori dall’Isola o al privato – osserva Migheli – non certo i nostri pensionati considerata la media dei loro redditi”. Secondo l’Istat quasi 11 pensionati ogni 100 percepiscono un importo inferiore a 500 euro (in Italia 9). A proposito di pensioni di anzianità e vecchiaia, gli ex lavoratori del privato contano 8 pensioni su 10 con un importo mensile al di sotto dei 2000 euro (sono il 77,5% nella media nazionale), quasi il 37% percepisce tra i 500 e i 1000 euro.
La conseguenza, drammatica, è il numero crescente di over 65 che si rivolgono alla rete Caritas: Nell’Isola è 12,4% a fronte dell’8,8% medio italiano, la quota più elevata tra tutte le regioni. “Cos’altro dobbiamo aspettare – conclude il segretario Migheli – perché chi governa la Regione assuma il tema come prioritario nella sua agenda?”.