“Le pensioni in Sardegna sono più basse del 17 per cento rispetto alla media nazionale e le condizioni di vita e salute dei pensionati sardi sono fortemente condizionate dall’inadeguatezza della rete socio-assistenziale e, più in generale, del sistema sanitario regionale”: sono le dichiarazioni programmatiche del neo segretario del Spi Cgil Sardegna Giacomo Migheli, eletto oggi dall’assemblea generale riunita a Cagliari alla presenza della segretaria generale dello Spi Cgil nazionale Tania Scacchetti e del segretario nazionale Stefano Landini, oltre che del segretario Cgil Sardegna Fausto Durante.
Giacomo Migheli – settant’anni e una vita spesa in sindacato nei vari livelli della categoria di appartenenza, la Filctem – raccoglie il testimone da Marco Grecu, che ha guidato i pensionati della Cgil negli ultimi otto anni, ed era già componente di segreteria regionale con il ruolo di organizzatore.
Oggi eredita la guida di una categoria con 82 mila 518 iscritti che hanno, come punto di riferimento, una rete ramificata in modo capillare in ogni parte dell’Isola, con oltre 100 sedi e leghe.
In riferimento ai dati sulle pensioni in Sardegna, “se sommiamo tutte le tipologie di assegno pensionistico – ha detto il segretario – l’importo medio mensile, a gennaio 2023, è 840 euro, una somma inferiore alla media italiana del 17%”.
Nel dettaglio (i dati sono Inps e relativi al 2023), le pensioni erogate in Sardegna sono complessivamente 471 mila 513, di cui 313.280 quelle di invalidità, vecchiaia e superstiti, le altre assistenziali. Gli importi medi sono di 1.225 euro per quelle di vecchiaia, 719 per quelle di invalidità e 670 per i superstiti. L’importo medio delle restanti 158 mila 233 pensioni assistenziali (assegni sociali e invalidità civile) è di 485 euro.
Un quadro non roseo quindi, che si aggiunge alle tante difficoltà che quotidianamente vivono i pensionati: “Per fare solo un esempio, oggi prenotare una visita medica attraverso il servizio sanitario è quasi impossibile perché le liste d’attesa sono insostenibili”, ha detto Migheli sottolineando che, non a caso, la Cgil a tutti i livelli chiede il potenziamento della sanità pubblica.
“È importante – ha aggiunto il segretario – investire nelle Case di comunità, nella telemedicina, nell’assistenza domiciliare, nei servizi socio-sanitari territoriali, ma è fondamentale, soprattutto, riorganizzare la medicina di prossimità, vicina al territorio e alle esigenze delle persone che ci vivono”.
E a proposito di territorio e di vicinanza alle persone, Migheli ha sottolineato la natura del sindacato dei pensionati come sindacato di prossimità, presente nei piccoli come nei grandi centri, per cogliere i bisogni dei cittadini dove risiedono: “Il territorio – ha concluso – rappresenta il baricentro della vita delle persone attorno alle quali deve riorganizzarsi il sistema delle protezioni sociali”.