Sassari. Si è tenuto giovedì sera, nella sala concerti del Teatro Verdi, il secondo appuntamento della rassegna “Le meraviglie musicali degli impressionisti”. Per l’occasione, le pareti del teatro si sono arricchite di illustrazioni della corrente impressionista tra le più note: ad accompagnare l’ingresso dei visitatori nella sala sono stati Monet, Renoir e Pissarro, per citarne alcuni. Lo spettacolo, proposto alle 17.00, è stato replicato alle 20.30, ottenendo un grande successo di partecipazione in entrambi gli incontri.
Il pianista Enrico Stellini ha intrepretato i dodici Préludes di Claude Debussy, tratti dal premier livre. La sua esibizione è stata anticipata da un’affascinante ed esaustiva spiegazione del critico musicale Alessandro Tommasi. Debussy è un impressionista? Possiamo parlare di “Impressionismo” in campo musicale? Esistono delle convergenze tra le due arti? Sono stati questi i primi dubbi che Tommasi ha provato a dipanare. “Esistono dei punti di contatto – ha precisato il critico – tra la musica di Debussy e la corrente pittorica dell’impressionismo. C’è senza dubbio una certa identità su alcuni criteri estetici di quella che è la grande pittura impressionista. Una caratteristica tipica che ritroviamo nella musica di Debussy è la grande attenzione al colore, per esempio, così come una certa vaporosità, una ricerca di sonorità impalpabili, quasi smaterializzate”.
Ogni preludio è stato poi analizzato da Alessandro Tommasi con cura, il quale ha dipinto le atmosfere che si trovano dietro le opere di Claude Debussy. Un’interessante precisazione è stata fatta anche sui “preludi” che, nelle opere del grande compositore francese, in realtà, non preludiano a niente, essendo delle composizioni a sé stanti.
“Debussy riusciva a suonare uno strumento a percussione come il pianoforte come se questo non avesse martelletti, come se potesse agire direttamente sulle corde – ha continuato Tommasi – smaterializzando anche l’attacco del suono. Gran parte della musica di Debussy nasce associata a delle chiarissime immagini, talvolta irreali, come avviene in Les collines d’Anacapri”.
Il primo dei preludi suonato da Enrico Stellini, Danseuses de Delphes (Danzatrici di Delfi), ha dato inizio alla magistrale performance del pianista di origine livornese, noto per l’autenticità espressiva e la raffinatezza timbrica delle sue esecuzioni. Dodici preludi che hanno composto un’unica, bellissima opera. Dopo le delucidazioni di Tommasi è parso quasi che il pubblico provasse a cogliere le affinità tra musica e natura, tra note e immagini.
A conclusione del concerto, c’è stata la possibilità, da parte dei presenti, di porgere al musicista alcune domande. Con eleganza e un briciolo di ironia riferita ad abitudini affermate anche in pianisti non più giovanissimi – Stellini ha infatti dichiarato “Non credo di servirmi mai dell’Ipad, per leggere gli spartiti!” – la serata è volta al termine. L’ultima domanda è stata una richiesta e così, con un “bis”, il grande concertista ha salutato l’estasiato pubblico con uno dei brani più famosi di Debussy: Clair de lune.
Il prossimo appuntamento, terzo e ultimo della rassegna, vedrà sul palco il Quartetto Enarmonia il 10 novembre. La presentazione sarà affidata a Pietro Dossena, docente di “Teoria dell’armonia e analisi” al conservatorio di Sassari.
Daniela Piras