Dall’avvento del Covid 19, la ricetta per cercare di mettere un freno alle perdite e per tentare di azionare la ripartenza è sempre stata quella del bonus. Bonus per i lavoratori a partita IVA, bonus edilizio, bonus trasporti, bonus psicologo. Strumenti necessari, fondamentali per aiutare soprattutto le fasce di popolazione rimaste più colpite da lockdown e restrizioni. Strumenti che adesso non bastano più.
Sembrano essere d’accordo tutti sul voltare pagina e salutare la logica dei bonus per cercare di ripartire veramente. Un accordo che, innanzitutto, è bipartisan. Lo aveva annunciato il segretario della CGIL, Maurizio Landini, in una intervista concessa a Repubblica: “Basta con gli interventi una tantum come i 200 euro che andranno nelle buste paga di luglio per chi guadagna fino a 35 mila euro – ha dichiarato – Questo governo continua a non capire che le persone non arrivano alla fine del mese. La situazione sociale sta diventando esplosiva. Servirebbero 200 euro al mese”.
Un parere che era lo stesso di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, che sempre a giugno scorso, intervenendo a un convegno organizzato da Confindustria Giovani, aveva spiegato come i nostri governi avessero “abusato della politica dei bonus perché la politica dà subito un compenso alla sua constituency. Non c’è mai un intervento strutturale, sono tutti interventi a pioggia”.
Ed è proprio in questo senso che si sta muovendo il nascituro governo targato Giorgia Meloni. Basta bonus, insomma, proprio come quanto sta succedendo nel mercato del gaming, un segmento che aveva puntato tutto negli ultimi due anni proprio su un marketing basato su bonus e promozioni. A dettarla la nuova linea è stato Marco Castaldo, CEO di Microgame, che durante un panel all’evento SBC Summit di Barcellona, ha cercato di prendere come modelli i casino online europei regolamentati: “Storicamente, la grande crescita del gioco online, nonché le politiche di sviluppo basate sul prezzo (tramite bonus) hanno fortemente limitato l’innovazione nel settore. Ma l’industria sta cambiando, particolarmente nei mercati più maturi e regolamentati. Occorre differenziare il proprio posizionamento facendo meno affidamento a bonus e promozioni”.
Solo così infatti si riuscirà a distinguersi all’interno di una competizione che è sempre più grande e tra leggi sempre stringenti. È questo, insomma, il modello da seguire per far ripartire l’economia italiana. Salutare le erogazioni una tantum, i contributi temporanei, per una riforma seria, vasta e totale del nostro mondo del lavoro.