L’Isola delle Rose
Sono stati tanti i casi in cui qualche cittadino privato ha avuto la folle idea di fondare una propria piccola città-stato. Per gli appassionati di cartoni animati, la scena in cui Peter Griffin fonda Petoria, un piccolo staterello formato solo dalla sua casa e dal relativo giardino, è celebre in questo senso. Altro esempio è quello reale dell’Isola delle Rose, su cui è addirittura stato girato un film. Si trattava di una sorta di piccola piattaforma galleggiante allestita sulle acque del Mare Adriatico, più o meno di fronte a Rimini e al di fuori del confine con le acque internazionali per mezzo chilometro. Lì lo Stato fu seriamente in difficoltà, ma la situazione utopica rientrò dopo poche giornate di vita della piattaforma-stato. Ebbene, il deja vu potrebbe ripetersi, questa volta con uno scopo ben più chiaro: quello di dare vita ad un piccolo stato indipendente dove fondare un casinò. Il tutto al largo delle coste della Sardegna, così da permettere a coloro che vivono al Centro Sud, i quali sono soliti giocare alle slot machine gratis da bar o con soldi veri presenti sui portali online per l’assenza di una sala fisica, di avere modo di raggiungere un casinò reale molto più vicino. Il nome del progetto è tanto iconico quanto significativo, dato che riprende il nome della città sommersa per eccellenza: Atlantida. Cambia la vocale finale, ma il senso utopistico è più o meno il medesimo.
Atlantida: il sogno di Aldo Francesco III
Atlantida è il progetto del signor Aldo Poncini, noto anche come Aldo Francesco III. Parliamo di un detective privato e sindacalista del Piemonte, che vorrebbe portare avanti la creazione di una piccola isola artificiale da collocare in acque internazionali. La geolocalizzazione è abbastanza chiara: tra la Sardegna, premiata per sette località dal mare splendido, e le isole Baleari. Un luogo perfetto per poter creare una città-casinò. Secondo quanto dichiarato inizialmente dal signor Poncini, ci sarebbero numerose aziende rientranti nel campo del gioco d’azzardo pronte ad investire cifre ingenti pur di incentivare la realizzazione di un progetto simile. Addirittura, sembrava che inizialmente i primi contratti fossero già stati firmati da queste ultime. Ovviamente il vantaggio è doppio: sia per il fondatore di questa isola del gioco, sia per le imprese del settore casinò, che potranno, secondo il sindacalista piemontese, creare delle navi apposite per il gioco d’azzardo senza, tuttavia, dover pagare delle imposte a qualcuno, nemmeno allo stato italiano. Oltre alle aziende, poi, sarebbero pronte ad aiutare il progetto anche altri 28 microstati già fondati e attualmente esistenti in tutto il mondo.
Le criticità del progetto Atlantida
Detta così sembra davvero tutto facile. I soldi ci sono, le aziende con cui firmare partnership esclusive anche, addirittura le micronazioni pronte a mettere di tasca loro fondi freschi per collaborare al sogno di Atlantida. Ma la realtà è ben diversa da quanto ci si possa attendere. Se il progetto non è irrealizzabile in senso assoluto, poco ci manca. Questo perché le norme relative alle acque internazionali, stabilite dal diritto internazionale, sono cambiate e non poco rispetto a 40 o 70 anni fa, quando fu possibile realizzare, anche se per pochi giorni, il grande sogno di Giorgio Rosa. Prima, infatti, era possibile tranquillamente avviare delle attività di vario genere che potessero esulare dalle regole imposte dai singoli stati. Come non pensare alla radio denominata Caroline, fondata da Ronan O’Rahilly. Si tratta della prima stazione radio non regolamentata della storia del giornalismo inglese, fondata grazie all’installazione di apparecchiature e trasmettitori su una nave al largo delle coste britanniche. Oggi, una cosa del genere sarebbe praticamente impossibile ed è per questo che Aldo Francesco III dovrà davvero studiarsi ai minimi dettagli la vicenda per sperare di portare avanti quel sogno chiamato Atlantida ed evitare che faccia, invece, la fine di Atlantide, sommersa sotto un mare di impedimenti burocratici.