Sassari. Un totale di 89 donne, delle quali 4 vittime di genere (codice adottato soltanto da fine novembre), 61 vittime di violenza altrui, cioè perpetrata all’interno del nucleo familiare, e 24 segnate da trauma di aggressione. Questi i dati del Pronto soccorso di Sassari relativi alle donne vittime di violenza che nel 2022 sono state registrate nella struttura dell’Aou di Sassari. Numeri che possono sembrare piccoli ma che, nel complesso, mettono in evidenza quanto la violenza di genere sia un problema sociale complesso e diffuso. E quanto il potenziamento dei servizi di supporto alle vittime e la sensibilizzazione continua siano fondamentali per garantire una società equa e libera dalla violenza di genere. Un tema di forte attualità e che, ogni giorno, riporta sulle pagine di cronaca dei giornali atti di violenza, aggressione e femminicidi.
Temi sui quali il convegno “Vittimologia, trauma e prevenzione della violenza: aspetti clinici e psichiatrico-forense” ha acceso i riflettori nel fine settimana appena trascorso (16-17 giugno 2023). L’appuntamento, organizzato dalla Clinica psichiatrica dell’Aou diretta dalla professoressa Alessandra Nivoli, si è svolto all’hotel Carlo Felice, con il patrocinio dell’Aou di Sassari e dell’Ateneo Turritano. Un’occasione per mettere attorno al tavolo professionisti, medici, psichiatri, psicologi, avvocati, esperti del mondo dell’associazionismo che ogni giorno si occupano di dare assistenza e supporto alle vittime di violenza. «Perché – come ha fatto notare Alessandra Nivoli – è necessaria un’attività di prevenzione che consideri il peso degli eventi traumatici sulla salute mentale di chi li subisce e quanto quelli possano, appunto, inficiare la vita del paziente». Dal 2018 in Clinica psichiatrica è attiva l’Unità di Vittimologia e trauma che ha in carico circa 120 pazienti vittime di eventi traumatici, di cui il 90 per cento donne vittima di violenza interpersonale e domestica. «Noi cerchiamo di rispondere alle esigenze – afferma Alessandra Nivoli – perché le richieste sono sempre crescenti. Non si tratta, infatti, di un evento emergenziale ma strutturale e quotidiano. Per questo è necessario personale specializzato».
“Se guardiamo il dato nazionale dell’Istat del 2021 – ha detto Paolo Pinna Parpaglia, direttore del Pronto soccorso sassarese – con 18,4 vittime che denunciano la violenza su 10mila accessi alle strutture sanitarie, vediamo che si tratta di numeri significativi ma che rappresentano la punta di un iceberg. Dietro c’è un sommerso, perché molte non dichiarano la violenza e chi arriva in ospedale, in Pronto soccorso, è una quota, probabilmente, minoritaria”.
E le aggressioni mettono in evidenza un contesto sociale di disagio, con alle spalle forme di abuso difficili da individuare.
“Nel nostro pronto soccorso al Materno infantile – ha detto il professor Giampiero Capobianco, direttore di Ginecologia e Ostetrica – abbiamo avuto modo di vedere donne, ma anche bambine, vittime di violenza sessuale». Vittime nei confronti delle quali è necessario adottare un linguaggio che sia rassicurante. Per questo motivo, sia Pinna Parpaglia sia Capobianco hanno rimarcato l’adeguata formazione che gli operatori devono avere in quest’ambito, utile anche a riconoscere immediatamente il fenomeno. «È anche necessario l’utilizzo di un codice di priorità – hanno detto – affinché la vittima di violenza sia presa in carico nel più breve tempo possibile e sia portata in un’area protetta. Questo anche per evitare il “rischio di ripensamento” e l’abbandono del Pronto soccorso”.
E durante il convegno è stata anche annunciata la prossima adozione, da parte della Aou di Sassari, di un percorso diagnostico terapeutico assistenziale (pdta) “Codice rosa” per le persone in condizioni di fragilità, vittime di violenza e abuso. Un percorso che coinvolge più strutture, dal Pronto soccorso all’Obi, dalla Ginecologie e Ostetricia alla Medicina legale, dalla Psichiatria alla Psicologia ospedaliera.
“Il Codice rosa – ha detto il direttore generale dell’Aou di Sassari, Antonio Lorenzo Spano – è un percorso che deve essere strutturato all’interno delle Aziende. È un percorso trasversale, perché chiama in causa vari soggetti, medici, infermieri, tecnici, psichiatri, psicologi. Chiama in causa diverse strutture: il Pronto soccorso, la Ginecologia e Ostetricia, la Medicina legale, la Psichiatria e la Psicologia ospedaliera. È un percorso che si interseca con l’esterno, con i tribunali, le forze dell’ordine, le associazioni contro la violenza. C’è la necessità, davvero, di avere un percorso integrato che dica non solo chi fa cosa ma anche, in questo caso, come fare. Un percorso così delicato che la modalità con la quale vai ad attuarlo è la vera discriminante. è quello che fa cambiare un servizio dato in maniera delicata, concreta a un servizio che potrebbe essere dato lo stesso ma non nelle giusta maniera”.
Da qui, secondo il direttore generale, la necessità di offrire un servizio attento che tenga conto proprio di quei fattori. E così dopo l’attivazione della Stanza rosa nel Pronto soccorso di viale Italia, l’Azienda sta approntando una nuova stanza all’interno del Materno infantile per dare alle vittime di violenza un’assistenza ancor più adeguata.
Un’assistenza che si intreccia anche con il territorio. “Con il nuovo Atto aziendale – ha detto Flavio Sensi, direttore generale dell’As 1 Sassari – abbiamo pensato il Dipartimento di Salute mentale e delle dipendenze come ad un modello di raccordo con l’Azienda ospedaliero universitaria, che potrebbe anche essere replicato in altre realtà, anche per la presa in carico delle vittime di violenza e dei loro aggressori”. Da qui la necessità di implementare le attività di prevenzione della violenza, sia fisica sia psicologica anche del servizio di promozione della salute e dei Consultori familiari che devono “divulgare nella popolazione la cultura del benessere nel sostenere e coltivare i propri affetti ed il prossimo in generale, facendo comprendere i tanti e profondi benefici rispetto all’esercizio della violenza”, ha concluso Sensi
Non sono quindi mancati gli interventi delle rappresentanti del mondo associazionistico, Aurora e Dafne, che hanno creato una rete di supporto e assistenza alle donne vittime di violenza.