Tommaso Delogu

di Pier Luigi Rubattu

Sassari. La meditazione di Tommaso dura sei chilometri al giorno, duecentoquaranta vasche da venticinque metri, i pensieri che guizzano nell’acqua al ritmo delle bracciate: “Molti dicono: che noia! Ma io nuotando ragiono su tante cose”. Compresi i compiti? “Quelli no. A scuola sinceramente vado così così”. Però 6 chilometri sono proprio lunghi: “Solo quando non ne hai voglia o senti che non stai andando bene. Allora sì che ti scocci”.

Tommaso Delogu, 17 anni compiuti da pochi giorni, è uno dei più promettenti nuotatori sassaresi. Allenato da Pierluigi Salis alla Sport Full Time, ha cominciato il 2025 con due titoli sardi assoluti in vasca corta (200 e 400 misti) e con un ottimo quinto posto nei 400 misti (in 4’26”24) e un decimo nei 200 misti (2’05”71) ai Criteria nazionali giovanili a Riccione.

Non un predestinato, sebbene arrivare davanti a tutti gli sia sempre piaciuto: “Alla prima gara da bambino non mi sono presentato perché avevo paura di perdere”. Il coach spiega che l’evoluzione di Delogu è stata abbastanza inattesa: “Nelle categorie esordienti era bravino – dice Pierluigi Salis, 48 anni, super impegnato anche fuori dalla piscina da quando, tre mesi fa, è diventato vicesindaco di Sassari -. Ma è dall’anno scorso che Tommaso ha iniziato a prendere fiducia e consapevolezza. I risultati si sono visti. Può fare benissimo i misti, in particolare i 400, e ha belle peculiarità nella rana e nel delfino”.

“Nel 2024 mi sono preparato seriamente per i campionati italiani giovanili, dove ho fatto due finali”, conferma Delogu, un metro e 74 per 64 chili, studente di Scienze applicate in terza liceo allo Scientifico Marconi, appassionato di basket e di musica.

Quest’inverno nuovo aumento dei carichi di lavoro – ispirandosi all’idolo Leon Marchand, il dominatore delle Olimpiadi di Parigi – e nuovo salto di qualità. Le indicazioni degli allenamenti e delle prime gare erano ottime. Tommaso si è presentato ai Criteria nazionali di Riccione con tempi che potevano valere il podio tra gli Juniores 1° anno. Tant’è vero che il quinto posto è stato vissuto quasi come una delusione: “Forse mi sono messo troppa pressione, forse mi sono stancato troppo in batteria: comunque non sono andato come speravo”.

Il coach dà una spiegazione più articolata: “Tommaso ha sempre affrontato le gare con grande determinazione, ma sta ancora scoprendo sé stesso. Da bambino e da ragazzino non ha avuto un percorso agonistico da atleta top. Si deve abituare a certe finali importanti”.

Paziente e ragionatore, Delogu fissa la linea della corsia a fondo vasca (o il soffitto della piscina di Latte Dolce, quando scivola sul dorso) ma il suo sguardo va molto più lontano: “Sogno di diventare un nuotatore professionista e penso che sia un obiettivo raggiungibile”. I genitori – babbo impiegato all’Asl, mamma segretaria in uno studio oculistico – lo avevano portato in piscina (“In vaschetta”, precisa lui) a due anni e mezzo, al seguito della sorella più grande. Una vita in acqua.

Pierluigi Salis, invece, decise di dire addio all’agonismo più o meno all’età che ha Tommaso oggi: “Non ero un atleta di livello e così a 16 anni ho iniziato a prendere tutti i brevetti di istruttore. A diciannove ero capo allenatore: il mio risultato più grande è stata la serie A che la Sport Full Time ha raggiunto nel 2016, unica società in Sardegna finora”.

Coach e vicesindaco: come si organizza? “Faccio la programmazione, vengo a bordo vasca quando posso. E mi affido ai collaboratori, a cominciare da Fabio Salvatori che è stato un mio ottimo atleta. Per quest’anno l’obiettivo di Tommaso è andare in finale ai campionati italiani giovanili in vasca da 50 metri. Nel 2026 lavoreremo per uno step ulteriore: una medaglia agli italiani di categoria e la partecipazione agli assoluti”.

Tommaso, in che cosa puoi e devi migliorare? “Prima di tutto le subacquee. E poi la chiusura a stile libero nei misti: in genere rimonto nella frazione a rana, dove vado forte, ma alla fine arrivo troppo stanco”. Fai palestra? “Sì, tre volte alla settimana dopo la nuotata: un giorno si lavora sugli addominali, gli altri due con i pesi. Credo di aver smesso di crescere, vuol dire che mi abituerò a essere affiancato da avversari che alla partenza mi guardano dall’alto in basso”. All’arrivo, spesso, è un’altra storia.