di Pier Luigi Rubattu
Sassari. Da decenni il ciclismo non era così spettacolare e prodigo di imprese leggendarie. E se un ragazzo come Antonio Muredda, classe 2006, sassarese di Monte Oro, si è messo in testa di diventare un ciclista professionista, è grazie alle fughe pazze e trionfanti del suo idolo Pogacar, alla strapotenza spericolata di van der Poel, allo sferragliare delle locomotive Evenepoel e Ganna.
Da quest’anno, per una precisa scelta di vita, e anche perché qualcuno ha visto in lui scintille di talento, Antonio Muredda corre tra gli Under 23 con la maglia di una squadra toscana, l’Unione Ciclistica Pistoiese. Parteciperà a corse importanti e farà esperienza, continuando comunque a vivere a Sassari fino all’esame di maturità.
“Vado in continente solo per le gare – spiega -, ma dopo il diploma al liceo scientifico sportivo vorrei trasferirmi in Toscana per un paio d’anni e dedicarmi totalmente al ciclismo. Per capire se posso diventare un professionista”.
Che tipo di corridore sei? “Sono alto 1,75, peso 65 chili, mi difendo su tutti i terreni ma mi piacciono soprattutto le salite brevi, esplosive”. Tipo i muri del Giro delle Fiandre, per restare all’ultima grande vittoria di Pogacar.
La bici è passione di famiglia, con radici a Illorai, il paese del padre (che lavora all’Arpas) e della madre (segretaria in una scuola). “Battista Muredda, fratello di mio nonno, è stato un buon ciclista e mi raccontava sempre di Pantani: i video del Pirata li avrò guardati mille volte. Da bambino passeggiavo in bicicletta con babbo, finché un giorno – eravamo a casa del nonno a Illorai – abbiamo deciso di pedalare fino a un laghetto. Per raggiungerlo c’era una salita abbastanza lunga e mio padre non riusciva proprio a starmi dietro. Avevo 9 anni e ho deciso di provare con l’agonismo”.
Così Antonio si è presentato all’Ozierese 1981. Come mai una società non sassarese? “È la squadra in cui aveva corso Fabio Aru. Nelle prime gare arrivavo in fondo al gruppo, ma dopo un paio di mesi mi sono ritrovato sempre tra i primi e la passione è cresciuta”.
Con la società ozierese, sotto la guida tecnica di Flavio Sulas, Muredda ha proseguito fino al 2023. Anno in cui si è presentata la possibilità di cambiare tutto. “Ad agosto sono andato con altri ragazzi sardi a gareggiare in Toscana: riuscivo a difendermi e ad arrivare nella prima parte del gruppo. Il direttore sportivo della Mepak Junior Team mi ha visto e mi ha proposto di correre con loro”.
La stagione 2024, da junior, ha visto Muredda dominare in Sardegna con sette vittorie. Il miglior risultato in continente è stato il quinto posto al Trofeo Città di Nonantola in Emilia. Da ricordare l’esperienza all’Eroica, sulle strade bianche del Senese: “Ero debilitato dalla mononucleosi, ma l’ho finita ed è stato bello”.
Per conciliare meglio ambizioni sportive e doveri di studio, Antonio si è trasferito dal Canopoleno all’Istituto Europa (è inserito anche nel Progetto Studenti/Atleti): “A scuola sono sempre andato bene, i miei genitori ci tengono e so che va fatto perché in futuro mi servirà” .
Quest’anno il salto di categoria: “La Mepak non ha la squadra Under 23 e così sono passato all’Unione Ciclistica Pistoiese, dove mi allena Giovanni Gilberti”. Capitano o gregario? “Né l’uno né l’altro. In squadra ci sono tre ragazzi più grandi e molto forti, si cerca di dargli una mano, ma in genere abbiamo tutti la possibilità di fare la nostra corsa”.
E per fare la propria corsa, a quei livelli, Antonio si allena tutti i santi giorni, 600 chilometri alla settimana più una seduta in palestra. Nei dintorni di Sassari qual è la salita dove vai a testarti? “Mi piace molto quella di San Lorenzo-Santa Vittoria, la faccio spesso”. La tua bici? “Una Drag, marchio bulgaro usato da tutto il team”.
Com’è andata finora la stagione? “A gennaio abbiamo fatto il ritiro con la squadra, poi ho avuto qualche problema di salute. Ora torno in Toscana per correre, fino al 5 maggio: il primo appuntamento è il circuito Pasqualando sabato 19 aprile a San Miniato. Più avanti farò anche corse a tappe, la prima sarà probabilmente il Giro d’Albania. L’anno scorso ero tra i primi 50 juniores in Italia, ma avrò molto da lavorare per capire qual è il mio livello”.
Gare in Sardegna? “Non ci sono corse per gli Under 23, quindi penso proprio di no”. Nell’isola vincevi quasi sempre. “In continente la realtà è molto diversa”.
Il tuo piano nel caso non dovessi arrivare al ciclismo professionistico? “Ovviamente l’università. Mi piacerebbe rimanere nell’ambito dello sport e del corpo, quindi Scienze motorie o Fisioterapia”. Svaghi? “Non so cosa siano. A ciclismo e studio dedico tutto il tempo che ho”.