Dopo il fortunato libro sul maestro Salis di Santu Lussurgiu, Premio UNESCO 1967, fondatore e voce narrante del Museo della Tecnologia Contadina lussurgese, lo scrittore oristanese Antonio Pinna, già preside dell’Istituto Statale d’Arte di Oristano, pubblica per la casa editrice Iskra di Ghilarza un nuovo libro: “La chiesa e il monastero del Carmine di Oristano Il gioiello del rococò in Italia” è il suo titolo, che richiama il giudizio espresso dal pro Corrado Maltese, storico dell’arte nel 1962 sulla cappella oristanese.

Antonio Pinna

La chiesa del Carmine di Oristano fu inaugurata il 12 aprile 1785. L’opera è stata finanziata da don Damiano Nurra, marchese d’Arcais e progettata dall’architetto sabaudo Giuseppe Viana. Rappresenta un modello di “architettura di luce”. L’interno, non ostruito da colonne, consente la diffusione morbida e avvolgente della luminosità offerta dagli ampi finestroni laterali, ovali e dal finestrone reniforme che spezza il timpano della facciata. Le decorazioni, gli stucchi, le volute e le balconate hanno la delicatezza del tardo barocco piemontese.

Lo sguardo dell’autore si sofferma sulla luce diffusa, appena attenuata da tenui penombre, valore simbolico dell’architettura post-tridentina. La formazione dell’architetto Giuseppe Viana richiama la lezione di Filippo Juvarra nella luminosa chiesa del Carmine torinese e nelle scenografiche Basilica di Superga e Palazzina Di Caccia di Stupinigi.

La chiesa, aperta per le visite il mercoledì e venerdì mattina, fa parte dal 2019 del progetto “Aperti per voi” del Touring Club Italiano, l’unico sito in Sardegna. Notevole è l’impianto del convento, abbandonato dai Carmelitani nel 1832, e entrato a far parte del demanio statale nel 1866. Riportato alla piena luce dopo un importante restauro di quaranta anni fa. presenta un ampio e suggestivo chiostro con il pozzo centrale. È sede del Consorzio UNO, l’università oristanese. Nei suoi locali si tengono lezioni, seminari, conferenze.

Il volume contiene la storia dell’Ordine Carmelitano in Sardegna ed un capitolo sulla figura di don Damiano Nurra, marchese d’Arcais, assurto ai vertici della nobiltà sarda nel Settecento, mecenate e signore malvisto dalla popolazione dei paesi rurali dei Campidani intorno ad Oristano per le sue esose e ingiustificate tasse feudali.

Nella presentazione del libro presso l’aula magna dell’università oristanese, tenutasi lo scorso 11 aprile, lo storico dell’arte cagliaritano Giorgio Pellegrini ha definito il libro, “accurato, completo e particolare”, “una pubblicazione che si attendeva da tempo”, vista l’importanza della chiesa oristanese nell’ambito nazionale.