di Roberta Oronti
Incombe l’ambigua minaccia del ritiro degli USA dalla scena internazionale. L’amministrazione Trump starebbe valutando di dimezzare, se non azzerare, i fondi del Dipartimento di Stato e dell’USAID, secondo un documento ottenuto dal periodico POLITICO.
Il DOS e l’USAID sono responsabili per la gestione degli impegni di politica estera a stelle e strisce.
Questi tagli porterebbero ad una soppressione di almeno trenta uffici diplomatici e consolari nel mondo: nell’Africa meridionale, nel Sahel, in Oceania e in Europa. Il contributo alle istituzioni internazionali come ONU e NATO, subirebbe anch’esso una decurtazione da $1.5 miliardi a $169 milioni, una cifra irrisoria rispetto ad una spesa militare nazionale di $820 miliardi (2023).
Inoltre, rischierebbero il proprio budget programmi tra cui quelli che promuovono la democrazia, gli scambi culturali ed educativi (incluso il Fulbright Program), gli aiuti alle istituzioni multinazionali e la lotta al traffico di droga.
Non si tratta ancora di una realtà. Se anche tutti i tagli venissero inseriti nella proposta di bilancio ufficiale del Presidente per l’anno fiscale 2026, non è scontata l’approvazione da parte del Congresso. Il quale ha la tendenza ad ignorare tali proposte a e ad elaborare un proprio piano.
Ebbene, la Casa Bianca del Presidente Trump grida “America First!” a pieni polmoni e questa proposta le fa eco.
La cultura della globalizzazione, promossa negli ultimi ottant’anni dalle precedenti amministrazioni, è spirata questo 20 gennaio 2025, sotto la tesa larga della First Lady.
L’intenzione parrebbe quella di ritirare la superpotenza a stelle e strisce dall’impegno internazionale. In differita con la forte attività di diverse missioni diplomatiche come le negoziazioni indirette con l’Iran in Oman, le trattative con l’Ucraina, la Russia, Israele e i gli accordi sui dazi.
Diviene necessario precisare: il piano potrebbe essere di restare protagonisti, ma alla maniera Trump e il mondo starà a guardare.