Il 19 marzo 2025 rimarrà impresso nella memoria della comunità ozierese perché in questa data è stato festeggiato il Sessantennio della fondazione della parrocchia di San Francesco. Si deve infatti all’allora vescovo di Ozieri, monsignor Francesco Cogoni, la bolla con la quale, proprio il 19 marzo 1965, erigeva canonicamente in parrocchia la chiesa col titolo di San Francesco. Questo importante anniversario è stato festeggiato con diversi eventi programmati dal Consiglio pastorale sotto la guida del parroco don Roberto Arcadu.

I festeggiamenti hanno preso avvio col convegno dal titolo Il cammino giubilare di una comunità ecclesiale tra storia, arte e attualità, svoltosi proprio mercoledì 19 marzo, che ha visto una grande e attenta partecipazione di cittadini. Nel saluto introduttivo il vescovo Corrado Melis ha sottolineato come fosse l’occasione di riflessione per la comunità di San Francesco e per l’intera città, ma anche l’importanza sia delle proprie radici che delle ali aperte a prospettive nuove di partecipazione e di missione. Al saluto del sindaco Peralta è seguito quello di don Roberto che ha evidenziato l’opportunità offerta dai tre incontri per guardare al passato con riconoscenza e al futuro con impegno e speranza.

La moderatrice Maria Antonietta Canu ha presentato i relatori: Mons. Tonino Cabizzosu si è soffermato su un tema estremamente interessante relativo ai quattrocento anni di storia sociale e religiosa del nostro territorio, catturando l’interesse dei presenti. Con dovizia di particolari, lo storico Cabizzosu ha trattato della fondazione del convento di Frati Minori ad Ozieri, dovuta al Beato Bernardino da Feltre, presumibilmente nell’estate 1470 nonché della costruzione della chiesa di San Francesco, la quale venne consacrata dal vescovo di Alghero Pietro Frago il 24 aprile 1575 e nel cui altare principale furono poste le reliquie dei santi Vincenzo e Anastasio, Zenone, Tabeo e Umberto. Ha concluso col dire che, a parte qualche limite, la storia della presenza francescana a Ozieri appare rilevante e, all’interno della propria Provincia, seconda solo a quella di San Pietro in Silki a Sassari.

Ha preso quindi la parola l’architetto Michele Calaresu approfondendo sia l’aspetto architettonico della chiesa di San Francesco, edificata in stile gotico-aragonese, risalente alla metà del Cinquecento, con diversi successivi rimaneggiamenti, ha descritto sia l’altare monumentale in legno dipinto di verde e d’oro sia le sue opere d’arte, alcune di notevole pregio appartenenti al pittore Giuseppe Altana. Lo studioso di storia dell’arte ha concluso il suo appassionante intervento col dire che nel 1978 venne avviato il grande ciclo di dipinti (110 mq complessivi) sulle pareti del cleristorio della navata principale, del presbiterio e della cantoria con scene della vita di S. Francesco da parte dell’artista romano di origine polacca Eugenio Bardzki (1908-2009), completati nel 1979. Sempre Bardzki, inoltre, tra il 1980 e il 1981, ha realizzato anche cinque pregevoli oli su tela di grandi dimensioni, che rappresentano San Giuseppe col Bambin Gesù, il Sacro Cuore di Gesù, San Pio X, Santa Rita da Cascia e Santa Chiara d’Assisi. Anche il pulpito e il porta-cero in trachite rosa locale furono ideati da Bardzki poco dopo la realizzazione dei dipinti murali; la definizione scultorea delle linee generali fu affidata allo scalpellino Macario Corrias, mentre Bardzki intervenne successivamente per definire artisticamente le figure scolpite che consistono nei simboli degli Evangelisti per il pulpito e nei frati e angeli per il porta-cero.

Ha chiuso i lavori Padre Morittu, il quale, partendo da sue esperienze personali, ha approfondito un tema particolarmente suggestivo, presentando un San Francesco quanto mai attuale, nonostante il cambiamento di epoca, con la vivacità e personalità che lo hanno caratterizzato, ha ribadito con forza. Ha insistito sull’importanza della semplicità nel servire con amore, nel vedere Dio in ogni creatura, prendendo appunto ad esempio l’operare del fraticello di Assisi che ha dedicato la sua vita alla cura degli ammalati, degli ultimi, degli emarginati; ha concluso col ribadire che nella parrocchia, punto di riferimento per la comunità, deve prevalere l’unità, la fraternità, il rispetto, affinché sia non solo un luogo di preghiera, ma di sostegno vicendevole gli uni con gli altri, un impegno concreto nella crescita umana e spirituale e nella condivisone del bene. Un profondo silenzio è seguito a queste riflessioni e successivamente un grande applauso.

In chiusura del convegno il sindaco Peralta ha espresso il suo più vivo apprezzamento per gli interventi, ribadendo la grande cura che l’amministrazione comunale ha per i propri beni, e ricordando le altre figure significative che si sono spese per la comunità, come don Careddu, don Demartis, don Olivas, don Salis ed altri.