Pochi sanno che il più grande stampatore d’arte del dopoguerra è sardo. Renzo Romero per le Istituzioni e il mondo culturale isolano è un autentico sconosciuto. Eppure la sua stamperia ha contributo allo sviluppo dell’arte grafica contemporanea imponendosi come il centro di lavoro più raffinato e innovativo della cultura artistica degli anni ’60. Luigi Spazzapan, Emilio Vedova, Capogrossi, Afro Basaldella, Piero Dorazio, solo per citarne alcuni, hanno lavorato con lui e lo hanno considerato un vero maestro dell’incisione e loro stretto e indispensabile collaboratore.
Renzo Romero nasce a Burgos, nel profondo Goceano, nel 1921. Rimasto orfano è costretto abbandonare giovanissimo la Sardegna e a vivere da emigrante a Torino e Milano.
Indomabile, vive le condizioni disagiate riservate ai nuovi arrivati dalla società borghese e tradizionalista torinese che mal sopporta il fenomeno dell’ emigrazione.
Indocile, abbandona gli studi regolari e si avvicina all’arte da autodidatta. Appassionato per il disegno inizia a lavorare come disegnatore di stoffe.
Caparbio, nel dopoguerra riesce a superare l’emarginazione della Torino-bene e a sentirsi accettato ed integrato nell’ambiente culturale. Allaccia, in particolare, un sodalizio di profonda e duratura amicizia con il pittore Luigi Spazzapan e con lo scultore Umberto Mastroianni ponendosi alla testa di una generazione di artisti in lotta con il clima ristagnante torinese che vuole svecchiare e internazionalizzare.
Nel 1957 si trasferisce a Roma. Apre la “Litografia Romero”, un esclusivo spazio di studio e ricerca dell’arte astratta italiana. Intorno a lui si forma una cerchia di artisti che rappresentano l’area più innovatrice della ricerca artistica del secondo dopo guerra. Non solo pittori come Corrado Cagli, Achille Perilli, Gastone Novelli, Giuseppe Santomaso, Giulio Turcato nel suo atelier accorrono poeti come Giuseppe Ungaretti, critici d’arte come Nello Ponente e Cesare Vivaldi, uomini politici intenditori di grafica come Giovanni Pieraccini.
La Stamperia Romero lavora e sforna straordinarie opere nel campo della grafica astratta per oltre un trentennio, interpretando mirabilmente gli sviluppi dell’arte incisoria. Ha chiuso nel 1986. Renzo Romero è morto nel 1994.
Il Circolo “Nuraghe – Pinuccio Sciola” di Fiorano Modenese adesso, vuole far conoscere la sua storia, attraverso la forza promozionale del cinema. La Regione Autonoma della Sardegna ha finanziato il progetto, tramite l’Assessorato del Lavoro, nell’ambito del programma annuale per l’emigrazione.
Le vicende umane di Romero, segnate dalle sofferenze dell’emigrazione e costellate dai successi artistici, diventa quindi una pellicola con destinazione internazionale.
La direzione del film, intitolato provvisoriamente “Le matrici di Romero“, è stata affidata alla talentuosa regista Simonetta Columbu che ha presentato il suo lavoro con queste parole: “Renzo Romero è stato un grafico di grande talento ma anche e non di meno uno stampatore di straordinario spirito inventivo che tra gli anni Sessanta e Settanta, in una propria stamperia creata a Roma, ha riprodotto le opere grafiche di centinaia di artisti italiani dediti in quel periodo a ricerche e sperimentazioni di carattere grafico La preparazione del documentario è già in atto e tra breve la troupe lascerà la Sardegna per recarsi a Roma dove avverranno le prime riprese. Prima location sarà l’Istituto Centrale per la Grafica dove sono conservate nientemeno che 714 matrici realizzate in rame, zinco, piombo, acciaio e perfino cartone, create da Romero e da lui stesso donate nel 1986 all’istituto Centrale per la Grafica che attualmente fa parte del Ministero della Cultura. Queste matrici hanno un duplice valore: innanzitutto attestano le ricerche di Romero volte a trovare soluzioni a un problema che è stato e continua ad essere del tutto attinente all’epoca moderna: il problema della riproducibilità delle opere d’arte, in questo caso opere d’arte di carattere grafico. Al tempo stesso queste matrici richiamano i numerosi artisti italiani che si sono avvalsi del genio tecnico e creativo di Romero. Tra i tanti mi limito ora a ricordare alcuni nomi prestigiosi tra i quali Giuseppe Capogrossi, Achille Perilli e Corrado Cagli.
La seconda tappa e location del documentario – prosegue la regista cagliaritana – sarà ad Orvieto dove risiede Randa Romero, la figlia di Renzo, che non potrà che essere fonte di preziose informazioni e forse aneddoti sull’avventura artistica ed esistenziale del padre. Infine, terza location, questa in Sardegna, il paese natale di Romero, ovvero Burgos.
La troupe, sarà anche lì, tra i cittadini di Burgos, alla ricerca di memorie e testimonianze che possano concorrere al racconto del nostro protagonista”.
Il documentario è in buone mani.
Simonetta Columbu (Cagliari,1993) è tra le più apprezzate attrici italiane della nuova generazione. Ha studiato recitazione al Duse International Roma. Dopo aver interpretato lungometraggi come Su re diretto da suo padre e cortometraggi come Disco Volante di Matteo Incollu, primo Premio a Visioni Sarde ha debuttato sul grande schermo con Io sono Tempesta (2018) di Daniele Luchetti. È stata protagonista nella serie Che Dio ci aiuti (2019-2021). Nel 2021 ha recitato in Mollo tutto e apro un chiringuito di Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Marco De Crescenzio. È tra i protagonisti dell’ultimo, atteso film di Bonifacio Angius Confiteor- Come scoprii che non avrei fatto la rivoluzione. Dopo queste esperienze Simonetta Columbu si appassiona al giornalismo, alla fotografia in pellicola e al documentario e decide di passare dietro la macchina da presa. La sua opera prima Gli Ospiti, film intenso e commovente, è stato premiato al Festival Visioni Italiane di Bologna.
Simonetta è la figlia del noto regista Giovanni Columbu, autore di Arcipelaghi e Su Re. Il nonno era Michele Columbu, scrittore e leader storico del Partito Sardo d’Azione. La nonna era Simonetta Giacobbe, figlia di Dino che andò a combattere nella guerra civile spagnola con le Brigate internazionali era sorella di Maria, la grande scrittrice di Diario di una maestrina deceduta il 27 gennaio 2024 a Copenaghen.