di Pier Luigi Rubattu
Palla a Giulia, canestro. Non proprio uno schema, però era la scelta più redditizia per le sue compagne, prima alla Pallacanestro Alghero poi al Basket90 Sassari. Più alta, Giulia Olandi, più brava, più tutto, sin da bambina. Ma quella di essere dominanti è una consapevolezza che può ritorcersi contro chi domina, può falsare la realtà, far sembrare le cose troppo facili.
Così Giulia Olandi a 15 anni ha deciso di partire da Alghero per la Lombardia e di andare a giocare a Costa Masnaga, un paese di meno di cinquemila abitanti in provincia di Lecco con una squadra di basket in serie A2 e un settore giovanile tra i più rinomati in Italia.
Dalla Riviera del Corallo alla Brianza, già il salto climatico è difficile da digerire: “L’anno scorso è stata abbastanza dura, ora mi sono abituata”, dice Giulia, che ha compiuto diciassette anni il 9 gennaio e punta a restare in maglia azzurra dopo il bel Campionato europeo under 16 giocato l’estate scorsa: quasi sempre in quintetto e miglior marcatrice dell’Italia (13 punti) nella finale per il terzo posto con la Spagna. “Credo sia stata la mia partita più bella, anche se abbiamo perso di tanto. Quest’anno spero di conquistare il posto nella nazionale under 18”.
Giulia Olandi – playmaker-guardia, un metro e 75 per 65 chili – a Costa Masnaga si allena con la squadra di A2: “Sono nella rosa delle dodici giocatrici, ma non sempre vengo convocata perché in trasferta vanno in dieci. Nei campionati giovanili gioco sia con la under 17 sia con la under 19: è quello che mi interessa di più in questo momento, perché il confronto con le altre ragazze è molto più competitivo di quello che avrei potuto avere in Sardegna”.
La scelta di Giulia e di tanti altri sportivi sardi non è diversa, in fondo, da quella dei cosiddetti “cervelli in fuga”. Può dispiacere, ma c’è anche da essere orgogliosi. In Sardegna, quando appare l’atleta-diamante, c’è sempre un uomo o una donna di sport che riesce a lucidarne il talento. Poi è obbligatorio confrontarsi con i più forti fuori dall’isola. Ma attenzione, nello sport non emigrano soltanto i muscoli: l’intelligenza e la determinazione contano altrettanto.
Per capirlo, seguiamo il percorso di Giulia Olandi: “Ho iniziato a 4 anni alla Pallacanestro Alghero con Antonello Muroni. In famiglia siamo tutti sportivi, mamma ha giocato a basket fino alla A2, babbo ha fatto calcio e pallacanestro. Ho provato anche la ginnastica, il nuoto, la pallavolo: ero brava, ma sono tornata subito al basket. Ad Alghero sono rimasta fino a 13 anni, seguita da Muroni, Peppe Mulas e Stefania Bazzoni, poi sono passata al Basket90 dove avevo come allenatore Giulio Fenu. Giocavo sotto canestro per sfruttare la differenza di altezza, ma quando hanno cominciato a convocarmi nelle nazionali giovanili gli allenatori mi dicevano: ne abbiamo tante più alte di te, bisogna invertire i ruoli”.
Olandi ha dovuto lavorare ancora di più su sé stessa, dopo che per anni il gioco era stato ‘diamola a Giulia che segna’. Tirare da fuori e portare palla ti è venuto naturale? “Ero abituata ad attaccare direttamente a canestro e a fare i punti da sotto: 25/30 a partita e anche di più. Adesso il tiro da fuori mi viene facile. Ho fatto un po’ più di fatica per il playmaking, ma ormai questo è il mio ruolo, anche quando gioco in serie A. Non credo di essere mai stata egoista: in Sardegna dipendeva dalla partita, se era importante cercavo di fare tanti punti, altrimenti provavo a far giocare le compagne. Quando c’è da passare la palla la passo, non mi faccio prendere dalla tentazione di tirare”.
La trasformazione di Giulia come giocatrice è cominciata tra Alghero e Sassari, ma “io avevo intenzione di andare via un anno prima, nel 2022. Sono rimasta, a metà stagione ero già pentita e mi sono detta: ‘L’anno prossimo vado di sicuro’. Abbiamo deciso con la famiglia e con Antonello Muroni, che mi ha consigliato di fare quest’esperienza: ‘Ora o mai più’. Avevo proposte da molte società, ho scelto Costa Masnaga perché ha un settore giovanile di grande tradizione”.
Piccolo paese della Lombardia, Costa Masnaga nel basket non è troppo lontano dall’America. Da qui sono uscite le favolose gemelle Villa, Matilde ed Eleonora: la prima è playmaker della Reyer Venezia campionessa d’Italia ed è stata scelta dalle Atlanta Dream con il numero 32 al draft Wnba; la seconda nel 2023 è andata a giocare con l’università di Washington State.
La vita di Giulia in Brianza è da atleta professionista, per giunta pendolare: “Vivo in una casa a Garbagnate Monastero, un paese vicino, con altre 3 atlete e una coppia che ci fa da mangiare, ci porta a scuola, ci controlla un attimo… ma c’è poco da controllare, oltre ad allenarci, giocare e studiare non abbiamo tempo di fare altro. A scuola vado a Oggiono, un altro paese della provincia di Lecco, faccio la quarta liceo scientifico”. I voti? “Buoni”.
Il culmine della carriera di Olandi, finora, è il Campionato europeo under 16 in Ungheria: “Il raduno della nazionale dura un mese, pensi solo a quello, ti alleni tre ore la mattina e tre ore la sera, dai il meglio per conquistare il posto in squadra. E ce l’ho fatta: eravamo partite in 24 e siamo rimaste in dodici. Ci siamo divertite, ci siamo messe in competizione con ragazze molto più forti fisicamente. Abbiamo avuto tanti infortuni ma siamo arrivate quarte, non se l’aspettava nessuno”.
Giulia, i tuoi punti di forza? “In campo riesco a fare un po’ tutto. Mi piace difendere e se difendo bene mi carico per l’attacco. E so dare il meglio nelle partite più importanti”. Che cosa c’è da migliorare? “Tanto, soprattutto quando porto palla. Faccio lavoro individuale e sto chiedendo di farne sempre di più: ball handling, palleggio, cambio di mano, uno contro uno. Un altro difetto è che sento molta pressione all’inizio della partita, però poi mi passa”.
Come vedi il tuo futuro nella pallacanestro? “Spero di continuare a giocare, il basket è la mia passione. Non so se possa diventare un lavoro: tra le donne, se non sei forte forte forte, di soldi ne girano pochi”. Hai un piano B? Hai già deciso che cosa studierai dopo il liceo? “Non ne ho la minima idea”. Passioni oltre al basket? “La moda”.
Sogni anche tu l’America? La Nba femminile, come Catarina Pollini e Cecilia Zandalasini? “Magari… Il film me lo faccio, ma so che la realtà è un’altra cosa”.