di Pier Luigi Rubattu
Sassari. C’è un corpo che incombe e uno che soccombe, dentro la gabbia. Due giovani corpi allenatissimi. La situazione si potrebbe ribaltare in un attimo. Ma per adesso il potere ce l’ha chi sta sopra e inchioda l’avversario a terra. “Il momento più bello di un combattimento”, dice Andrea Macis, 14 anni appena compiuti, sassarese di Sant’Orsola, campione italiano 2024 e vincitore della Coppa Italia di arti marziali miste (Mma) nella categoria youth 62 kg. A quel punto che fai, Andrea, lo tempesti di pugni per stenderlo definitivamente?
(Non fatevi spaventare dalla sigla Mma – Mixed Martial Arts – anche se avete sentito dire che è il più sanguinario tra gli sport. Aspettate un po’. Tenete compagnia per qualche secondo ad Andrea Macis e all’avversario che sta pensando a come guizzare via dalla sua presa).
“Niente pugni – spiega il campioncino sassarese -. Cerco di tenerlo fermo e di arrivare alla sottomissione”, cioè alla resa dell’avversario ormai impotente. Il regolamento mette un limite preciso: fino a 18 anni non si può colpire l’avversario alla testa. In teoria Andrea potrebbe sferrare pugni al corpo e alle gambe, ma in quella posizione a terra è tutt’altro che semplice.
Dimentichiamo allora il ferocissimo Conor McGregor e tutti gli altri professionisti che se le danno all’ultimo sangue nella gabbia ottagonale delle Mma, in cambio di un sacco di soldi e di una fama planetaria. Parliamo invece di uno sport di combattimento come altri, con tutele e controlli e con l’ambizione di entrare fra gli sport olimpici.
“Le Mma sono nate negli anni Novanta come un misto di lotta olimpica, pugilato, muay thai e jiu-jitsu – dice Angelo Tarantini, 50 anni, sassarese, allenatore di Andrea Macis al Tarantini Fight Club -. Ma ormai sono una disciplina a sé: il regolamento ha preso da ciascuno sport di contatto ciò che è più utile. Le arti marziali miste sembrano molto violente perché siamo abituati a vedere match di atleti incredibili che usano i gomiti e tutto quello che possono. Certo, è un bloody sport, uno di quelli dove si vede tanto sangue, come nel rugby per esempio, ma i danni effettivi sono rari”.
Per questo motivo i genitori di Andrea non hanno fatto troppe storie quando il ragazzo, a 12 anni, ha deciso che era stufo del calcio e ha bussato in palestra. “Mamma all’inizio non voleva, ma sono riuscito a convincerla”. Vengono a vederti in azione? “Se combatto a Sassari sì”.
Ma perché hai scelto le arti marziali? “Gli sport con le mani mi sono sempre piaciuti”. Diciamo che eri uno di quei bambini che ci tengono a farsi rispettare. “A me piace vincere. E se vinci tu da solo è meglio che vincere con una squadra”.
Il maestro Tarantini ha individuato subito la qualità essenziale: “La testa, che è l’80 per cento di un atleta di Mma. Se uno è forte, coordinato, resistente, acrobatico, se ha quel quid in più, devi insegnargli la cultura del lavoro. Il primo incontro della sua vita Andrea lo ha fatto direttamente ai campionati italiani, ha sempre combattuto con avversari più esperti, ma sa ascoltare i consigli che gli arrivano dall’angolo. Nella sua categoria non ha mai perso. Mai. Però a un certo punto mi è sembrato che la facilità delle vittorie gli stesse facendo smarrire la disciplina. No caro Andrea, non devi volare troppo alto. E così gli ho organizzato un match con un atleta più grande e più forte, per essere sicuro al cento per cento che perdesse”.
La stagione 2025 di Andrea Macis – un metro e 69 per 61 chili, studente al primo anno del Polo Tecnico di Sassari – comincerà in ritardo. Solo a fine gennaio gli toglieranno il gesso dal braccio destro: si è rotto il gomito cadendo durante il riscaldamento. Gli obiettivi comunque non cambiano: “Il titolo italiano nella sua classe di età (14/15 anni) e la convocazione in Nazionale – dice Angelo Tarantini -. Più avanti faremo combattere Andrea anche nel pugilato e nella muay thai”. Che tra le singole arti marziali è quella preferita da Macis: “C’è più soddisfazione a dare i colpi”.
Andrea, tu hai la consapevolezza di poter stendere il ‘cattivo’ di turno. Come la vivi quando sei in giro con gli amici? “Non sono il tipo che si mette a fare risse, non si sa mai come finisce”. Ma i tuoi compagni quando escono con te si sentiranno più tranquilli. “Sono tutti più grandi di me! Ancora le busco da loro”. Puntualizza Tarantini: “Una volta che entri in gabbia impari a conoscerti, a gestire le paure, a controllare lo stress. Una rissa in strada dura dieci secondi, tu sei abituato a fare a botte per 5 minuti di seguito. Cosa te ne importa di scontrarti?”.
Calma olimpica, insomma. Anche perché le Olimpiadi sono un obiettivo esplicito delle Mma, che in Italia fanno parte della Federkombat. “Finalmente siamo entrati nel Coni. Il nostro è uno sport che è partito al contrario, dai professionisti, con sfide per capire non tanto chi è l’atleta più forte, ma qual è la disciplina più forte. Però mancava la base dei giovani, di un circuito dilettantistico che è stato costruito negli anni ed è entrato nei vari comitati olimpici. Il regolamento è tutto in funzione della sicurezza. Un ragazzo come Andrea nel pugilato può combattere dando e prendendo pugni in faccia, nelle Mma è vietato farlo fino ai 18 anni: i guanti sono piccoli rispetto a quelli della boxe e la fase di lotta non consente di usare il caschetto”.
Quasi mezzo secolo fa si sfidarono il più grande pugile della storia, Muhammad Alì, e il lottatore giapponese Antonio Inoki. Sembrò uno spettacolo fine a sé stesso, quasi una farsa. Invece fu uno dei primi passi verso le Mma: “Il nostro è uno sport in continua evoluzione – spiega Angelo Tarantini -. Il campione del mondo di dieci anni fa dell’Ufc (Ultimate Fighting Championship, la più importante organizzazione internazionale di Mma) oggi perderebbe rapidamente con uno qualsiasi dei Top 15”.
La durata di un incontro di Mma? “Nei campionati un solo round di 4 minuti, perché puoi affrontare molti avversari in una sola giornata – risponde Tarantini -. Nei gala (i tornei) invece si fanno tre round da 2 minuti”. Scontri brevi e intensissimi, botte, sofferenza, fatiche bestiali. Per reggerle bisogna allenarsi severamente. “Cinque sedute alla settimana, da lunedì a venerdì, per circa due ore – riassume Andrea Macis -. Un giorno di preparazione fisica specifica il giovedì”.
Andrea, si discute con il maestro? “No”. Mai capitato di dire la tua? “Non si può”.
Maestro, quanta severità. “Un paio di volte gli ho detto bravo, ma sono molto parco, soprattutto quando vedo il talento”.