Cagliari. Nella casa circondariale di Uta si sono registrati nuovi momenti di tensione nei primi giorni del 2025. Un detenuto, proveniente da Rebibbia e già noto per comportamenti problematici, ha appiccato un incendio nella propria cella del reparto isolamento. L’episodio ha richiesto l’intervento del personale per evacuare il reparto, con sette agenti della Polizia Penitenziaria intossicati dal fumo, di cui quattro trasportati in ospedale.

“Si tratta di un evento che conferma una situazione complessa e difficile da gestire”, spiega Luca Fais, segretario regionale del SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria). “L’istituto è sovraffollato: a fronte di una capienza di 250 posti, ospita oltre 750 detenuti. Questo rende la gestione quotidiana estremamente complicata e aumenta i rischi per il personale”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha espresso vicinanza agli agenti coinvolti, sottolineando l’importanza di un intervento strutturale per affrontare le criticità. “Il discorso di fine anno del Presidente Mattarella ha richiamato l’attenzione sul sistema penitenziario. È necessario ripensare il carcere per garantire condizioni di lavoro dignitose al personale e percorsi di recupero per i detenuti, come affermato dal Capo dello Stato: ‘Nei nostri istituti di pena si deve respirare un’aria diversa’”.

Il SAPPE propone un approccio in tre livelli per riformare il sistema: pene alternative per reati minori, una gestione più efficace delle condanne superiori ai tre anni e il potenziamento delle strutture di massima sicurezza. “Questi interventi potrebbero ridurre il sovraffollamento e migliorare la qualità della vita all’interno degli istituti”, ha dichiarato Capece.

“Il motto del nostro Corpo, Despondere spem munus nostrum (Garantire la speranza è il nostro compito), ci guida nel nostro impegno quotidiano”, conclude Capece. “Tuttavia, è essenziale che l’amministrazione penitenziaria affronti con urgenza le problematiche di Uta e di altre realtà simili per garantire sicurezza, dignità e speranza”.