di Antonella Fancello *

Sono GenX anagraficamente ma molto GenZ “inside”, dentro.

Riporto una riflessione fatta dalla mia collega Daniela Pagnini sul fatto che a partire da gennaio 2025 nascerà la Generazione Beta, successiva alla Generazione Alpha.
Questo nome segue l’alfabeto greco: dopo “Alpha”, ecco “Beta”. La clusterizzazione (brutta parola!) serve a chi studia, attraverso i “comportamenti osservabili”, come/quanto cambiamo nei comportamenti da una generazione all’altra.

Ma chi sono quelli della Generazione Beta?
I Beta saranno i nati dal 2025 in poi, e molti di loro saranno i figli della Generazione Z (quella dei nati tra fine anni ’90 e primi anni 2010).
La Generazione Z, che spesso associamo al concetto di “giovane”, sta quindi crescendo: molti di loro stanno entrando nella piena età adulta e diventando genitori e trasmettendo quindi valori, abitudini, molto diverse da quelle che noi della generazione X (un po’ troppo stacanov!!!) abbiamo ricevuto dai nostri genitori.

Questo ci ricorda che il concetto di “giovinezza” è relativo, influenzato dal tempo che scorre e dall’evoluzione delle nostre percezioni.
Tutto cambia, anche nel mondo del lavoro.
Le tendenze generazionali e le dinamiche professionali si trasformano continuamente, portando nuove sfide e opportunità.

Anagraficamente io sono nel bel mezzo della generazione X ma ho sempre ragionato (anche inconsapevolmente) “lavorativamente” come la Generazione Z: mai avuto il mito del posto fisso (ho ben appreso la lezione da un mio prof all’Università che ci metteva in guardia poco prima della laurea: e adesso non appiattitevi sul posto fisso, se volete crescere non cercatelo) e io non solo non l’ho mai cercato su postu (come lo chiamiamo da queste parti in lingua sarda) ma quando ne ho avuto la possibilità l’ho proprio scansato ritenendo che sarebbe stato la “morte” della mia crescita professionale e interiore, morirei se ogni giorno dovessi timbrare un cartellino o a fare ripetitivamente sempre la stessa cosa; il bello di ciò che faccio, la ricchezza di ciò che so oggi è determinata dal mio aver imparato dagli altri in un contesto professionale estremamente sfidante e in continua evoluzione (ho certamente interiorizzato in pieno il concetto di flessibilità e capacità di adattamento a un cambiamento continuo, tipico del nostro tempo) apprendendo in continuazione da persone “più brave di me” (il life long learning per me è un mantra, un mood, una scelta di vita) nelle decine di progetti nei quali sono stata chiamata a dare un mio contributo; dico sempre di aver imparato “dai migliori” e oggi posso tra l’altro dire con certezza che la mia fortuna è stata non aver mai cercato il guadagno dandogli priorità, il profitto, anzi, ho fatto, faccio e continuerò a fare sia cose per cui mi pagano che tante, tantissime cose senza nulla in cambio e/o per il semplice piacere di farle.

Ritengo sia importante guadagnare quanto ci consente di vivere dignitosamente e non cercare ciò che ci fa guadagnare di più ma ciò che ci piace fare e quindi stare meglio; studio, non smetto, di questi tempi non è possibile smettere di studiare; è studiando sempre che oggi dopo quasi 30 anni posso scegliere come e per chi lavorare bilanciando il lavoro con il mio benessere (il famoso work-life balance di cui si parla tanto) e così ho scelto di vivere in un luogo straordinario e, salvo rare eccezioni, di accedere solo ad incarichi che mi consentono di lavorare da remoto (tranne ovviamente quando scelgo di partecipare agli eventi ai quali ho la fortuna di essere invitata o quando scelgo di andare in aula, contesto al quale non so rinunciare ma perché mi piace da morire non perché mi fa guadagnare, e chi insegna nelle università italiane lo sa) ed è bello che oramai siamo sempre di più a fare questa scelta (sta crescendo sempre di più il numero di lavoratori e lavoratrici che sta lasciando il posto fisso, parliamo di un cambiamento culturale epocale) approfittando di ciò che ci ha lasciato in dote nel 2024 lo sviluppo tecnologico e di cui la Generazione Z ha capito il senso in pieno dopo lo shock della pandemia.

Riflessione: come queste evoluzioni influenzano le aspettative, i valori e le relazioni tra generazioni nel lavoro, nella società, nelle relazioni? Una cosa è certa: nulla è statico, tutto è in movimento, “Panta rei” disse qualcuno, è questo il bello della vita e io sono felice di questo spaccato infra-generazionale nel quale la vita mi ha “incastrata”: “X” nella carta di identità ma “Z” dentro ✍

 * Attivista digitale – Docente universitaria – Member board AICA – Senior consultant FormezPA