di Gavino Bingio Garau *
Esistono molti luoghi comuni per descrivere i sardi. Alcuni stupidi: testa dura, permaloso, pecoraio, e alcuni veri: come il sentirsi legati in maniera viscerale alla propria isola, alla natura, ai profumi, agli usi e a tutte le cose che in un modo o nell’altro ne siano testimonianza e riportino alla mente e al cuore la parola magica: Sardegna.
In TV mi basta vedere un piccolissimo indizio e capisco subito se si sta parlando della mia terra.
Riconosco un/a sardo/a dagli occhi.
Mentre camminavo in via degli Ortolani a Bologna ho visto qualcosa che al primo impatto mi ha intristito e fatto arrabbiare: sopra il cassonetto verde di Hera, quello del vetro e dei barattoli, ho notato un oggetto che già da lontano mi suonava familiare. Mi sono avvicinato a passo svelto e mi sono trovato davanti a una statuina che rappresentava un pastore (lodi e gratitudine ai nostri pastori che da secoli fanno girare l’economia sarda) con il vestito tradizionale in uso comune più o meno fino alla fine degli anni 60.
Mio bisnonno vestiva così. Era bellissima, perfetta. Subito ho riconosciuto che si trattava di una statuina di Stelio Mola, uno degli artisti più famosi per questo genere di opere.
So che può sembrare stupido o esagerato, ma in principio mi sono sentito quasi offeso: perché buttare nella spazzatura, una – seppur piccola – opera d’arte che rappresenta una terra? Perché non portarla a un mercatino o a un negozio che prende oggetti non desiderati?
Ho pensato: se c’è l’uomo deve esserci anche la donna, perché questi oggetti in genere vanno in coppia. Ho circumnavigato il cassonetto, ci ho ficcato quasi la faccia dentro, ma non ho trovato niente.
Ho preso la statuina con delicatezza, come se fosse qualcosa di vivo, e l’ho battezzata Tiu Barore (zio Salvatore). L’ho portata a casa e l’ho messa vicino ai libri di professor Francesco Cesare Casula, uno dei più grandi studiosi di storia sarda.
Messo lì, sembrava che Tiu Barore abbozzasse un piccolo sorriso e la sua espressione pareva volesse dirmi: “Grazie, adesso mi sento veramente a casa mia”.
W Tiu Barore e mi raccomando: “Non abbandonate i cani in autostrada”.
* Gavino Bingio Garau, originario di Codrongianos, carabiniere in pensione, è uno dei più forti mezzofondisti sardi di tutti i tempi. Vive a Bologna da 44 anni