di Pier Luigi Rubattu
Sassari. Per la serie “le società sportive con i nomi più belli” (a insindacabile giudizio di chi scrive), dopo i Lupi del Goceano tocca ai Guerrieri del Pavone, che hanno avuto l’onore di essere citati in diretta da Franco Bragagna, l’eterno telecronista dell’atletica, durante la 50 km di marcia alle Olimpiadi di Tokyo. Quel giorno era in gara il sassarese Andrea Agrusti, delle Fiamme Gialle ma nato “Guerriero”.
Poiché Agrusti – l’atleta più illustre cresciuto nella società fondata nel 2002 – è umile, razionale e tutt’altro che “pavone”, va detto subito che il nome così suggestivo non è un misto di aggressività e vanità. Lo spiega Marco Eugenio Sanna, 66 anni, sassarese, poliziotto in pensione, attuale presidente dei Guerrieri del Pavone.
“Negli anni ’90, con alcuni colleghi della Polizia di Stato, avevamo creato un settore atletico che è andato avanti per sei anni. A un certo punto abbiamo pensato di aprire agli esterni. Domenico Caria, il proprietario del ristorante Il Pavone di Alghero, anche lui appassionato di corsa, si è offerto di sponsorizzarci. Chiamarci solo ‘Il Pavone’ non ci convinceva, abbiamo cercato un nome più accattivante e abbiamo aggiunto ‘I Guerrieri’. Caria è stato eletto presidente ed è rimasto in carica fino al 2007, quando ci siamo trasferiti da Alghero a Sassari”.
A gennaio i Guerrieri del Pavone compiranno 23 anni. In totale i tesserati sono 134 fra categorie giovanili, assoluti e master. Quattro gli allenatori: Marco Eugenio Sanna, che è tecnico federale di secondo livello, e gli istruttori Mauro Auci, Tiziana Secchi e Daria Sanna. Marco Eugenio Sanna è presidente da otto anni (tra il 2008 e il 2016 la società era stata guidata da Antonio Arru). Tiziana Secchi è vicepresidente, Raimondo Rizzu segretario, Lorenza Nulvesu e Cecilia Dejana consigliere.
I Guerrieri del Pavone sono anche gestori dello Stadio dei Pini “Tonino Siddi”, insieme alla Ichnos e alla Polisportiva Luna e Sole, affiliata al Comitato Paralimpico, “che fa un grande lavoro di inclusione e con la quale siamo gemellati”, dice Marco Eugenio Sanna. Nello stadio si può migliorare qualcosa? “Avrebbe bisogno di un’illuminazione migliore e di ritocchi alla pista che sta cominciando a sgretolarsi in alcuni punti”.
Tornando alle origini: con il trasferimento da Alghero a Sassari i Guerrieri del Pavone non avevano perso la loro caratteristica di gruppo master (dai 35 anni in su). “A Sassari il terreno era fertile – continua Sanna -. Io avevo fatto atletica dal 1972 fino all’ingresso in polizia, conoscevo un po’ di gente e con il passaparola siamo cresciuti tantissimo. Eravamo un gruppo di tapascioni, anche di un certo livello perché si erano aggiunte alcune ex calciatrici della Torres, come Monica Placchi e Damiana Deiana. Con il settore femminile abbiamo partecipato per due volte alla finale dei campionati italiani master, a Formia nel 2008 e a Cagliari nel 2011”.
Pian pianino però il gruppo si apriva ai ragazzi e alle ragazze. I risultati di Andrea Agrusti, il marciatore arrivato fino alle Olimpiadi, hanno fatto da traino. “Siamo diventati una realtà solida – commenta il presidente -. Dopo Andrea abbiamo avuto tanti begli atleti, soprattutto nel mezzofondo, con campioni regionali di categoria. Oggi possiamo citare Matteo Mura, allievo (17 anni), con un personale di 1’58”16 negli 800, inserito nel Progetto Talento della Federazione nazionale, e Davide Raciti, senior, algherese, con un buon 4’03”20 nei 1500. I gemelli Carta sono molto interessanti: Nicolò è campione regionale ragazzi nel tetrathlon. Nel settore femminile Aurora Stangoni è una ragazzina che sta uscendo bene: al primo anno da cadetta è terza nella graduatoria regionale dei 2000 con 7’27”93. E c’è Chiara Angela Rizzu, senior, campionessa sarda dei 5 km di marcia su strada nel 2022 e 2023: con lei cerco di mettere a frutto le conoscenze che ho accumulato seguendo Andrea Agrusti. Tutti ragazzi e ragazze di grande serietà: prima viene la scuola, poi l’atletica e dopo, quando c’è tempo, il divertimento”.
Obiettivi per il 2025? “Migliorare il 15° posto di quest’anno nel Grand Prix giovanile (ragazzi e cadetti), che è già un buon risultato considerando che abbiamo saltato alcune gare. Vorremmo entrare fra le prime dieci. Poi c’è la curiosità di vedere Matteo Mura tra gli juniores: speriamo nel minimo per gli italiani di categoria”.
I master, una volta contagiati dalla febbre dell’atletica, non hanno certo bisogno di essere motivati. Molto più difficile è convincere un/a adolescente a frequentare piste e pedane anche quando la fatica sembra non essere ripagata da tempi e misure. “L’importante è avere un gruppo coeso – sostiene Sanna -, altrimenti se un ragazzo o una ragazza decide di lasciare c’è il rischio di avere uno sciame di abbandoni. I tecnici devono essere sempre presenti, parlare con gli atleti. E i ragazzi per quell’ora e mezzo di allenamento devono stare insieme, comunicare, concentrarsi: il cellulare resta nello zaino”.