Gavino Garau, per tutti “Bingio”, classe 1961, è stato uno dei più forti mezzofondisti nella storia dell’atletica sarda. Ha vestito la maglia azzurra e la sua carriera sportiva lo ha portato a trasferirsi presto in continente: vive da 44 anni a Bologna, dove ha corso per il Cs Carabinieri e ha concluso la sua carriera nell’Arma nel Nucleo informativo. Su Facebook ama pubblicare memorie della vita nel suo paese natale, Codrongianos. Ricordi che oltre alla nostalgia suscitano una riflessione su come sono cambiate negli ultimi decenni le piccole comunità sarde.
di Gavino Bingio Garau
Negli anni 60/70 il mio piccolo paese di Codrongianos (1300 abitanti) aveva (so che molti di voi non ci crederanno) ben quattro (dico 4) sale da ballo: la Sala Olmo, Funtana Noa, Su Monte (quello nella foto) e La Rimessa.
Le sale, gestite da comitati, aprivano a novembre e chiudevano a fine febbraio. Le serate erano tutti i sabati sera e tutte le domeniche, pomeriggio e sera. Ogni sala aveva le proprie locandine dove campeggiava la scritta “The danzante”. Tra i comitati c’era una vera e propria competizione e concorrenza nel convincere le persone ad andare in una piuttosto che in un’altra sala. Quindi si inventavano pentolacce, tornei di ballo ecc ecc.
A volte, soprattutto negli anni 60, le sale ingaggiavano dei complessini che facevano pezzi a richiesta. Questi gruppi avevano nomi simpatici. A Codrongianos c’erano The Apaches, quattro ragazzi del paese. Quindi, i sabati e le domeniche c’era l’invasione di macchine, perché arrivava gente da tutta la zona: da Ploaghe, Florinas (pochi), Muros, Cargeghe, Ossi, Sassari, Sorso.
Solo Ploaghe aveva la Sala Sport e poi La Dama di Cuori (che possiamo già chiamare discoteca). Spesso mi divertivo a contare quante macchine c’erano in ogni sala e poi decretavo quale delle tre (La Rimessa era un po’ fuori mano) avesse vinto in quel fine settimana.
Nella mia famiglia (tranne me) tutti erano, e sono, bravissimi ballerini. Ero bambino negli anni 60 e quando il sabato sera la nostra casa si svuotava perché andavano a ballare, io rimanevo da solo (le sale erano da 100 a 500 metri di distanza da casa, tranne La Rimessa che è a 1500 metri). Babbo e mamma andavano in quelle più vicine, Su Monte e Sala Olmo, che poi era il magazzino della macelleria di mio babbo, di proprietà di signor Ernesto Sirizzotti. Allora mi appariva immenso, oggi mi sembra piccolino.
La domenica pomeriggio invece mi portavano, perché anche le altre famiglie andavano con i loro figli, che poi erano i miei amici. Ogni tanto, dopo un ballo, uno del comitato urlava: “Donne al buffet!”, cioè il
ballerino doveva portare la sua ballerina a un tavolo dove c’erano i dolci (di solito erano i Mon Chéri al liquore con la ciliegina dentro, quelli con la carta rossa). Ogni volta che mamma veniva portata dai vari ballerini al buffet, lei li dava a me e così facevano le mamme o conoscenti dei miei amici. Mangiavamo, noi bimbi, tanti di quei Mon Chéri da uscire ogni volta mezzi sbronzi.
Poi scoprii che oltre al Mon Chéri rosso al cognac c’era quello marrone che aveva la nocciola e allora spingevo mia mamma a prenderlo, perché quelli al liquore dopo un po’ provocavano bruciori di stomaco ed euforia.
Molte persone si sono fidanzate nelle sale di Codrongianos. Tanti ploaghesi sono sposati con donne di Codrongianos e viceversa. Le sale erano un vero punto di incontro per cementare amicizie con ragazzi degli altri paesi.
Spesso, anzi molto spesso scoppiavano delle risse, ma tutto si risolveva con qualche dente all’aria e qualche macchina danneggiata, poca roba. In genere arrivavano i due carabinieri del paese, sempre quelli (due ce n’erano), l’appuntato Radaucci e il maresciallo D’Agostino, che poi rimanevano lì al bar della sala e sistemavano tutto. Erano autorevoli e soprattutto, come era normale a quei tempi, rispettati. Quando arrivavano loro, tornava la pace.
Adesso non ci sono più le sale da ballo e i sabati e le domeniche sono più tristi in paese. I bimbi di oggi non hanno la fortuna di vivere momenti belli come quelli e i locali dove prima si affollavano molte persone oggi sono tristemente in stato di abbandono.
W le sale da ballo anno 60/70, anche se odio ballare.