Aurora Deidda

di Pier Luigi Rubattu

Sassari. Per cogliere l’essenza di un atleta possono servire diversi aggettivi e una scrupolosa consultazione del dizionario dei sinonimi e contrari. Ma nel caso di Aurora Deidda – 16enne tennista sassarese, numero 1599 nella classifica dell’International Tennis Federation – si va sul sicuro. Ne basta uno: classica.

Perché frequenta il liceo classico al Canopoleno e soprattutto perché tira il rovescio a una mano (ormai rarissimo nel tennis femminile, ancor più che in quello maschile) e perché, dice lei, “il mio colpo, quello che ultimamente sento di più, è la smorzata”. Qualità così tradizionali che per paragonarla a un’altra giocatrice il suo allenatore Enrico D’Angelo torna indietro di una ventina d’anni, allo stile di gioco della belga Justine Henin, che è stata numero 1 del mondo e ha vinto 7 Slam e le Olimpiadi di Atene.

Detta così, sembra di tornare al tempo dei “gesti bianchi” cantati da Gianni Clerici. Ma siccome nel tennis di oggi non si va da nessuna parte se non si picchia duro, Aurora lo fa. Tant’è vero che il circolo Milano 26, con cui è tesserata, le ha messo a disposizione due “sparring partner” uomini.

“Tira forte, ha un gioco che ricorda quello maschile, aggressivo, con molte rotazioni e una palla pesante. Ma ha anche tante soluzioni, compresa la discesa a rete – spiega il suo maestro -. E il servizio può diventare molto efficace. A occhio, quando le riesce bene, viaggia tra i 160 e 170 chilometri all’ora”.

Nel 2024 Deidda ha esordito nei tornei Itf, le competizioni della federazione internazionale dalle quali comincia l’ardua scalata verso il tennis di vertice. “Per fortuna a Pula ne organizzano in continuazione – dice D’Angelo -. Lì ha vinto i primi incontri nella qualificazioni e preso i primi punti”.

Enrico D’Angelo, 60 anni, milanese arrivato in Sardegna grazie alla passione per il windsurf, è stato giocatore di Seconda categoria prima di diventare maestro di tennis e poi anche di padel. Segue Aurora da quando aveva 8 anni. Un incontro del tutto casuale, perché lei all’epoca giocava a calcio nella San Paolo ed era anche brava.

“Ricordo il primo giorno che l’ho vista, stava giocando con il padre: mi sono avvicinato e le ho chiesto se voleva provare. A otto anni è già un po’ tardi per cominciare col tennis, ma ha recuperato in fretta”.

Aurora ha un ricordo ancora più preciso: “Quel giorno stavamo facendo dei palleggi con babbo in casa, ma abbiamo rotto un vaso e mamma ci ha mandato via. Allora siamo venuti a giocare qua, sul campo 2. Enrico stava facendo lezione sul campo 1 ed è iniziato tutto così. Il primo torneo l’ho vinto da under 10 a Stintino”. Tieni un diario dei risultati? “No. Al massimo do un’occhiata alle coppe sulla mensola a casa”.

A 16 anni Deidda, un metro e 67 per 60 chili, ha raggiunto in Italia il livello di Seconda categoria 2.6 ed è entrata nelle classifiche internazionali. Per spiegare meglio: c’è il circuito Wta, quello delle professioniste; e poi c’è il mondo dell’Itf, quello dei tornei Challengers e Futures. La scalata – lunga, lunghissima – comincia da qui. E va ricordato il contesto del 1599° posto citato nelle prime righe: stiamo parlando di atlete di tutto il mondo in uno sport diffusissimo. “L’obiettivo del 2025 – dice il coach – è entrare nel tabellone principale di qualche torneo, lei finora si è fermata alle qualificazioni”.

Com’è la convivenza quotidiana tra un allenatore molto esperto e una ragazza molto promettente, ma ancora tutta da costruire come atleta? “Certo non si bisticcia, perché è chiaro chi è il capo… Scherzo. Mi è capitato di seguire ragazzi forti con i quali il rapporto era conflittuale. Ma Aurora ha un carattere solare, ha cominciato con me da piccola e ha una fiducia totale”.

Il gioco di Deidda ha già avuto una modifica decisiva due anni fa: il passaggio dal rovescio a due mani alla classicità di quello a una mano. “Aurora a due mani non riusciva a bilanciare bene la spinta. Abbiamo provato la novità e ci siamo dati un mese e mezzo per fare uno step di verifica. Dopo tre giorni avevamo già deciso. Col tempo Aurora è diventata quasi più forte sulla diagonale sinistra che sulla destra”. Deidda conferma: “A due mani mi sentivo molto contratta. Avendo il braccio libero riesco a spingere di più e sento più confidenza col gioco”.

Sul campo impara subito. E a scuola? “Frequento il liceo classico quadriennale al Canopoleno, un corso sperimentale. Il piano Studente-Atleta mi permette di assentarmi per le trasferte e di pianificare interrogazioni e verifiche. Ovviamente il programma rimane sempre lo stesso!”

Deidda e coach D’Angelo pensano a lungo termine: ”Il tipo di gioco di Aurora richiede anni per raggiungere la piena maturazione. Lei la capacità di produrre il massimo in allenamento, non ha mai flessioni, non ci sono giorni in cui arriva e non ha voglia. Qualità rare. Va in campo tutti i giorni della settimana e in palestra due volte, con un preparatore e una tabella personalizzata. In più fa una o due esercitazioni a corpo libero. Il circolo Milano 26 le dà il supporto strameritato per l’uso dei campi e per andare a giocare fuori dalla Sardegna”.

Mentre si passa la pallina da tennis da un piede all’altro con la coordinazione e la disinvoltura della calciatrice che è stata, Aurora ammette: “Sì, sogno di diventare una giocatrice professionista. Il campo è casa mia, il tennis è anche una valvola di sfogo. Il mio modello? A me piace molto Jasmine Paolini, l’ho vista giocare dal vivo ad Alghero alla Billie Jean King Cup”.

Una tennista spagnola che è Sassari per l’Erasmus la saluta e le fa i complimenti per il rovescio a una mano. Deidda riprende il suo posto a fondocampo a picchiare duro. Chissà se è l’aurora di una campionessa.