Vincenzino durante un trekking: il cavallo è nato nel 1994

di Pier Luigi Rubattu

Sassari. Vincenzino non è un lavoratore dipendente che brama la pensione. Vinsent, detto Vincenzino, quasi 31 anni (li farà il primo gennaio, compleanno di tutti i cavalli per convenzione), è un libero professionista, un artigiano, un artista che tirerà avanti fino a quando la passione e la salute lo sorreggeranno. Il suo mestiere è andare andare andare, prima in pista al galoppo e poi in campagna nell’endurance, oggi nei trekking, nelle corse all’anello, nelle ardie più tranquille, a passo di sfilata, l’ultima a Cossoine poco più di un mese fa.

Trent’anni per un cavallo valgono più di 85 per un essere umano. Non che manchino nonnetti e nonnette atletici, ma Vincenzino – baio, un metro e 54 al garrese, 420 chili, nato nel 1994 da Gazzada, fattrice purosangue inglese, e da Veinard Al Maury, stallone purosangue arabo – è un caso eccezionale.

“Un esempio? Mangia sempre all’aperto perché dopo aver preso un boccone vuol farsi un giretto tra gli ulivi – dice il proprietario Mauro Viaggi, 65 anni, ex dipendente dell’Università di Sassari -. Altro morso e altro giro. Pasteggia e passeggia. Se avesse un contachilometri come quelli delle vecchie macchine, che si fermavano a centomila, credo che si sarebbe azzerato diverse volte”.

Questa è la storia che stiamo raccontando: Vincenzino fino all’età di vent’anni corre un’infinità di gare di endurance e poi invecchia divertendosi fra trekking e feste paesane. La sua base è nella campagna di Taniga Baldella, vicino a San Camillo, dove convive con Deorada, cavalla più giovane di 24 anni, e con la famiglia Viaggi, che abita di fronte al paddock.

Ma in un universo parallelo racconteremmo una storia diversa, breve e tragica: Vincenzino finisce in bistecche perché – pur essendo certi il padre e la madre – inspiegabilmente nessuno gli ha fatto il libretto, il documento d’identità del cavallo, e dunque non può gareggiare, non può far niente. Tanto vale mandarlo al macello.

A far prevalere un universo sull’altro è Mauro Viaggi. A metà degli anni Novanta si sta appassionando ai cavalli, contagiato dalla moglie (il padre di lei è di Sedilo, paese dove se ne intendono). Decidono di comprare Gazzada e si prendono anche il figlio Vinsent, un puledro di sei mesi piccolo piccolo che tutti già chiamano Vincenzino. Viaggi lo lascia in custodia nei terreni della facoltà di Veterinaria mentre cerca di ricostruirgli un’identità ufficiale.

Il cavallino un giorno rimane impigliato in una recinzione, ma non si agita (evitando così di farsi davvero male) e non nitrisce disperatamente. Aspetta lì, composto, per ore e ore fino all’arrivo del padrone. “Avevo la tenaglia, che un proprietario di cavalli si porta sempre dietro, e l’ho liberato senza danni”. Affetto e devozione reciproca per la vita.

Da semplice proprietario, Mauro Viaggi diventa cavaliere, imparando proprio in sella a Vincenzino, che nel frattempo ha avuto la sua carta d’identità ed è stato domato da Giuseppe Sedda (oggi veterinario, all’epoca studente). Può correre le prime gare di galoppo, ma tra i suoi coetanei ci sono avversari troppo forti.

Vincenzino ha altre qualità: è inesauribile e affidabile. Viene riconvertito in professionista dell’endurance: gare di resistenza in campagna, dai 30 ai 160 chilometri, sotto stretto controllo dei veterinari. “Non si uccidono così anche i cavalli?” era soltanto il titolo di un film (che peraltro parlava di una maratona di ballo).

Alla prima gara a Capoterra – ha 3 anni – Vincenzino arriva terzo, con i complimenti della giuria veterinaria. “Mi hanno detto: tienitelo caro”, ricorda Viaggi. E negli anni questo anglo-arabo di piccola taglia ed enorme robustezza diventa oggetto di studi universitari, misurato in tutti i modi, torace e stinco, prove da sforzo con cardiofrequenzimetro e gps, peso prima e dopo le gare per valutare la perdita di liquidi.

Negli ultimi anni gli investimenti degli sceicchi hanno dato una nuova dimensione all’endurance. Vincenzino, pur avendo gareggiato anche fuori dalla Sardegna, ha vissuto un’epoca meno scintillante e più avventurosa. Dal 2007, al posto di Mauro, è salito in sella il figlio Fabrizio. Il contachilometri ha girato vorticosamente fino al 2014, quando il cavallo sassarese, pur in perfetta forma, ha dato l’addio all’endurance per dedicarsi al turismo equestre e al folklore.

Grazie a Pegaso – l’associazione di trekking creata da Mauro Viaggi con un gruppo di appassionati – Vincenzino percorre al passo sentieri selvaggi e affascinanti ed è il decano dei cavalli da turismo equestre. Grandi distanze, nessuna fretta, pause sapienti, spuntini sontuosi. “Lo presto a gente leggera, ragazzi e ragazze – dice Mauro Viaggi -. I suoi trenta chilometri al giorno se li fa tranquillo”.

Prossimi impegni? “A Sorso hanno prenotato Vincenzino per portare Babbo Natale tra i bambini: è tranquillo, ultra-collaudato, sei sicuro che non scalcerà. Pensa che a Osilo don Salvatore Saba lo ha battezzato ‘cavallo da prete’ per la calma e l’autorevolezza nelle processioni”.

Quando Vincenzino torna a Sassari non vede l’ora di rimettersi in moto: Mauro lo guida lungo i soliti percorsi, da Taniga a Logulentu a Osilo, e ancora verso Tergu o Bunnari. “Ogni tanto gli faccio fare una corsa all’anello o un’Ardia. Erano le passioni di mio figlio Fabrizio, che non c’è più, e in questo modo onoro la sua memoria”, dice Mauro Viaggi.

Nel paddock, ad aspettare, c’è sempre Deorada. Non è che Vincenzino ci prova? “Ma no, è un castrone”. Difficile, confrontando i due cavalli, trovare i segni dei 24 anni di differenza: “Si notano poco – ammette Mauro Viaggi -. C’è l’insellatura (una lieve concavità sulla groppa), ci sono le infossature sopra gli occhi. Io mi accorgo che è diventato più freddoloso: se piove va subito al coperto. Ma nessuno direbbe che ha l’età che ha”.

Un giorno sono arrivate a Taniga Baldella due giovani veterinarie per i controlli di routine. “Stavano impazzendo a cercare il microchip. Ma lui non ce l’ha, un tempo i cavalli si identificavano dai segni distintivi riportati sul libretto. ‘Ah, è vero, ce l’avevano spiegato a lezione, ma chi se lo ricordava più?’ E così le dottoresse hanno fatto un bel ripasso”. Grazie a professor Vincenzino.

GUARDA IL VIDEO DI VINCENZINO ALLA CORSA ALL’ANELLO DI TERGU

 

Per saperne di più:

https://www.fise.it/sport/endurance.html?view=multicategoria&id[0]=27

https://www.instagram.com/a.s.d._pegaso/