Sassari. Il crescente utilizzo di tecniche mininvasive, come la laparoscopia e la chirurgia robotica, ha rivoluzionato il trattamento del prolasso genitale e dell’incontinenza, portando a risultati sempre più soddisfacenti per le pazienti. Grazie a questi approcci, è possibile ridurre i tempi di recupero e ottenere esiti migliori, offrendo soluzioni efficaci anche in casi complessi. È quanto emerso nei giorni scorsi al convegno “Advances in Urogynecology” che si è svolto con grande successo di pubblico all’Hotel Catalunya di Alghero.

Sassari si conferma punto di riferimento grazie alla presenza, nella Clinica di Ostetricia e Ginecologia di un ambulatorio di Uroginecologia che fornisce un percorso completo di diagnosi e cura.

L’evento algherese ha messo al centro l’importanza della diagnosi e del trattamento delle patologie legate al pavimento pelvico femminile, in particolare l’incontinenza urinaria e il prolasso genitale, due problemi molto comuni ma spesso taciuti.

Il convegno, patrocinato dall’Azienda ospedaliero universitaria (Aou) di Sassari, dall’Università degli Studi di Sassari e dall’Ordine dei Medici e Chirurghi della città quindi organizzato dall’Associazione Italiana di Urologia Ginecologica e del Pavimento Pelvico Femminile (Aiug), è stato aperto dall’intervento del direttore generale dell’Aou di Sassari Antonio Lorenzo Spano.

«L’incontinenza urinaria femminile – ha detto il professor Giampiero Capobianco, direttore della Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari e presidente nazionale di Aiug – è un problema altamente prevalente nella popolazione e spesso si pensa che non ci siano terapie, ma in realtà esistono. Se la diagnosi è tempestiva, si possono adottare terapie riabilitative o, in alcuni casi, chirurgiche, che migliorano la qualità di vita delle pazienti».

L’incontinenza urinaria, definita “la malattia silenziosa”, colpisce circa 5 milioni di italiani, di cui ben 3 milioni sono donne. Questa patologia, che può insorgere a qualsiasi età ma è più frequente dopo i 36 anni, ha un impatto psicologico e fisico significativo, impedendo di svolgere le normali attività quotidiane. Nonostante la sua diffusione, molte donne non si rivolgono al medico per affrontarla, pensando erroneamente che non esistano soluzioni.
Uno degli obiettivi principali del convegno è stato proprio quello di promuovere un approccio multidisciplinare alla cura dell’incontinenza e delle patologie pelviche. In questo contesto, il ruolo delle ostetriche, dei chirurghi, degli urologi e dei ginecologi è fondamentale per garantire un’assistenza integrata e personalizzata. Tra i temi trattati, grande attenzione è stata dedicata alla rieducazione del pavimento pelvico, una terapia non invasiva che, quando applicata in modo tempestivo, può ridurre significativamente i sintomi dell’incontinenza.

Sassari si conferma un punto di riferimento per la cura delle disfunzioni del pavimento pelvico femminile, grazie alla presenza nella clinica diretta dal professor Capobianco di un ambulatorio dedicato. «Il nostro ambulatorio di Uroginecologia – ha detto – è attivo dal lunedì al venerdì, e fornisce un percorso completo di diagnosi e cura, dalla rieducazione pelvica fino agli interventi chirurgici più avanzati. Qui le pazienti vengono seguite collegialmente da un team di esperti, tra cui la dottoressa Antonella Pischedda che lo gestisce, specializzata nelle problematiche uroginecologiche. Le terapie per l’incontinenza e il prolasso esistono e sono sempre più efficaci, a patto che le pazienti si affidino tempestivamente agli specialisti».

Le due giornate del convegno hanno offerto un’occasione di confronto tra specialisti del settore, provenienti da tutta la Sardegna e dalla penisola, che hanno discusso le più recenti tecniche terapeutiche e le novità in ambito chirurgico.

Durante il convegno, si è anche discusso dell’importanza di una diagnosi accurata, che spesso prevede esami specifici come l’esame urodinamico invasivo, fondamentale per individuare con precisione le cause dell’incontinenza. Una diagnosi tempestiva e corretta permette di orientare le pazienti verso il percorso terapeutico più adeguato, che può includere terapie riabilitative, farmacologiche o chirurgiche, a seconda della gravità del caso.

 

L’appuntamento si è concluso con la partecipazione attiva di ostetriche e specializzandi in Ginecologia e Ostetricia delle Università di Sassari e Cagliari, che hanno contribuito con nuove prospettive e competenze alla discussione.