Sassari. Il 30 ottobre e il 3 novembre si terranno due importanti appuntamenti di mobilitazione a Sassari, organizzati per denunciare il «genocidio» del popolo palestinese, la «pericolosa escalation bellica» conseguente all’economia di guerra e l’«attacco ai diritti democratici» con il DDL 1660.
Gli attivisti, impegnati da un anno ad organizzare eventi in solidarietà e supporto alla causa della liberazione della Palestina, hanno le idee chiare: «Il popolo palestinese continua a subire un genocidio sistematico: bombe su case, ospedali e scuole» – spiega Fabrizo Cossu, presidente di Sa Domo de Totus – «i sionisti hanno esteso la loro aggressione militare al Libano, perpetuando un progetto di morte e distruzione che mira alla realizzazione della “Grande Israele”. Questo non è solo un attacco militare: è un vero e proprio genocidio. Il mondo assiste in silenzio o, peggio, sostiene attivamente il terrorismo di Stato di Israele».
Ma l’attenzione alle tematiche della manifestazione non riguardano solo la politica internazionale: «Non staremo a guardare mentre le ricadute dell’appoggio scellerato del Governo Meloni alla guerra imperialista in Ucraina e al genocidio in Palestina si abbattono sulle classi popolari – sostiene Pierluigi Cocco del Fronte della Gioventù Comunista – è necessario sostenere la nascita di un movimento di massa in grado di avversare concretamente i piani dello Stato italiano!».
A creare i presupposti per un autunno caldissimo, oltre ai fragili equilibri geopolitici e all’«economia di guerra», anche il ddl 1660 che – secondo gli attivisti – costituisce un «serio attentato alle libertà democratiche e un oggettivo passaggio dalla democrazia formale allo stato di polizia». Anche il mondo della scuola si mobilita: «Dobbiamo fare muro al ddl n. 1660 che minerebbe la libertà di espressione e di manifestazione ma anche denunciare il dimensionamento scolastico e il continuo smantellamento degli istituti che di fatto vanificano il diritto allo studio, specialmente in Sardegna – spiega Nicola Giua, dei Cobas Scuola Sardegna – e fare blocco contro qualsiasi guerra, le servitù militari, la “militarizzazione” delle scuole e batterci per la riconversione delle fabbriche di armi».
A sostegno della mobilitazione anche Osman Fatty, presidente della Gambia Society: «Mi sembra un paese dei balocchi. Qualcuno non vuole che scendiamo in piazza per manifestare, ma è nostro diritto farlo. Siamo senza pediatri, senza medici, senza sanità, e chi sta male deve pregare i santi in paradiso. Spendono miliardi per alimentare le guerre, mentre noi non abbiamo servizi essenziali. È inaccettabile, e per questo il 3 novembre saremo in piazza».
Il primo appuntamento è previsto il 30 ottobre, alle ore 18:00, presso la sede Cobas Scuola Sardegna, in Via Turritana 13, Sassari, dove si terrà un’assemblea con gli interventi di:
Osman Fatty (Gambia Society) – “Per la decolonizzazione dei popoli”
Anghelu Marras – “Rapporto Draghi, energia e guerra”
Dahood Jamal (Giovani Palestinesi) – “Fermare il genocidio. Liberare la Palestina”
Il secondo appuntamento è fissato per il 3 novembre alle ore 17:00, con un corteo che partirà dall’Emiciclo Garibaldi, sempre a Sassari, per protestare contro «genocidio, economia di guerra e repressione del DDL 1660».