Sassari. Oggi, la Questura di Sassari ha diffuso una nota in cui si segnalava un  atto di imbrattamento avvenuto nel parco di via Prati. In risposta, il collettivo artistico ArtEntu ha rilasciato una nota stampa chiarendo le loro reali intenzioni, precisando che l’obiettivo non era quello di “imbrattare”, ma di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla salvaguardia del territorio. Attraverso interventi di street art, il collettivo mira a valorizzare e abbellire gli spazi pubblici con colore e creatività, rendendoli luoghi più accoglienti e vissuti.

Di seguito riportiamo la nota stampa integrale del collettivo ArtEntu:

Il collettivo ArtEntu prosegue la sua azione di sensibilizzazione alla salvaguardia del territorio attraverso incursioni decorative di street art, con lo scopo di implementare la cura degli spazi pubblici e comuni con bellezza e colore.
Partiamo dal presupposto che gli spazi pubblici all’interno delle città rappresentano una quota di territorio, che in questo momento va sorvegliato e difeso dall’ennesima invasione deturpante e fine a se stessa, se questi luoghi non sono curati, esteticamente accoglienti e funzionali alla fruibilità da parte dei cittadini e delle cittadine, diventano i famosi “non luoghi”, che riempiono la letteratura urbanistica, nei quali i frequentatori non si riconoscono e verso i quali non provano affezione.
L’intento delle incursioni di ArtEntu è quello di dimostrare che quei “non luoghi” non sono terra di nessuno abbandonata alla mercé dei bisogni dei cani e dei bivacchi che si lasciano dietro scie di spazzatura, ma sono preziosi spazi di incontro e relazione che bisogna rispettare e di cui bisogna prendersi cura.
La nostra prima azione di street art si è concretizzata in un piccolo parco di periferia, al confine tra la notte e il giorno, e ha preso forma in un allegro tappeto ai piedi di una panchina dove i giovani si radunano. Purtroppo l’opera è rimasta incompiuta perché è intervenuta la polizia, sono stati sequestrati i materiali (stencil e bombolette) ed è stato verbalizzato “l’imbrattamento” dello spazio pubblico. Rivendichiamo l’azione precisando che il nostro intento è quello di DECORARE e ABBELLIRE diffondendo così una nuova percezione dello spazio pubblico e del territorio di cui siamo tutti responsabili, pur essendo di passaggio.
Per cambiare uno sguardo impigrito da anni di passività e rassegnazione bisogna correre dei rischi, in nome della libertà d’espressione artistica. La street art non ha infatti nulla a che fare con quello che si vede oggi, opere che non rappresentano lotte né nulla di sociale e sono solo una forma di commercializzazione, una sorta di moda o meglio decorazione su commissione in funzione di interessi economici e veicolo di consenso politico. La vera street art sfugge alle logiche commerciali e nasce nelle strade per esprimere idee, veicolare messaggi e far discutere. ArtEntu ha fatto proprio questo concetto, agendo in difesa dell’ambiente contro la speculazione energetica, in difesa dei sardi e del territorio. E non per combattere l’inquinamento o il cambiamento climatico, come pensava la polizia.
Crediamo che l’arte possa aiutare le comunità a cambiare lo sguardo e vivere questo processo di cambiamento con la coscienza che non si può essere eternamente schiavi di decisioni calate dall’alto e aliene alla realtà dei territori e alla volontà di popolo, ma non ci si può neanche sentire padroni di questa terra ed essere liberi di svenderla al peggior offerente.
Vorremmo veicolare il concetto che siamo custodi di un patrimonio prezioso e abbiamo la responsabilità di lasciarlo in eredità a chi verrà dopo di noi nelle migliori condizioni possibili”.

Il collettivo conclude la nota esprimendo il desiderio di completare l’opera iniziata e trasformare i tappeti colorati in un percorso artistico che attraversi diversi quartieri della città, coinvolgendo le comunità locali nelle future iniziative: “Vorremmo che ci fosse data la possibilità di terminare l’opera e che i tappeti ArtEntu diventino un percorso a tappe che unisce diversi quartieri della città. Vorremmo che le nostre azioni si potessero svolgere alla luce del sole, magari coinvolgendo le diverse comunità di quartiere che frequentano i luoghi prescelti”.