Terza edizione anche in Sardegna per l’iniziativa Diritti in Marineria, che fa parte del più ampio Progetto Pesca 22-24, promosso dalla Flai Cgil nazionale e finanziato dal ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare. L’obiettivo è promuovere la cultura della sicurezza, dei diritti e delle tutele in un mestiere antico da preservare, che nell’Isola vede occupati oltre duemila e trecento lavoratori.

La Flai Cgil Sardegna, con i suoi delegati e con la collaborazione degli operatori del patronato, ha portato quei diritti nelle marinerie di Golfo Aranci, a Sant’Antioco, Porto Torres, Siniscola e Cagliari, incontrando centinaia di pescatori, ai quali è stato anche consegnato un questionario articolato in 29 domande e orientato o cogliere quale sia la loro percezione rispetto ai progetti di eolico off-shore: il tema sarà infatti al centro di uno studio del Dipartimento Pesca Flai nazionale sull’impatto socio-economico delle piattaforme per la produzione di energia in mare in quattro regioni d’Italia. La Sardegna è fra queste per la mole dei progetti presentati.

Secondo i dati Federpesca analizzati dal centro studi della Cgil Sardegna, sono circa 1300 le flotte attive: con il 12,7% dei battelli nazionali, l’Isola è al terzo posto dopo la Sicilia e la Puglia. Gli oltre duemila e trecento occupati rappresentano l’11% dell’occupazione nazionale del settore. Gran parte dei lavoratori sono soci di cooperative con una media di 1,8 occupati per battello. Per il 90 per cento si tratta di imbarcazioni sotto i dodici metri (la media nazionale è del 69 per cento) nelle quali lavora il settanta per cento dei pescatori. Gli altri battelli sono d’altura, oltre i dodici metri, sottodimensionati rispetto alla media nazionale.

“Il settore resiste nonostante le tante difficoltà e ha sviluppato importanti filiere” ha detto la segretaria regionale Flai Cgil Valentina Marci sottolineando che “sarebbero necessari più attenzione e sostegno, anche da parte delle istituzioni”. Sono diversi i problemi dei pescatori, esposti alle avversità del clima così come alle limitazioni degli specchi di mare dove pescare (ad esempio per le servitù militari), e ancora, alle legittime imposizioni di legge come il fermo biologico, le cui compensazioni – lamenta la categoria – non sono adeguate. Oltre a questo, spesso è complicato ricostruire il quadro dei contributi per la pensione e i periodi di malattia – la cui indennità è stata ridotta dal 75 al 60 per cento – vengono pagati in ritardo.

Diritti in Marineria è stata l’occasione per dare informazioni su Naspi di settore e assegno unico, sulle malattie professionali, sulle pensioni di inabilità alla navigazione, sui diritti dei familiari in seguito alla scomparsa in mare e su tutte le specifiche tutele legate al comparto. Conclusa questa iniziativa, l’appuntamento è per fine anno, quando verrà presentato in Sardegna il risultato dello studio dell’impatto socio-economico delle piattaforme per produrre energia off-shore.