Solo con l’applicazione e l’implementazione dell’articolo 174 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) – che sancisce il rafforzamento e la coesione economica, sociale e territoriale al suo interno – si possono creare condizioni di effettiva equità e la possibilità, per gli abitanti delle isole del Mediterraneo, di esercitare in forma più piena i propri diritti come cittadini e comunità d’Europa. Questa è la posizione che è stata espressa dalla Regione Sardegna e fatta propria, a Gozo, dalla Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime, una tra le organizzazioni più influenti in ambito europeo. Nel documento finale della Conferenza sul futuro delle politiche dell’Unione Europea, è stata evidenziata l’importanza di incidere sulla definizione del budget – oggi al centro del dibattito sulle politiche di coesione europea – in occasione del prossimo bilancio.
La Regione Sardegna ha denunciato – nel corso della Conferenza – la violazione del principio di eguaglianza sostanziale fra i cittadini e i territori dell’UE e l’esigenza di regole a misura dei contesti insulari che consentano di intervenire in materia di trasporti, connettività e fiscalità, senza le restrizioni dell’attuale legislazione europea sugli aiuti di Stato. Sono 150 i territori, rappresentanti di oltre 200 milioni di europei, a sostenere questa posizione e intenzionati a farla arrivare con determinazione alla Commissione Europea e alla presidente Ursula von der Leyen. Bisogna applicare l’articolo 174 del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea, che – è stato ribadito dalla Regione – riconosce i limiti strutturali che gravano su territori come le isole e l’esigenza di un’attenzione speciale, che si traduce non tanto in un aumento di finanziamenti, ma in un aumento dei poteri della Sardegna. Perché è inutile avere più soldi dall’Europa se poi, stando alle stesse regole europee, non si possono spendere per garantire i diritti al trasporto e alla connettività dei sardi, per mettere in campo politiche a favore delle famiglie e imprese dell’isola.
Come Presidenza, e anche grazie al lavoro svolto dall’ufficio della Regione a Bruxelles, la Sardegna inizia a far sentire la propria voce. Un fatto tanto più necessario vista la mancanza di propri rappresentanti nel Parlamento Europeo. Si tratta di un primo passo della Regione per avere un nuovo ruolo, un nuovo approccio, una nuova soggettività in ambito europeo.