Martis. Si è conclusa ieri la settima edizione di CineMartist, la rassegna cinematografica che ha animato il piccolo comune di Martis dal 26 al 28 settembre. L’evento, organizzato dal Comune di Martis con il supporto della Regione Sardegna, della Fondazione Sardegna Film Commission in collaborazione con l’associazione Hypergamma e l’Accademia di Belle Arti di Sassari, ha offerto tre giornate di proiezioni, mostre d’arte contemporanea e approfondimenti che hanno coinvolto registi, artisti e il pubblico in un viaggio tra cinema, tradizioni locali e scambi culturali internazionali.
Il festival, diretto da Davide Bini, si è posto l’obiettivo di raccontare il territorio attraverso il cinema documentaristico, esplorando le sue sfumature culturali, sociali e umane, ponendo un focus sulle storie e tradizioni del territorio sardo. Attraverso i film proiettati, CineMartist ha offerto uno sguardo profondo su aspetti del territorio che i suoi abitanti vivono quotidianamente – come l’attenzione a fenomeni sociali del recente passato poco noti – come è stato per “Harder Times – storia di un mito”, della regista Irene Atzeni – o proponendo il cinema come strumento di narrazione e riflessione riguardo il cambiamento di luoghi simbolo di un modello di sviluppo legato al mondo delle miniere come in “Argento Vivo” di Stefania Porcheddu.
Attraverso i corti proposti nella sezione “Storie e racconti dell’isola”, il pubblico ha potuto immergersi in produzioni locali come il già citato “Harder Times – storia di un mito” di Irene Atzeni e “Manos de fainas pro s’affidu” di Enrico Salvatore Porcheddu, che ha esplorato i riti matrimoniali ittiresi degli anni Cinquanta. Il regista e docente Marco Antonio Pani, ospite d’onore del festival, ha presentato tre opere molto diverse tra loro: “Padenti”, “Arturo torna dal Brasile” e, ieri, un teaser dal titolo “Il barbiere della Marina”. “Il teaser è un breve video che serve a dare un’idea di massima per far capire ai produttori come si vuole realizzare il progetto cinematografico – ha spiegato Pani –. In questo caso, il progetto è rimasto incompiuto e del film esistono solo questi 12 minuti, risalenti al 2011: l’idea era quella di raccontare la crisi che arrivava nella città di Cagliari”. L’esilarante commedia, ambientata nel quartiere della Marina, vedeva protagonisti personaggi noti tra i quali Benito Urgu, Massimiliano Medda, il giornalista (recentemente scomparso) Antonello Lai, Gianluca Medas.
Punto di forza dell’edizione 2024 è stato il gemellaggio con il Festival del Cinema di Santafé de Antioquia in Colombia, che ha arricchito la programmazione con i cortometraggi premiati nell’ultima edizione del concorso “La Caja de Pandora”. Il pubblico ha potuto apprezzare opere come “Inhóspito” di Melissa Bolaños Carabalí, “Las Maripósas” di Mariana Posada, “We are almost there” di Carlos Prias e, per ultimo, ieri sera, “Petricor” di Juan José Arias Gil. I collegamenti web con i giovani registi, realizzati ieri, hanno contribuito a ridurre, seppur virtualmente, le distanze, evidenziando le affinità tra gli autori isolani e quelli oltreoceano. L’autrice di “Las Maripósas” ha spiegato come il concetto di metamorfosi, raccontato nel suo film, nasconda il desiderio di affrontare temi più complessi rispetto alla semplice trasformazione da bruco a farfalla: “Il concetto di metamorfosi riguarda tanto le farfalle quanto le persone: è lo stesso processo di trasformazione vissuto da chi intraprende una transizione di genere.”
“Ci auguriamo di poter proseguire questa collaborazione anche in futuro – ha dichiarato il direttore artistico Davide Bini al suo omologo colombiano Alejandro Alzate Giraldo – e di poter organizzare scambi concreti tra i nostri studenti.”
Il gemellaggio con il Festival del Cinema di Santafé de Antioquia – il secondo festival più importante della Colombia, attivo da 25 anni – è stato particolarmente significativo, fondandosi sulla condivisione di un obiettivo comune: raccontare i rispettivi territori, e le loro problematiche, attraverso il cinema e promuovere la didattica cinematografica come mezzo di crescita culturale e sociale.
Nell’ultima serata, durante la sezione “Storie e racconti dell’Anglona”, il pubblico ha avuto modo di apprezzare tre documentari selezionati tra i lavori degli studenti dell’Accademia di Belle Arti Mario Sironi di Sassari. I tre filmati, incentrati sulle tradizioni religiose e sulle feste patronali dei comuni di Laerru, Chiaramonti e Martis, hanno mostrato come le tradizioni si fondino con la fede, e di come certe consuetudini servano a saldare legami familiari e di comunità. Il documentario su Laerru e i festeggiamenti in onore di Santa Margherita, è stato realizzato da Matteo Campus, Matteo Michele Uzzanu e Lorenzo Aresti. Quello su Chiaramonti – dove si celebra San Matteo – è opera di Matteo Alba e Fabrizio Cossu, mentre quello ambientato a Martis – in cui si venera San Pantaleo – è stato realizzato da Matteo Alba e Mauro Deriu. I documentari hanno cercato di catturare l’atmosfera delle festività patronali, riportando alla memoria tradizioni e riti di un passato lontano, che i giovani contribuiscono a preservare.
La mostra d’arte contemporanea “Eutimìa”, curata da Gloria Perra e Gavino Puggioni, ha arricchito ulteriormente l’evento, offrendo ai visitatori un dialogo tra arte visiva e stati d’animo in bilico costante tra due poli contrapposti: forza e debolezza, caduta e rinascita. Ed è proprio in questa polarità che l’arte si è reinventata strumento di analisi e riflessione, utilizzando come tramite medium diversi e complementari.
CineMartist si conferma così un evento chiave per la valorizzazione del cinema documentaristico e della cultura sarda ma con un occhio aperto sul cinema del mondo, nonché un laboratorio didattico per nuove generazioni di filmmaker. La rassegna ha saputo combinare, in un apprezzabile contesto informale, il racconto del territorio con scambi culturali internazionali, facendo emergere storie, memorie e tradizioni che rischiano di essere dimenticate.
CineMartist dà appuntamento al 2025.