Andrea Agrusti - Campionati Italiani Assoluti 2024 | 28/29.06.2024, La Spezia, Campo Sportivo Montagna | Foto: Francesca Grana/FIDAL

di Pier Luigi Rubattu

Sassari. Hai marciato per cinquantamila chilometri, sei nel pieno della maturità sportiva, ti stai allenando bene, niente infortuni. Ma ti è toccata una delle peggiori sventure per un atleta: è sparita dalle Olimpiadi la gara in cui vai più forte e sai soffrire come pochi per quasi quattro ore.

Andrea Agrusti  nel 2021 ha partecipato alla 50 chilometri di marcia  ai Giochi di Tokyo. Ma il Comitato Olimpico Internazionale aveva già deciso di non inserire la specialità nel programma dell’atletica a Parigi 2024. 

“Mi son detto: ‘Sono proprio sfigato, adesso che stavo ingranando me la tolgono. Posso anche non essere d’accordo, ma mi devo adattare’ – ricorda il ventinovenne atleta sassarese -. Mi sono preparato per la 35 km, la nuova gara che ha preso il posto della 50  ai campionati mondiali: l’ho fatta  a Eugene 2022 e a Budapest 2023. A Parigi c’era solo la 20 km e ho provato in tutti i modi a  qualificarmi”.

 Niente da fare. E così lo  sport sassarese, che a Tokyo aveva portato i suoi tre atleti più forti in assoluto – Agrusti nell’atletica, Davide Ruiu nel sollevamento pesi e Marco Spissu nel basket -, a Parigi si è ritrovato a zero. Ruiu infortunato, Spissu eliminato nelle qualificazioni con la nazionale di Pozzecco, Agrusti beffato dalle scelte del Cio. 

 La 20 km per Andrea è “una sparata. Si parte a palla, io sto già al 95 per cento mentre gli specialisti sono ancora all’85”. Lui ha una tecnica di marcia fatta per risparmiare energie sulle lunghe distanze, per dare il meglio dopo 40 chilometri di gara. Fare la 20 non è facile come accelerare su una delle moto che Andrea  ama tanto (“Il mio sogno è una Ducati Panigale”) ma che per ovvie ragioni gli è sconsigliato cavalcare.

 Eppure il 2024, al di là dei Giochi guardati in tv, è stato un anno produttivo per l’atleta delle Fiamme Gialle, un metro e 80 per 68 chili, vita a Ostia e allenamenti a Tivoli con il nuovo tecnico Riccardo Pisani.

Al telefono, tornando a casa  dopo una sessione non leggerissima – 3000 metri di riscaldamento e quattro volte i 5000 alla velocità di gara della 35, più o meno 14 chilometri all’ora -, Andrea Agrusti racconta le sue scelte, gli obiettivi, la voglia di rivincita.

 “Dopo diversi anni con Patrizio Parcesepe, ho deciso di farmi allenare da Riccardo Pisani, che segue anche Francesco Fortunato, azzurro nella 20 km a Tokyo e a Parigi.  Mi sono trovato bene, ho variato la preparazione, perfezionato  la tecnica di marcia. Ho migliorato il record personale sui 10 km e   in maggio a La Coruna ho cercato il minimo olimpico, ma sono partito  troppo veloce: una gestione di gara azzardata che non  ha pagato, perché negli ultimi sei chilometri sono scoppiato”.  

 In ogni caso Agrusti potrebbe farsi  il tatuaggio dei cinque cerchi, come ne abbiamo visti su centinaia di atleti a Parigi. Nel 2021 a Tokyo finì 23° in 4h01’10”. “I tatuaggi non mi piacciono granché, ma ci avevo pensato: se vado alle Olimpiadi me lo faccio. Poi non me la sono sentita, però porto sempre una collanina con i cinque cerchi”. La prossima eventuale occasione olimpica sarà per  Los Angeles 2028, o più avanti: la vita agonistica del marciatore può essere molto lunga.

Un percorso partito da Sassari, dove a 14 anni  Andrea si è dedicato totalmente   alla marcia con la maglia dei Guerrieri del Pavone, la guida tecnica di  Marco Sanna e la collaborazione di Nello Dessì. Molti lo ricorderanno allenarsi sulla litoranea di Platamona o inanellare giri su giri in piazzale Segni. “Ogni giro 500 metri, trenta giri quindici chilometri”. E la noia?  “La mente la alleni come un muscolo. Devi tenere   sotto controllo respirazione, movimento, coordinazione, ritmo… Anche guardare l’orologio ogni mezzo chilometro è una distrazione“. 

Anno dopo anno, risultato dopo risultato, la marcia è diventata un lavoro. “Per ora non metto una scadenza alla mia carriera sportiva – dice Agrusti -. Il sostegno delle Fiamme Gialle mi permette di tenere la massima concentrazione in quello che faccio. Cercherò di spingermi oltre i limiti che sono già riuscito a raggiungere”.

Il 13 ottobre l’ultima gara della stagione 2024, il campionato italiano dei 35 chilometri, poi il via alla vera preparazione per centrare i Mondiali. A gennaio un’altra 35 per stabilire chi correrà per l’Italia la Coppa Europa in primavera. Infine la scelta della squadra per Tokyo.

Cinquemila chilometri di marcia all’anno è la normalità per Andrea Agrusti da quando è uscito dalle categorie giovanili. Il rimpianto per la scelta del Comitato Olimpico rimane. “Certo, la 35 km mi dà più possibilità della 20, ma può farla anche un ventista con una buona resistenza. La 50 è tutta diversa, io ero capace di stare sempre sul pezzo con le gambe, con la testa, con tutto, la studiavo insieme allo psicologo. Devi calibrare il passo, se sbagli di  un secondo al chilometro  rischi di esplodere dopo il quarantesimo. A me è successo in una gara del 2019. E te la vedi proprio brutta”.

Tutti i dettagli sulla carriera di Andrea Agrusti a questo link:

https://www.fidal.it/atleta/ANDREA-AGRUSTI/iKiSmZOhcWc%3D

Foto di Francesca Grana/Fidal