Le campagne sarde sono in ginocchio e le aziende di allevamento dell’isola allo stremo. L’epidemia di Lingua Blu ha raggiunto proporzioni allarmanti, colpendo indistintamente aziende pastorali da Nord a Sud dell’isola. I focolai nelle settimane si sono moltiplicati, con centinaia di casi confermati e molti altri in fase di accertamento. A fronte di mesi di appelli disperati da parte di Coldiretti Sardegna, gli assessorati regionali competenti continuano a rimanere inerti, aggravando una crisi che sta causando perdite ingenti non solo in termini di animali, ma anche di fatturato. Una inerzia che ha amplificato un problema che si sapeva sarebbe arrivato, anche per gli allarmi lanciati da molto tempo dall’associazione, ma su cui non è stato messo in campo nessun intervento.
“È gravissimo che, nonostante mesi di appelli e solleciti, non siamo ancora stati incontrati dalla Regione. L’inerzia sugli interventi richiesti sta causando perdite devastanti per le aziende pastorali sarde. Di questo passo si stanno mettendo a serio rischio le aziende in vista della campagna latte e degli agnelli. Un durissimo colpo in un momento in cui il settore stava viaggiando a buoni livelli e che sarebbe devastante per i mercati del latte, delle carni e del formaggio”, sottolineano Battista Cualbu, presidente di Coldiretti Sardegna e Luca Saba, direttore di Coldiretti Sardegna.
COLDIRETTI. Gli allevatori sardi, le aziende isolane e Coldiretti Sardegna, che da mesi rilancia le richieste dei pastori, non mollano la presa sulle responsabilità delle istituzioni e continuano a rilanciare le richieste per un intervento immediato e concreto su vaccini e antiparassitari. È indispensabile che vengano messe in campo tutte le azioni necessarie per arginare l’epidemia e sostenere le aziende colpite, al fine di evitare ulteriori danni economici e salvaguardare il futuro della pastorizia nell’isola.
“Abbiamo segnalato il pericolo fin dall’inizio dell’anno, ma la Regione non ha ancora attivato nessun piano di intervento adeguato – sottolinea Cualbu – è intollerabile che non si sia agito in tempo per vaccinare gli animali e supportare gli allevatori nell’acquisto degli antiparassitari. Ora ci troviamo ad affrontare una crisi che si sarebbe potuta evitare se le nostre richieste fossero state ascoltate – conclude – l’aggravante in tutto questo è che ancora non siamo stati ascoltati per trovare le migliori soluzioni per affrontare e superare la criticità in corso”.
Per Luca Saba, inoltre “l’inerzia degli assessorati dell’Agricoltura e della Sanità ha portato a una situazione critica, per questo chiediamo un incontro urgente alla presidente della Regione, Alessandra Todde, perchè a questo punto riteniamo fondamentale un suo intervento – sottolinea – gli allevatori sardi stanno subendo perdite enormi, con centinaia di capi di bestiame che muoiono e danni economici che comprometteranno anche le prossime campagne degli agnelli e del latte. La Lingua Blu non è una novità: da oltre vent’anni colpisce le nostre campagne ogni estate, ma quest’anno non è stato fatto nulla per prevenire un disastro annunciato”.
LE CAMPAGNE. “Stiamo vivendo un momento drammatico, ogni giorno perdiamo capi con gravi conseguenze per le nostre aziende. Così facendo è a rischio la campagna degli agnelli e del latte” afferma Michela Dessì, allevatrice di Arbus e vicepresidente Donne Coldiretti Cagliari. “Il piano vaccinale è stato avviato in forte e colpevole ritardo dalla Regione, per giunta nei mesi più caldi e senza uniformità in tutta la Sardegna. In questo quadro, chiediamo se la Regione sia consapevole dei focolai attivi, delle perdite di capi e se abbia stimato l’impatto economico, perché è essenziale avviare subito le procedure di risarcimento. Sarebbe importante utilizzare i veterinari di Laore per supportare quelli aziendali e avviare piani di disinfestazione mirati, fornire repellenti alle aziende, concludere i piani vaccinali entro febbraio/marzo e applicare deroghe per il benessere animale. Inoltre – conclude Dessì – il calcolo del mancato reddito deve basarsi su dati reali, e la sanità animale dovrebbe tornare sotto la gestione dell’assessorato dell’Agricoltura”.