Alghero. È stato un ritorno al passato, quello del concerto-celebrazione per i 30 anni dall’uscita del primo disco dei Marlene Kuntz, Catartica. Un compleanno speciale, dove il gruppo guidato da Cristiano Godano ha ripercorso (quasi) tutti i brani del leggendario lavoro datato 1994, con piccole incursioni dagli album Il vile e Ho ucciso paranoia.
Il concerto di sabato all’anfiteatro di Maria Pia, parte del cartellone del Summer Festival (la kermesse estiva giunta alla sua terza edizione, nata per volontà di Shining Production in collaborazione con Ragazze Terribili, Roble Factory e con il supporto del Comune di Alghero e Fondazione Alghero) si apre con l’esibizione degli Egon, gruppo nato nel 2015 a Sassari il cui nome è ispirato al pittore espressionista austriaco Egon Schiele. È un viaggio sonoro dove emergono varie sfumature (dark, noise e indie). Il genere è già sentito – in alcuni momenti paiono riecheggiare nell’aria le atmosfere dei primi Verdena – ma, nel complesso, le tracce disegnano un progetto musicale di tutto rispetto. Un palco importante, e un pubblico in fremente attesa dei Marlene, ha sicuramente reso la loro prova particolarmente impegnativa.

I Marlene Kuntz aprono il concerto con il viaggio immaginario narrato in Trasudamerica, per proseguire con Canzone di domani, Gioia (che mi do) e Fuoco su di te. Il pubblico sotto il palco accenna le parole, provando a stare dietro a un Cristiano Godano che dimostra la stessa energia di tre decenni fa. Quando prende la parola, oltre a ringraziare con l’umiltà e l’eleganza che lo contraddistinguono, sottolinea che senza Luca Bergia (morto a marzo dello scorso anno), l’album non avrebbe mai visto la luce. “Tutto il tour è dedicato a lui”, chiosa il frontman.

La serata va avanti con vere e proprie perle musicali tratte dall’album Ho ucciso paranoia come Infinità e Il lamento dello sbronzo. A sentire parole come “Quando mi rivedrai per te sarò sempre uguale” il tempo sembra quasi essersi fermato a quegli anni, agli ultimi scampoli degli anni Novanta, ai tempi in cui Catartica risuonò con tutta la sua innovativa potenza nel panorama rock italiano. Fermato per loro, o almeno per Godano e Riccardo Tesio, ma non per il pubblico di affezionati: giovani nello spirito ma tutti vistosamente ultraquarantenni.

Sentendo la poesia e la ricercatezza dei testi dei Marlene, non può che sorgere la consapevolezza della difficoltà di portare avanti musica di qualità nel mondo di oggi, dove tutto va di corsa, dove tutto sembra dover essere masticato – e sputato – (per dirla con le parole di un altro grande cantautore italiano) nel più breve tempo possibile.

Il caldo torrido fa da cornice al proseguimento del concerto-festa, tutt’altro che mesta! Di scena ancora brani cult dei Marlene, suonati non solo in celebrazione dei trent’anni ma che appartengono ormai a momenti ineluttabili dei concerti di tutti i loro tour, finanche di Karma Clima, quali Festa mesta, Sonica e Nuotando nell’aria.

Arriva anche il bis, a grande richiesta “Chi sa fischiare, fischi”!, si sente urlare dalle prime file. I tre pezzi conclusivi sono altre tre chicche, tratte da Il vile oltre che da Catartica: Come stavamo ieri, l’ipnotica Ape regina e la provocante M.K. Ed è con l’eco di “Ehi critichino!”, che i Marlene dedicavano, all’epoca, a tutti coloro che li ignoravano, che si rievocano tempi lontani da immaginare oggi, specie in Sardegna, dove i Marlene Kuntz, e Cristiano Godano in particolare, non sono solo apprezzati ma, azzarderei a dire, quasi venerati. Non è un caso che ogni loro concerto sull’isola si trasformi in un evento da ricordare.

I Marlene Kuntz salutano, ringraziano e s’inchinano: tanti gli scatti, i video e gli applausi. Il compleanno per i trent’anni di Catartica si chiude così, con un manto di nostalgia che avvolge gli animi del pubblico che, barcollante a causa del caldo e delle energie perse (non tutti abbiamo il brio di Godano e company, purtroppo!) si avvia verso l’uscita.

Daniela Piras