Daniele Serra e Giacomo Meloni

Per le 3.600 imprese sarde dei 34 comuni montani della Sardegna (il 9%del totale), con i loro 7.500 addetti e 53mila abitanti (3,4% dei sardi), e un fatturato di più di 650milioni di euro, è sempre pesante
la situazione delle infrastrutture a rappresentare il gap più forte nei confronti delle aree di pianura, collinari e costiere.

L’analisi dei dati sull’accessibilità dei territori comunali sardi alle principali infrastrutture di trasporto più vicine evidenzia che chi proviene da un comune di montagna impiega in media 44 minuti, cioè 24 minuti in più (+123%), rispetto ai 19 che impiega chi arriva da un comune non di montagna, per raggiungere il più vicino punto d’accesso ad una superstrada, stazione ferroviaria, porto e aeroporto.

Sono questi alcuni dei dati elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, attraverso il Rapporto “Economia e imprese della montagna della Sardegna: perimetri e tendenze”, che ha analizzato la struttura e la dinamica delle imprese artigiane nei comuni montani e nelle aree interne dell’isola, attraverso l’elaborazione dei dati ISTAT 2023.

Un gap pesante che si ripercuote anche sul valore aggiunto prodotto individualmente. La Sardegna, infatti, registra il più basso valore aggiunto per addetto a livello nazionale: 27.306 euro equivalente a un
gap del -23,7% rispetto agli occupati non montani. Nella classifica nazionale per valore aggiunto degli addetti, in testa troviamo il Trentino con 63.631 euro, con una media nazionale del 49.131 euro.

“Questi dati ci ricordano, tangibilmente, come le aree interne siano territori fragili, distanti dai centri principali di offerta dei servizi essenziali, che però coprono una importante fetta della popolazione – commenta Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – e dobbiamo ricordarci che “area interna” non sempre coincide con territorio montano”. “Per questo – prosegue Meloni – sono
necessarie politiche e leggi su misura per contesti diversi, considerando che fare impresa in montagna ha costi maggiori e più difficoltà a restare sul mercato rispetto alle altre zone. Non dimentichiamo neanche che è anche la salute del tessuto imprenditoriale e sociale della montagna quella che influisce la crisi
demografica”.

I tempi di accesso alle infrastrutture di trasporto più vicine.

Nel dettaglio da un comune di montagna occorrono 66 minuti per arrivare ad un porto (35 in più rispetto ai 31 minuti degli altri comuni), 78 minuti per arrivare in aeroporto (41 in più rispetto ai 37 minuti degli altri comuni), 51 minuti per arrivare ad una stazione ferroviaria (33 in più rispetto ai 18 minuti degli altri comuni) e 32 minuti per accedere alla superstrada (17 in più rispetto ai 15 minuti degli altri comuni).

Nello specifico le imprese di montagna sono 3.619, il 3% di tutte quelle registrate, con 7.527 addetti, il 2,1% del totale dei lavoratori sardi. Ne fanno parte le 1.564 realtà artigiane (18,7 del totale delle attività montane) con i 2.705 addetti (il 39.1% degli addetti montani). Nel nuorese le imprese sono 2.480, di cui 1.089 artigiane, nel sassarese-gallurese 915, di cui 408 artigiane, e nel Sud Sardegna sono 224, di cui 67 artigiane. Il fatturato montano arriva a 679 milioni di euro, l’1,5% del totale sardo, con un valore
aggiunto di 203milioni di euro (l’1,6% del totale). Il 6,6% delle attività produttive si occupa di manifatturiero, 10.7% di costruzioni, il 26,6% di servizi e il 56% di altre attività.

Secondo Meloni “l’analisi conferma come cittadini e imprese nei comuni della Sardegna montana registrino una maggiore difficoltà negli spostamenti in relazione alla distanza dalle principali
infrastrutture. La geografia del terreno rende più complessa e costosa la costruzione e la manutenzione delle strade e di altre infrastrutture di trasporto. Le più difficili condizioni meteorologiche, soprattutto durante l’inverno, possono causare eventi eccezionali come frane, esondazioni e smottamenti, rendendo difficili i collegamenti e aumentando i costi di manutenzione del territorio, spesso a carico di comuni di minore dimensione e con una più contenuta dotazione di risorse per gli investimenti. Per le imprese nelle aree montane è più difficile l’accesso ai mercati, alle catene di fornitura e ai servizi necessari per lo sviluppo dell’attività imprenditoriale. I maggiori costi per raggiungere mercati più ampi, al di fuori
dell’area locale, possono limitare le opportunità di espansione delle imprese. Le difficoltà logistiche possono contribuire al calo della popolazione delle aree montane e alla scarsità di manodopera locale,
rendendo ancora più difficile gestire e far crescere i sistemi d’impresa”.

I dati però dimostrano che, nonostante tutte le difficoltà, tantissime realtà produttive credono nello sviluppo di montagna e territori interni.

“Questi dati dimostrano come sia possibile fare impresa anche con condizioni non certo favorevoli – sottolinea Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Sardegna – con difficoltà, oltre quelle
delle infrastrutture, derivate dal reperimento di figure professionali dovuto in parte anche al calo demografico cui si è assistito in questi anni”. “Per contrastare uno spopolamento sempre più diffuso sia a
livello di persone che di servizi è necessario investire nel territorio, nella qualità dell’offerta e nell’ampiezza delle possibilità – prosegue Serra – come Associazione, la nostra mission è promuovere la cultura del lavoro autonomo anche e soprattutto in quei territori, come ad esempio la montagna, dove ci sono realisticamente delle opportunità interessanti. Logicamente è necessario un’unità di intenti con tutti gli enti presenti, per investire e riuscire così a invertire questo trend che riguarda comunque tutto il territorio provinciale ma che è più accentuato nelle zone montane”.

Per Confartigianato Imprese Sardegna, quindi è necessaria una strategia di sviluppo che lavori e investa su tutte le aree interne a rischio spopolamento, che possa porre le imprese al centro dello sviluppo e della creazione del lavoro, che le faccia migliorare. Sono necessarie le risorse pubbliche, ma è ancora più necessario, anzi fondamentale, conoscere le vere esigenze di imprenditori e comunità.

“La tendenza allo spopolamento delle aree interne può essere invertita in primis investendo sulle infrastrutture – riprende il Presidente – poi è necessario favorire l’insediamento dei giovani attraverso la
creazione di nuove imprese che operino in una logica di economia circolare e il lavoro da remoto. Per questo occorre un’azione su due fronti: offrire incentivi alla permanenza delle imprese in zone montante e attrarre nuove attività”. “Da qui – conclude Meloni – alla Giunta Regionale lanciamo le nostre proposte: promuovere la perequazione territoriale (evitare, quindi, le discriminazioni territoriali ovvero una distribuzione più equa delle risorse); favorire l’autogoverno dei territori; investire in capitale umano;
fare rete; far crescere la competitività del sistema”.