Otello, credito foto: Daniela Piras

Sassari. Piazza d’Italia trasformata, venerdì sera, in un suggestivo teatro all’aperto, in una serata di mezza estate: in un mare di festival musicali e letterari sparsi in ogni angolo dell’Isola, viene da pensare che anche Sassari si sia ritagliata uno spazio di tutto rispetto, affermandosi come “città della Lirica”. L’idea è vincente; è chiaro dai tanti spettatori che non si sono voluti perdere l’Otello – opera di Shakespeare scritta agli inizi del XVII secolo e rappresentata per la prima volta a Londra nel 1604 – unendosi in una lunga fila al botteghino del teatro Comunale, facendo registrare il sold out in poche ore.

Visibilmente emozionato il direttore del de Carolis, Alberto Gazale: “Non tutti sanno che l’Otello è tratto da una novella, Gli Ecatommiti, di Giovan Battista Giraldi Cinzio, dalla quale Shakespeare ha tratto la tragedia. A parte la vicenda storica che racconta, la parte più interessante dell’opera è quella privata – ha detto Gazale –, perché parla dell’eterna lotta tra il male e il bene”. Il focus è attualissimo, e il direttore del de Carolis lo ha messo in evidenza: si parla di una donna, Desdemona, che perde la vita per mano di un uomo, suo futuro sposo.

È la potenza dell’arte, capace di attraversare secoli senza perdere di significato e, anzi, acquisendone ulteriore. Dal palco è palpabile la tensione degli artisti, del tanto lavoro alle spalle, dell’aspettativa che vada tutto al meglio. “Con questo spettacolo vogliamo costruire qualcosa per la città e per noi tutti”, si augura Alberto Gazale.

Magistrale la direzione dell’orchestra, affidata a Sergio Oliva; precisa ed elegante l’esecuzione dei musicisti dell’Ente de Carolis: le musiche scritte da Verdi reso in note il dramma della gelosia che si è consumato sul palco, facendo riflettere il pubblico presente su quanto le debolezze dell’uomo si ripetano, secolo dopo secolo.
“Son la tua sposa, non la tua schiava”, canta Desdemona, interpretata da Angela Nisi.
“Il fazzoletto! Il fazzoletto!”, continua a ripetere fino allo sfinimento Otello – il tenore Hector Lopez Mendoza – quando vuole convincere la futura sposa del tradimento compiuto e della validità delle sue ragioni.

E sembra di assistere alla rappresentazione di una realtà del 2024, quando i sospetti si trasformano in accuse, e poi in interrogatori: “Sei casta?”, chiede Otello a Desdemona, e lei risponde mettendo in luce le sue “prime lagrime”, mentre prova a difendersi dal “tono di minaccia e sguardo tremendo” del suo amato, diventato inspiegabilmente il suo inquisitore. Il finale è già scritto, ed è lampante: non ci sono ragioni di sorta. Nel 1600 come nel 2024, un uomo decide che può decretare la fine di una donna considerata sua proprietà.
È uno dei tanti motivi per cui continuare a mettere in scena l’Opera, perché parla di noi – umanità vulnerabile – e di sentimenti senza tempo.

Tra il cast Marco Caria (Iago), Mauro Secci (Cassio), Nicolas Resinelli (Roderigo), Tiziano Rosati (Lodovico), Michael Zeni (Montano), Stefano Arnaudo (un araldo), Francesca Pusceddu (Emilia).
Applausi scroscianti per tutti gli attori; piazza d’Italia fa risuonare così il gradimento del pubblico. Il sipario si chiude – in senso lato – e la piazza torna a diventare piazza. È circa mezzanotte, e come succede alla carrozza di Cenerentola, piazza d’Italia abbandona le vesti di teatro, ma è solo un arrivederci.

La stagione lirico-sinfonica dà appuntamento a sabato 13 ottobre al Comunale, dove si terrà il concerto di Uto Ughi, uno dei massimi esponenti della scuola violinistica italiana.

 

Daniela Piras