Ossi. Respirare in sintonia con la natura, sentire il proprio corpo muoversi nel verde, percepire il cuore che batte al ritmo con quello degli altri. Un’esperienza di grande impatto emotivo, resa possibile dal laboratorio di yoga sciamanico “Danza immaginale” della coreografa e danzatrice svizzera Nunzia Tirelli, che aprirà la seconda giornata di Aria Performing Art Festival, sabato 29 giugno, nel Parco delle Arti di Molineddu. Il workshop (h.15 -18 ) si ispira ai principi del grande teorico della danza moderna Rudolf Laban, di cui Nunzia Tirelli è una profonda conoscitrice, che vede lo spazio come “una caratteristica nascosta del movimento e il movimento come un aspetto visibile dello spazio”, e si propone di coinvolgere i partecipanti in una meditazione che coinvolge allo stesso tempo la mente e il corpo.
Anche venerdì sarà possibile visitare la mostra fotografica “Le cose lontane” della fotografa algherese Silvia Sanna, un progetto nato all’Asinara nell’ambito del programma internazionale di arte e scienza Overlap, che affronta il tema delle migrazioni, interrogandosi su concetti come “confine” e “straniero”, e aspira a un dialogo capace di trascendere i confini di pelle, lingua, religione.
Il festival, organizzato dall’associazione Senza Confini Di Pelle e inserito nel progetto di promozione turistica e culturale Salude&Trigu della Camera di Commercio di Sassari, prosegue poi con gli spettacoli serali (dalle 20). Il primo, “VERSO UNE FLÉCHE_détour sull’archetipo della freccia” della danzatrice torinese Francesca Cinalli (Compagnia Tecnologia Filosofica) è una danza rituale, un paesaggio sonoro di pensieri e parole sul rito del tiro con l’arco. Tra l’attimo che precede lo scoccare e il suo bersaglio si dilata il tempo. Una meditazione sul maschile e il femminile; la freccia di Eros…un presagio del diluvio e un dono divino.
“La costanza dell’effimero” è uno spettacolo di danza itinerante, nato dalla collaborazione tra le compagnie Mangano-Massip e Genti Arrubia Teatro e interpretato da Sara Mangano, Barbara Mangano e Pierre-Yves Massip. Basata su un concetto originale, “ecologia dell’attenzione”, invita a guardare da vicino ogni entità che compone il tessuto del mondo vivente, lasciarsi emozionare da essa, per avvicinarsi alla comprensione di un’intelligenza diversa dalla nostra.
Si chiude in musica con l’ironia e l’irrefrenabile vitalità dei Threesty Punx, tre sessantenni scatenati come ragazzini e pronti a fare scatenare anche il pubblico: Gigetto Carta (basso), Luigi Palomba (batteria), Geppi Sanna (voce). Si descrivono come tre «costole dei Rusty Punx», storico gruppo sassarese, e dicono di avere «all’attivo un concerto e quattro bis, due giorni di riposo e forse ancora dolori articolari diffusi. Alla batteria comanda un surfista, attivo nei mari cristallini del nord isolano. Al basso martella uno specifico monile della stirpe Ramones mentre alla voce, se vogliamo chiamarla voce, il compagno di banco delle superiori del succitato surfista, addome prominente e tutto. I Threesty Punx sono le tre costole che dolgono. Le vostre».