Le bandiere del santo, della stessa tonalità del fuoco del martirio, sono già alte e pronte per il corteo. Ma non basta: da Sassari sono arrivati anche due suonatori di tamburo e piffero, con ritmi e melodie prese in prestito tanto tempo fa dal repertorio dei Candelieri.
Da questo momento inizia una fase particolare dell’organizzazione della festa patronale: la questua, sa chirca. A volte inizia l’ultima domenica di giugno, a volte la penultima. Quest’anno parte il 23 proseguendo per altre sei domeniche di fila e aggiungendo in coda quella della vigilia, quella del 9 agosto, sicuramente la più partecipata e la più emozionante. La questua inizia proprio dal punto di raduno e lì stesso termina dopo una mattinata intera trascorsa a raccogliere le offerte date dai banaresi, della parte bassa e della parte alta del paese.
Gli obrieri, con le loro bandiere e l’alternanza perfetta tra le deflagrazioni dei razzi e la musica del tamburo e del piffero, percorrono ogni via e piazza con il loro fare determinato, con la loro postura compatta. A tutto ciò si aggiunge la partecipazione convinta dei cittadini banaresi che, banconote alla mano, attendono il passaggio del gruppo. L’incontro tra gli obrieri e i singoli cittadini non è una mera consegna dell’offerta.
È un incontro carico di positività, di spirito comunitario, di auguri e anche di ristoro. Forse non c’è altro momento, come quello della questua, che riesca a spiegare l’unione dei cittadini di Banari, un piccolo paese appena al di sopra dei 500 abitanti ma con tanta voglia di fare. Sta qui il segreto della bella festa che illumina Banari il 9, il 10 e l’11 agosto. E che quest’anno (con anche il 12) si ripeterà con tutta la sua magia.