Stintino. È possibile che si verifichino altre pandemie? C’è un modo per prevenirle? Come integrare gli enti di ricerca con la pubblica amministrazione e le istituzioni di igiene pubblica nella sorveglianza e controllo di queste malattie? In quale maniera deve lavorare la ricerca per trovare delle soluzioni per i problemi sanitari che riguardano gli animali domestici e che possono avere serie ripercussioni sull’economia di regioni come la Sardegna a forte vocazione zootecnica?
Sono queste alcune delle domande a cui hanno cercato di rispondere i 20 esperti internazionali di zoonosi, ovvero malattie degli animali potenzialmente trasmissibili all’uomo, che si sono ritrovati a Stintino per un workshop intensivo.
Gli esperti provenienti da 10 nazioni ed in particolare da Algeria, Colombia, Francia, Italia, Pakistan, Irlanda del Nord, Inghilterra, Egitto, Israele, Sud Africa, e Senegal, hanno convenuto in maniera unanime dell’esistenza di un impatto prodotto dai cambiamenti climatici sui vettori, termine tecnico con cui si indicano insetti come zanzare, pappataci ma anche zecche, animali che oltre all’azione parassitaria propria (succhiare il sangue dei propri ospiti), possono veicolare al loro interno pericolose infezioni parassitarie, batteriche e virali. Molte delle malattie di cui si sta parlando in ambito zootecnico in Sardegna, come la Blue Tongue, la malattia emorragica del cervo o la febbre del Nilo, sono infatti malattie trasmesse da vettori.
In che modo il clima sta influenzando queste malattie? Il cambio delle temperature medie sta rendendo molti habitat di questi insetti inospitali, provocandone quindi uno spostamento, ma in altri casi sta rendendo più favorevoli per loro habitat che prima potevano essere definiti temperati e che invece ora si stanno “tropicalizzando” (l’esempio più noto è quello della zanzara tigre). Insomma avere le zanzare a dicembre è un qualcosa di insolito e poco gradevole, ma sapere che oltre alle punture può aumentare la possibilità di trasmissione di infezioni batteriche, parassitarie e virali è sicuramente un problema molto più serio.
“Dato che non riusciamo a ridurre le emissioni per mantenere la temperatura globale di 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali, le malattie infettive sensibili al clima stanno aumentando così come i loro intervalli di distribuzione e le stagioni di trasmissione. In particolare, le malattie trasmesse da vettori sono altamente sensibili ai cambiamenti climatici. In base a questi dati, i modelli ci indicano un’espansione delle aree adatte alle malattie trasmesse da vettori in Europa” riporta Camila Gonzalez Rosas, direttrice del Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Universidad de Los Andes, in Colombia, arrivata da Bogotà per dare il suo contributo al progetto.