“Freemmos” riprende il suo cammino. Dopo la tappa del 7 aprile scorso a Portoferraio, nell’isola d’Elba, con protagonisti i sardi lì residenti, il progetto ideato nel 2017 dalla “Fondazione Maria Carta” per una riflessione sul tema dello spopolamento, ritorna in Sardegna con un evento a Nuoro venerdì 10 maggio, organizzato in collaborazione con l’Istituto Superiore Regionale Etnografico.
Nell’Auditorium G. Lilliu dell’ISRE in via Antonio Mereu 56, a partire dalle ore 18,30, sarà riproposta la consolidata doppia formula. Accanto all’analisi sul tema dello spopolamento, con la proiezione di un video documentario che sintetizza l’attività sin qui svolta dalla Fondazione Maria Carta con il progetto “Freemmos”, ci sarà uno spazio dedicato alla musica e alla poesia.
Clara Farina leggerà alcune delle poesie di Maria Carta tratte dalla silloge “Canto rituale”, recentemente tradotte in sardo con una pubblicazione curata dalla stessa Fondazione.
Seguiranno le esibizioni del coro polifonico “Sos Canarjos” di Nuoro diretto da Paola Puggioni, del duo Fantafolk con Andrea Pisu alle launeddas e Vanni Masala all’organetto, della cantante Maria Giovanna Cherchi, che proporrà il brano “Ambasciadores de Sardigna” dedicato al mondo dell’emigrazione. Chiuderanno la serata i Tazenda in trio acustico.
Presenterà il giornalista Giacomo Serreli.
«Ripartiamo con il nostro viaggio di “Freemmos” dalla città di Grazia Deledda nel nome di un’altra grande donna sarda, Maria Carta, della quale quest’anno cade un doppio anniversario, 90 anni dalla nascita e 30 dalla morte – dichiara Leonardo Marras, presidente della Fondazione intitolata all’artista di Siligo –. Con il nostro progetto vogliamo portare una luce di speranza in quei luoghi dove si sta pian piano spegnendo. Non possiamo permetterci di perdere nessun paese, anche se piccolo, dove vive la nostra identità. Cancellarla sarebbe un delitto culturale che la storia non ci perdonerebbe. “Freemmos” è un progetto culturale, non solo di analisi sociale, che viaggia per portare i suoni, i colori e i canti di quella Sardegna autentica che non dobbiamo tralasciare e che anzi ci dobbiamo riprendere e continuare a valorizzare».
«Il problema dello spopolamento in Sardegna è al centro dell’attenzione dell’ISRE – commenta il presidente dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico, Stefano Lavra –. Sono processi che coinvolgono tutte le comunità sarde, generati in situazioni di crisi economica e mutamento sociale-culturale. Abbiamo una sola strada da perseguire: investire sulla cultura, il grande patrimonio immateriale e materiale che ci è stato donato in custodia, valorizzandolo. Attraverso la difesa dell’ambiente sardo con i suoi paesaggi incontaminati, le ricchezze archeologiche e storiche, il mondo del lavoro, del saper fare frutto della cultura tradizionale millenaria, la pastorizia, l’agricoltura, l’artigianato, il tutto sublimato e ben armonizzato con il settore del turismo. La lingua sarda, la letteratura, il mondo della musica e dell’arte possono dare un grande contributo per risvegliare le coscienze. Abbiamo il dovere morale di generare fiducia e senso di appartenenza nelle giovani generazioni, perché la Sardegna è oggi più che mai una terra dove potere costruire un futuro migliore».
L’ingresso è libero.