Riceviamo e diffondiamo le dichiarazioni dell’Enas – Ente acque della Sardegna, giunte dopo alcune accuse relative a presunti disservizi sulle reti irrigue della basse valle del Coghinas, in seguito a un problema tecnico alle dighe:
«Nei giorni scorsi, esattamente in data 25 marzo scorso è stato effettivamente registrato un guasto accidentale della paratoia dell’opera di presa della diga di Casteldoria (gestita da ENEL) che ha notevolmente ridotto il flusso d’acqua in uscita.
Questa rottura non ha permesso la corretta alimentazione dell’intero sistema di acquedotto, compreso quello irriguo, essendo appena sufficiente a garantire l’approvvigionamento, per l’utilizzo potabile, di tutti i centri abitati della stessa bassa valle del Coghinas, oltre Castelsardo e Tergu.
Non si registra, invece, alcuna frana sull’invaso.
Per sopperire a questa situazione, Enas, ha immediatamente predisposto un sistema emergenziale, consistente in un complesso di elettropompe che prelevano direttamente dall’alveo del fiume Coghinas ed il cui dimensionamento è stato concordato nella cabina di regia Regionale, in cui siedono tutti gli attori coinvolti, per una portata di 500 l/s da dedicare alla sola irrigazione del distretto della bassa valle.
Questo sistema ha cominciato la sua funzionalità a partire dal 5 Aprile, arrivando a prelevare il quantitativo idrico richiesto già nei giorni immediatamente successivi. Questa portata, a causa delle perdite nella rete di adduzione del Consorzio di bonifica , non è comunque risultata sufficiente per le esigenze irrigue.
Enas ha ulteriormente messo a disposizione le proprie risorse ed i propri tecnici (sempre a propria cura e spese) per l’adeguamento del sistema emergenziale con la previsione ulteriori pompe (una delle quali è stata richiesta alla protezione civile) per arrivare a 750 l/s complessivi, a seguito dei necessari lavori di installazione che verranno completati in data odierna (11 Aprile).
Ciò, senza che l’Ente abbia trascurato tutti gli altri interventi in corso nel sistema Coghinas e riguardanti le riparazioni delle condotte a servizio degli usi idropotabili (ad esempio a La Muddizza ed a Lu Bagnu) o l’esecuzione degli interventi di manutenzione delle vasche di approvvigionamento o il proseguimento delle operazioni PNRR sugli acquedotti Coghinas 1 e Coghinas 2.
Non è difficile comprendere le difficoltà operative che tale situazione ha determinato e quanto ingiuste siano le accuse di inefficienza, considerando che il competente intervento di ENAS, conseguente al Coordinamento promosso dall’Agenzia del Distretto Idrografico della Sardegna, ha consentito di pianificare gli interventi per la risoluzione definitiva del problema e di approntare un sistema di soccorso che garantisse fin dall’inizio l’erogazione dell’acqua potabile ai cittadini e contestualmente, anche se con una diversa tempistica, l’erogazione dell’acqua grezza per il comparto agrario nella misura stabilita e concordata all’interno della Cabina di Regia alla quale il Consorzio ha partecipato attivamente fornendo i dati relativi al fabbisogno.
Anche in riferimento a quanto asserito per i “mancati interventi di manutenzione” che pregiudicano la capienza dell’invaso di Monte Lerno è necessario effettuare qualche precisazione: la capacità di massima di regolazione fu (nel 2004, ben prima dell’esistenza dell’Enas) ridotta dalla Direzione Generale del Ministero delle infrastrutture, dopo che, durante una piena, vennero evidenziate delle carenze strutturali nell’opera, tali da pregiudicarne la stabilità.
Gli interventi necessari, rubricati con troppa facilità a meri lavori di manutenzione, sono invece una complessa operazione di consolidamento statico per correggere l’anomalia mostrata dall’opera realizzata dal Consorzio. Dal momento della presa in carico dell’opera Enas ha analizzato il problema, provveduto alla progettazione degli interventi, ottenuto le autorizzazioni ed appaltato le opere, che, per doverosa informazione, partiranno entro l’anno seppur dopo il lungo tempo necessario per tutti i gravosi adempimenti tecnici e procedurali. Con l’ulteriore difficoltà derivante dalla necessità di dover reperire il finanziamento da fonti esterne, non essendo assolutamente sufficienti i fondi derivanti dalle tariffe idriche che, si ricorda, sono sempre fermi – per l’uso irriguo – a 6 millesimi di euro a metro cubo.
Questa vicenda rafforza ancora una volta la profonda convinzione che solamente una gestione unitaria e completamente pubblica possa garantire un equilibrato utilizzo di quella preziosissima risorsa che è l’acqua contemperando esigenze particolari e generali e che, per ottenere dei vantaggi settoriali, sia in corso una campagna informativa del tutto pretestuosa e artificiosamente funzionale ad altri tipi di ragionamenti.»