Circa 90mila immobili residenziali sardi versano in pessime condizioni, il 17% dell’oltre mezzo milione degli edifici privati presenti sull’Isola. Ed è principalmente su questi che la Direttiva sulla Prestazione Energetica nell’edilizia, recentemente adottata dal Parlamento Europeo, andrà presto a intervenire. In Italia gli saranno interessati circa 1,8 milioni, quelli con di classe G, la fascia energetica più bassa.
“La direttiva Ue “Case Green” può rappresentare un’occasione per attivare in modo significativo la rivalutazione e riqualificazione immobiliare e per spingere il settore delle costruzioni soprattutto dopo lo stop al superbonus ma a precise condizioni – commenta Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Edilizia Sardegna – bene per esempio lo slittamento al 2040 per lo stop alle caldaie mentre preoccupa lo stop agli incentivi per quelle a gas dal 2025. Saranno necessarie strategie nazionali per dotare di impianti solari anche gli edifici residenziali nuovi e i non residenziali di grande dimensione”.
Nonostante sia cresciuto il numero dei proprietari che ristruttura e adegua le case il panorama residenziale della Sardegna versa ancora condizioni critiche, con abitazioni troppo vecchie e in cattive
condizioni di salute e che consumano troppo.
L’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, ha analizzato l’età e lo stato dei 512.310 edifici privati (case unifamiliari, ville, villette, case a schiera, palazzine, condomini anche con attività economiche al piano strada) costruiti prima del 1981 (322.515 unità) e dopo l’81 (189.795), secondo dati Istat.
Dall’indagine è risultato che il 17% (87.262 edifici) del totale degli immobili versano in pessime o cattive condizioni, ponendo l’isola al 6° posto in Italia tra le regioni con un patrimonio immobiliare vetusto, classifica che al non invidiabile primo posto vede la Calabria con una situazione mediocre-pessima per il 26,8% delle case mentre la media nazionale è del 16,8%. Dall’altra parte ben 425.044 sono in condizioni ottimali. Le case più vecchie e malandate si trovano a Sassari (il 19% sono in condizioni pessime o mediocri); segue l’Ogliastra con il 18,1%, Oristano con 17,9%, Medio Campidano con il 17,8%, Cagliari con il 16,8%, Carbonia-Iglesias con il 16,5%. Chiude Olbia-Tempio con una percentuale di anzianità solo
del 13,9%.
“L’Europa deve consentire di affrontare percorsi sostenibili ai singoli Stati ai quali spetta il compito di adottare i provvedimenti nazionali più efficaci per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero – prosegue Meloni – sono indispensabili investimenti pubblici per realizzare quanto previsto dalla direttiva e, di conseguenza, le risorse dedicate devono poter essere considerate al di fuori dei vincoli di bilancio e, auspicabilmente, dovrebbero far parte di un vero e proprio “green recovery plan” europeo”. “Gli obiettivi di riduzione dei consumi del 16% al 2023 e il target di emissioni zero al 2050, in ogni caso, appaiono molto ambiziosi – aggiunge il Presidente – per raggiungerli le regole fiscali europee dovrebbero tenere conto degli interventi degli Stati per favorire l’efficienza energetica degli edifici, altrimenti un ciclo di politica fiscale restrittiva potrebbe compromettere il raggiungimento degli obiettivi europei in chiave green. Ma ancor di più appare necessario un intervento europeo sullo schema di NextGenerationEU. In sostanza, un sistema di incentivi stabili nel tempo è necessario per dare certezza alle famiglie e alle
imprese. Dobbiamo passare dall’era disordinata del superbonus a quella ordinata del “climabonus””.
I dati europei e nazionali forniscono un quadro del perimetro dell’intervento. In Europa il 40% dei consumi finali di energia e il 36% delle emissioni di gas a effetto serra è rappresentato dagli edifici. La transizione green degli edifici richiederà investimenti privati e adeguate politiche pubbliche di accompagnamento, a fronte di un patrimonio abitativo che per i tre quarti (72%) è costruito prima
del 1980. Sul fronte dell’efficienza energetica, a marzo 2024 in Italia il 30,7% degli immobili residenziali sono collocati nella classe energetica meno efficiente (classe G) e il 23,4% nella adiacente classe F: più della metà (54,1%) delle abitazioni residenziali sono in condizioni di grave inefficienza energetica. Di
conseguenza, su uno stock di 35,3 milioni di abitazioni, ben 19,1 milioni sono in condizioni di bassa efficienza energetica. Si tratta di un intervento molto esteso, considerando che gli straordinari
investimenti del Superbonus hanno consentito interventi su 122mila condomini e 359 mila edifici unifamiliari o indipendenti.
Stessa situazione per quanto riguarda il consumo di energia e il condizionamento; nell’Isola sono ancora troppe le case prive di isolamento termico; il 61,8% delle famiglie, infatti, risiede in abitazioni prive di intercapedini, cappotti esterni o interni. Ciò significa dispersione di calore in inverno ed accumulo di calore in estate, elevato uso dei sistemi di climatizzazione, e conseguente spreco di carburante o di energia elettrica.
“La riqualificazione energetica degli immobili – prosegue il Presidente di Confartigianato Edilizia Sardegna – in questi anni è continuata nonostante la ragnatela burocratica fatta da uno stillicidio di modifiche normative che ha complicato non poco l’attività delle imprese e i progetti delle famiglie interessate ad effettuare interventi di riqualificazione energetica sulle abitazioni”.
Per gli artigiani edili sardi, la necessità più impellente è quella di ripensare profondamente il sistema degli incentivi nel settore dell’edilizia. “Non devono gravare esclusivamente sulle bollette di famiglie e imprese e, men che meno, generare bolle speculative. Basta con gli interventi spot sottoposti a continui ripensamenti – conclude Meloni – l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare può essere una grande opportunità per il Paese, ma non deve trasformarsi in vessazione per cittadini ed imprese. La strada realmente efficace consiste nel progettare una vera e propria strategia strutturale di lungo termine che scandisca l’impiego di risorse pubbliche aggiuntive.
In questo modo potremo ottenere un ritorno positivo in termini di crescita del Pil e orientare le scelte dei cittadini sulla qualità e l’efficienza energetica delle abitazioni”.