Sassari. La Asl di Sassari, grazie alla collaborazione con l’associazione Flamingo’s Roads, da oggi offrirà la possibilità ai suoi pazienti di utilizzare il casco refrigerante che riduce la probabilità di perdere i capelli in caso di trattamenti chemioterapici.
Questa mattina nei locali della Struttura di Oncologia medica dell’ospedale Civile di Alghero, sono state le volontarie a consegnare ufficialmente alla Asl di Sassari il macchinario acquistato grazie al contributo di privati cittadini e aziende che credono nell’attività di promozione portata avanti dal gruppo di cicliste che hanno fronteggiato il cancro e salgono in bici per sostenere le donne che hanno vissuto un percorso di malattia e di cura oncologica, stimolandole a raggiungere nuovi traguardi.
“Un gesto di grande generosità che sottolinea la grandezza del progetto portato avanti da queste guerriere e che noi come Azienda accogliamo con grande stima”, ha detto il direttore generale della Asl n. 1 Flavio Sensi.
“Un dono ancora più importante e particolarmente gradito perché viene da chi ha sofferto in prima persona gli effetti di una patologia oncologica. Un macchinario utile ai nostri pazienti per mantenere, anche dinanzi alla malattia, una qualità di vita successiva alle cure congrua con l’immagine che ciascuno porta di se”, ha detto durante la cerimonia il direttore sanitario della Asl di Sassari, Vito la Spina.
“Questa iniziativa nasce dall’esigenza di riprendere in mano la nostra vita anche dinanzi ad una malattia. Noi abbiamo voluto metterci in gioco ed esser di esempio alle tante persone che come noi possono incontrare il cancro. Pedalando e facendoci forza a vicenda abbiamo avviato una raccolta fondi, per il quale ringraziamo i tanti sponsor e sostenitori che hanno creduto nella nostra iniziativa, che oggi ci ha consentito di donare questo macchinario alla Asl di Sassari”, ha dichiarato Cristina Concas, presidente delle Flamingo’s Roads. “Un apparecchio in grado di dare dignità alle persone che devono affrontare il cancro, perché la caduta dei capelli, in particolare per noi donne, è una tappa molto dolorosa del lungo percorso che si deve affrontare. Pensare che questo strumento può esser in grado di aiutare qualcuno, ci riempie il cuore di gioia”.
Il casco refrigerante è un dispositivo medico utilizzato nei pazienti affetti da tumore solido che consente di migliorare la qualità dell’assistenza ai pazienti oncologici – soprattutto donne – durante la terapia farmacologica. L’apparecchiatura agisce attraverso il raffreddamento controllato del cuoio capelluto ottenuto con una cuffia di silicone morbido collegata ad un impianto frigorifero compatto, che viene posta sulla testa del paziente prima, durante e dopo il trattamento chemioterapico.
“La diagnosi di tumore rappresenta un momento destabilizzante dal punto di vista personale, che interessa direttamente il paziente e i suoi familiari. Per questo motivo noi sanitari abbiamo il dovere di curare il corpo senza però tralasciare l’anima, e dobbiamo sostenere i nostri pazienti anche nell’alleggerire quel bagaglio emozionale che una diagnosi oncologica potrebbe innescare e che non deve essere trascurato nella definizione del percorso di cura così da garantirgli la miglior qualità di vita possibile”, spiega il responsabile della Ssd di Oncologia medica dell’ospedale Civile di Alghero, Davide Santeufemia. “La caduta dei capelli (alopecia) è infatti uno degli effetti collaterali dei trattamenti chemioterapici meno accettati dai pazienti: altera la percezione dell’immagine corporea e rappresenta un segno, visibile anche all’esterno, che ricorda e rivela il percorso di cura che si sta affrontando, questo può comportar un impatto negativo sull’autostima, sulla sessualità e qualità generale della vita dell’individuo, influendo cosi su vari aspetti della vita familiare e sociale. E’ per questo uno degli effetti collaterali più temuti, tanto da poter portare, in alcuni casi, a rifiutare il trattamento chemioterapico e a far preferire regimi di trattamento alternativi”, conclude Santeufemia.
I farmaci chemioterapici utilizzati nella pratica clinica agiscono, in maniera non selettiva, su tutte le cellule, uccidendo con la loro attività non solo quelle tumorali, ma anche quelle dei tessuti fisiologicamente “a elevata proliferazione” (come ad esempio i cheratinociti del follicolo pilifero). Il rischio di sviluppare alopecia e il grado di perdita di capelli differiscono comunque in base al tipo regime utilizzato, alla dose, alla frequenza, alla durata, e alla via di somministrazione del trattamento chemioterapico.
“La cuffia refrigerante ha lo scopo di prevenire e ridurre l’alopecia nei pazienti con tumori solidi che ricevono trattamenti chemioterapici alopecizzanti. Permette di mantenere una temperatura costante del cuoio capelluto compresa tra i 3 e i 5 gradi: il raffreddamento avviene in modo graduale per causare il minor disagio possibile alla paziente, e si mantiene stabile per garantire l’efficacia. Questo crea una condizione di vasocostrizione, che riduce la concentrazione del farmaco chemioterapico nella zona del cuoio capelluto, riduce l’assorbimento cellulare dell’agente chemioterapico e riduce il metabolismo delle cellule follicolari”, spiega la dottoressa Giuseppina Sanna.
Il dispositivo consente l’utilizzo simultaneo delle cuffie refrigeranti in 2 pazienti per volta; il trattamento avviene in 3 fasi, che comportano un allungamento dei tempi di permanenza in Day Hospital dei pazienti, pertanto si prevede una media settimanale di 6-8 trattamenti. L’utilizzo del dispositivo verrà stabilito dagli operatori sanitari, sulla base della diagnosi e del percorso terapeutico, in accordo con il paziente.
“Il sistema di raffreddamento del cuoio capelluto può essere utilizzato quando la chemioterapia viene somministrata come farmaco singolo oppure in combinazione con altri. L’efficacia del raffreddamento del cuoio capelluto è stata dimostrata principalmente per regimi chemioterapici che includono antracicline (doxorubicina, epirubicina), taxani (paclitaxel, docetaxel) e agenti alchilanti. Il risultato del raffreddamento del cuoio capelluto dipende da vari fattori, tra cui il regime chemioterapico, il dosaggio, la durata dell’infusione del farmaco, il metabolismo del farmaco chemioterapico, e fattori legati al paziente. Considerando i dati pubblicati, e la tipologia degli schemi nei quali si hanno elevate percentuali di successo, nella prima fase di utilizzo del dispositivo verranno individuate pazienti operate di neoplasia della mammella e ovaio, in trattamento pre o post operatorio”, conclude la Sanna.
Alcuni numeri – Nel corso del 2023 nel Day Hospital della Ssd Oncologia Ospedaliera di Alghero sono stati erogati oltre 1050 trattamenti chemio e immunoterapici rispetto ai 646 trattamenti del 2022. Inoltre sono stati eseguiti presso gli ambulatori della struttura oltre 4000 prestazioni tra prime visite, visite di follow-up, chemioterapie orali, trattamenti ormonali, consulenze presso altri reparti.