Persone, relazioni, atleti, campioni. Pilastri e parole d’ordine del vivere e del raccontare di Tore Erittu, relatore d’eccezione ieri del nuovo appuntamento in calendario nello svilupparsi del progetto S.E.F., iniziativa ad alto tasso di formazione umana e sportiva messa in campo dalla Fondazione Torres del presidente Umberto Carboni e sposata con grande convinzione – per il secondo anno consecutivo – dalla Torres griffata Abinsula del presidente Stefano Udassi. In platea, come sempre – guest star i giovani pugili del team Erittu – i ragazzi del Settore Giovanile rossoblu accompagnati dallo staff tecnico e dal responsabile Luca Raineri.
Tore Erittu è nome di peso nel panorama dello sport sassarese, isolano nazionale e oltre ancora, dà “sostanza” ad una carriera di alto livello costruita fra sudore e sacrificio in anni di riflessione, impegno e cambiamento, atleta capace di emergere da peso massimo leggero e conquistare le prime pagine e le cinture che contano. Uomo, Tore Erittu, che insieme alla sorella Ilaria e a Denise, a Franco, parti integranti e fondanti del suo staff, ha accettato l’invito e ha scelto di ospitare “a casa sua” la Torres e il progetto S.E.F.. un nuovo piccolo grande successo. Occasione data e colta al futuro rossoblù.
“Spesso ci sono aspettative troppo rispetto alla realtà. Per arrivare al successo sono più le sofferenze vissute e superate che la felicità per il traguardo raggiunto” sono alcuni dei primi spunti offerti ai giovani interlocutori dal pugile.
Si parla di strumenti da usare, e da usare bene. Il linguaggio è “ruvido”, la parlata è sincera. Vera, incanta i ragazzi che nemmeno cercano occasioni di distrazione. E ancora fermarsi e capirsi. Dare risposte alle domande. Sacrifici che occorrono per alimentare il sogno e arrivare. “Padroni del nostro tempo. Padroni del vostro tempo se lo volete” dice Erittu che ha vinto titoli pesanti nella boxe e che racconta ai ragazzi della sua esperienza di vita e di sport come opportunità di nuova affermazione e formazione. Dell’importanza del seguire delle regole, di errori fatti e di consapevolezze trovate. Del fatto che è fondamentale darsi obiettivi e crederci: si tuffa nella testa dei ragazzi Tore, torna indietro alla sua adolescenza, dalle partite ai “ballocci” ai tuffi dalla rocca, per voler essere sempre il migliore, anche oltre il semplice talento. Di voglia. Impegno, oltre la superficie. Oltre la superficialità. Si vince di squadra e si perde di squadra, il successo arriva: mai dare la colpa ad altri dell’eventuale insuccesso. “A 14 anni – dice – vivevo una realtà molto vicina a quella del bullo che però faceva a botte. Parto da esperienze di vita trasformate in carburante per elevare e migliorare la mia vita. Scegliete con chi stare, sempre, e non abbiate paura di stare con i deboli che possono darvi grande forza”.
Un momento molto intenso. Che l’Under vive con grande attenzione e senso di responsabilità. Piccoli uomini e campioni crescono: un’altra missione è compiuta.